sabato,Aprile 27 2024

Caos Oncologia al Gom: quel filo conduttore tra Correale, una casa farmaceutica e i soldi alla Onlus Arco

Il giudice sintetizza come «a dir poco imbarazzante» la questione legata a «delle borse di studio attribuite agli indagati, e alle rispettive mogli»

Caos Oncologia al Gom: quel filo conduttore tra Correale, una casa farmaceutica e i soldi alla Onlus Arco

«Emerge dalle fonti investigative un filo conduttore tra le condotte ascritte a Correale e la casa farmaceutica. La produttrice di farmaci, che il primario di Oncologia somministrerebbe, con la complicità del Giannicola, ai pazienti della degenza del Gom di Reggio Calabria. Senza alcun rispetto delle linee guide e raccomandazioni del settore».

Il caso

Dalle carte delle indagini, che hanno visto i Carabinieri del Nas di Reggio Calabria dare esecuzione, a una ordinanza di applicazione della misura cautelare del “divieto temporaneo di esercizio della professione medica per la durata di mesi 12”, nei confronti dell’ex primario dell’Uoc di Oncologia del Gom Pierapaolo Correale (in carica fino allo scorso settembre) e del suo vice Rocco Giannicola. I reati contestati sono di somministrazione di farmaci imperfetti, falsità materiale e ideologica, abuso d’ufficio e truffa, emergono dettagli circa le motivazioni che, secondo il Gip, avrebbero mosso le azioni dei due professionisti.

«Dalle dichiarazioni rese dai colleghi sembrerebbe che la scelta di determinati farmaci per le cure oncologiche sia contraccambiata» dall’azienda farmaceutica «con cospicui finanziamenti e somme di denaro. Veicolati al Primario tramite la Onlus Arco, il cui presidente risulta essere tale Francesco Provenzano. Associazione che, secondo quanto risulta anche dalle conversazioni intercettate, avrebbe fatto la sua comparsa solo con l’arrivo di Correale a Reggio Calabria».

La difesa

La difesa dei due medici ha già reso noto che provvederà a «proporre appello dinanzi al Tribunale della Libertà». La volontà è di «dimostrare la fondatezza della tesi difensiva. In sostanza ritiene di essere in grado di dimostrare documentalmente che le ragioni dell’utilizzo di quella terapia ritenuta “imperfetta” erano dovute al fatto che quei 13 pazienti fossero purtroppo malati molto avanzati e ampiamente “pretrattati” secondo linee guida. I quali spontaneamente hanno dato il consenso a sottoporsi – in fase terminale – ad una terapia salvavita. Prevedeva l’uso combinato di farmaci, tutti approvati e quindi non sperimentali. Né tantomeno di personale elaborazione di Correale o Giannicola in regime di “off label”. Per cui l’alternativa terapeutica per quei poveri pazienti e per i loro familiari rimaneva il “non curare” in mancanza di alternative terapeutiche». 

Borse di studio 

Dalle valutazioni del Gip, però, emerge una vicenda «esemplificativa dello spiccato movente patrimoniale che li anima». Il giudice sintetizza come «a dir poco imbarazzante» la questione legata a «delle borse di studio attribuite agli indagati, e alle rispettive mogli». Borse di studio che sarebbero servite «per la partecipazione ad un master in gestione sanitaria. Con risorse destinate dalla associazione Arco di cui l’ente disponeva per effetto delle donazioni fatte» da una società. Tutto «su indicazione di Correale, di quanto era residuato dalla sponsorizzazione da parte della ditta farmaceutica di attività convegnistica organizzata d’intesa col Correale». 

Le conclusioni

Tenendo conto di quanto emerso nel corso dell’attività d’indagine il Gip ha concluso che i due medici abbiano ottenuto «un ingiusto vantaggio patrimoniale, quale conseguenza delle condotte illecite da loro realizzate».

Per il giudice quello portato avanti nel periodo in esame è stato un «modus operandi» che ha «consentito loro di utilizzare il farmaco in esame, secondo le loro convinzioni scientifiche, per una platea di pazienti sufficiente a costituire una popolazione statisticamente rilevante». Il tutto «per la conduzione di uno studio medico-scientifico da rendere oggetto di successiva pubblicazione. Le pubblicazioni scientifiche poi effettuate dai due medici, utilizzando i dati derivanti dall’osservazione svolta sui predetti pazienti, connota in termini oltre che di ingiustizia anche di patrimonialità il vantaggio perseguito e ottenuto dagli agenti». 

Pubblicazioni e organizzazioni di convegni che per il Gip hanno «comportato per gli stessi un accrescimento della loro situazione giuridica soggettiva». E «a tale accrescimento sul piano professionale e scientifico è altresì corrisposto un ritorno in termini strettamente economici. Atteso il pagamento di contributi per le pubblicazioni scientifiche, grani per la partecipazione a convegni. Nonché tenuto conto dei cospicui fondi ottenuti dai due, tramite i sistemi attuati con l’agenzia per recuperare quanto più denaro possibile dall’organizzazione dei convegni sull’immunoterapia da loro promossi.

Denaro poi reimpiegato per finalità esclusivamente personali, quali il pagamento del costo dei master frequentati da Correale, da Giannicola, oltre che dalla coniuge del primo. E, ancora, la destinazione alla copertura dei costi di un brevetto per un vaccino antitumorale riconducibile al Correale». 

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