Santo Stefano d’Aspromonte, oggi l’inaugurazione della nuova caserma in un bene confiscato: presente il ministro Piantedosi

di Elisa Barresi e Claudio Labate – È una giornata importante a Santo Stefano d’Aspromonte. Lo Stato si mobilita per inaugurare la nuova caserma dei carabinieri in un bene confiscato alla ‘ndrangheta. Un segnale importante che vede le maggiori cariche dello Stato, tra cui il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e il deputato di Forza Italia, Francesco Cannizzaro, oltre al comandante generale dell’Arma, Teo Luzi. Era attesa anche la premier Meloni, ma per impegni improvvisi non ha potuto partecipare alla cerimonia.

Iniziata alle 17 circa, ha visto uno schieramento costituito dalla Fanfara del 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia”, da un picchetto d’onore, da rappresentanze dei Comandanti delle Stazioni Carabinieri del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria e dei “Cacciatori” dello Squadrone Eliportato “Calabria”, rendere gli onori al Ministro dell’Interno, accompagnato dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri. Dopo la rassegna ai reparti schierati, l’Amministrazione comunale di Santo Stefano ha donato simbolicamente la Bandiera Nazionale, svolgendo cosi la relativa cerimonia dell’Alzabandiera.

Il sindaco di Santo Stefano, Francesco Malara, ha evidenziato come la comunità cittadina vuole «crescere e migliorarsi nel solco della legalità quale indispensabile principio da cui poi, soltanto dopo, si può ottenere un vero sviluppo ed una vera crescita». Al termine, le massime autorità hanno proceduto al taglio del nastro con la relativa visita prima degli onori finali.

A Santo Stefano d’Aspromonte, la stazione Carabinieri fu istituita con Regio Decreto del 24 gennaio 1861, inserendosi in un territorio dalle dinamiche storicamente complesse. Lo stabile che oggi è stato inaugurato quale nuova sede della Stazione Carabinieri, è un bene confiscato e assegnato, nel maggio del 2019, all’Arma dei Carabinieri, anche grazie all’interessamento della Prefettura e dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati. L’edificio è stato poi riqualificato dall’Arma dei Carabinieri.

Piantedosi

«È un momento particolarmente importante che mi inorgoglisce sia come cittadino che come ministro perché assume una moltitudine di significati ed un grande valore simbolico. Oggi festeggiamo un significativo successo dello Stato, la conclusione di un percorso articolato e complesso che ha visto impegnati più livelli istituzionali nella direzione di sottrarre alla ‘ndrangheta beni utilizzati in passato per scopi illeciti per riconsegnarli ai canali della legalità». È quanto ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

«È anche un evento – ha aggiunto – dai contorni concreti e tangibili, perché oggi quei beni vengono rimessi nella disponibilità dei cittadini, destinandoli anche al contestuale soddisfacimento di una duplice esigenza, il bisogno allocativo di un presidio territoriale dell’Arma dei Carabinieri, sempre gradito e si vede anche dai cartelli dei ragazzi, e la necessità dei cittadini di vedere assicurata la sicurezza del territorio per il tramite dell’Arma. Noi abbiamo il dovere di assicurare che lo Stato sia in grado di garantire quel bisogno di sicurezza e di protezione che può essere sostenuto solo attraverso le condizioni di legalità sempre più efficaci e concrete. E la nuova stazione dei Carabinieri riteniamo vada proprio in questa direzione accanto all’azione di prevenzione e contrasto che potrà mettere in campo nel migliore dei modi».

Piantedosi ha quindi sottolineato che lo Stato «sta lavorando ad una strategia più complessa per il contrasto al crimine organizzato. Una strategia – ha detto – che passa anche attraverso una duplice manovra sui beni dei mafiosi. Da una parte colpisce la forza patrimoniale delle cosche depauperando le fonti di reddito e ricchezza capaci di inquinare il sano tessuto sociale ed economico di questo Paese e dall’altra valorizza questi beni confiscati mettendoli nella disponibilità della cittadinanza a beneficio di esigenze collettive di natura sia istituzionale che sociale».

Ricordando la recente inaugurazione a Reggio Calabria della nuova sede dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione di beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il ministro ha sottolineato «il fondamentale contributo che l’Agenzia sta fornendo in questo percorso con l’impegno e l’intelligenza della sottosegretaria Wanda Ferro e anche del direttore prefetto Corda. Su questo versante l’agenzia ha un ruolo molto importante. Dal 2010 l’Agenzia ha destinato ben 179 beni immobili siti nel Comune di Santo Stefano in Aspromonte, per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro.

Ecco l’importanza di un’istituzione come quella dell’Agenzia. Lo Stato – ha detto Piantedosi – vuole inviare un chiaro messaggio ai cittadini di Santo Stefano. Questi immobili, originariamente impiegati come basi operativi di arroganza e prepotenza per lo svolgimento di attività illecite, vengono oggi impiegati, in una sorta di contrappasso, per contrastare ogni fonte delittuosa di illegalità e ad essi viene assegnato il compito di essere baluardi di sicurezza per prevenire e contrastare nuove forme tumorali mafiose a danno della collettività. Lo Stato è presente e vigile e non la lascia sola la comunità come non l’ha mai lasciata sola».

A proposito di infiltrazioni della criminalità organizzata nelle grandi opere, il ministro ha dichiarato: «Noi abbiamo un’architettura istituzionale che fa capo al ministero dell’Interno. Un’esperienza consolidata l’abbiamo già fatta in altre pur importanti occasioni di realizzazione di grandi opere per quanto il ponte sullo Stretto sarà di dimensioni molto grandi. Ricordo una tra tutte: il ponte di Genova dove siamo riusciti a coniugare velocità della realizzazione con un solido presidio antimafia. Quindi – ha aggiunto – non è vero che il presidio antimafia che ormai riusciamo a mettere in campo può essere un intralcio alla velocità e alla realizzazione delle opere, ma possono andare di pari passo e sarà così pure sul ponte sullo Stretto».

In merito al discorso dei rimborsi per gli espropri – ai quali sarebbero interessate anche alcune famiglie di ‘ndrangheta proprietarie di alcuni fondi – Piantedosi ha risposto che «su questo non sto seguendo il progetto dal punto di vista tecnico. L’importante è rispettare la legge nei confronti di chicchessia. Quindi la legge è sempre il caposaldo e l’indirizzo di tutti». Per quanto riguarda gli espropri, il ministro ha dichiarato: «Non sto seguendo il progetto dal punto di vista tecnico. Le cose che saranno fatte poi si vedrà. L’importante è rispettare la legge nei confronti di chicchessia. La legge è sempre il caposaldo e l’indirizzo di tutti noi».

Circa le comunali dell’8 e 9 giugno, allorquando si voterà in centri difficili, quali Gioia Tauro, Strongoli e San Luca, dove si teme un condizionamento mafioso, Piantedosi ha sottolineato che «dobbiamo dare anche un’espressione di fiducia. Se è vero che la presenza delle organizzazioni criminali in certi territori hanno segnato una presenza storica, è anche vero che c’è una coscienza civile che sempre più si va destando e quindi un’azione dello Stato che accompagna questo. Quindi io sono fiducioso».

Occhiuto

«È un evento importante – ha dichiarato il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto – . Una caserma in un bene confiscato per confermare come in Aspromonte, un posto dove esiste uno stigma che è quello della ‘ndrangheta, invece esiste lo Stato e la legalità è possibile. È l’ennesima conferma che in questi due anni, anche grazie a un protocollo che la Regione ha stipulato con l’Agenzia per i beni confiscati, più immobili sono stati destinati a utilità sociali o a caserme dei carabinieri. Erano immobili costruiti dalla ‘ndrangheta. Alcuni, come quello di Torre Melissa, li abbiamo convertiti per dimostrare che lo Stato è più forte della ‘ndrangheta in Calabria.

Io sono molto contento quando in occasioni del genere si schiera il comandante dei carabinieri, il procuratore nazionale antimafia e tutte le massime autorità. Non bisogna arretrare, non bisogna avere cedimenti nella lotta alla ‘ndrangheta, però bisogna dire anche che la Calabria è straordinaria e ricca di eccellenze che la ‘ndrangheta non è riuscita a uccidere per fortuna. Mi riferisco alle eccellenze del nostro sistema universitario che è riconosciuto in Europa per le competenze e l’intelligenza artificiale, mi riferisco al porto di Gioia Tauro, che è il primo porto d’Italia, mi riferisco a luoghi straordinari incontaminati che possono davvero essere una risorsa per il turismo, come Gambarie dove si può sciare guardando il mare.

Quindi, lo Stato è presente ma al Governo diciamo che siamo riconoscenti per gli sforzi che compie inviando in Calabria i migliori per la guida delle forze di polizia, ma ci aspettiamo ulteriori risorse per valorizzare le eccellenze di una regione che merita di essere sviluppata, perché solo lo sviluppo uccide definitivamente la ‘ndrangheta. Sono circa ottomila i beni confiscati alle ‘ndrine e noi abbiamo previsto nella nostra programmazione, 44 milioni di euro fra risorse Pon e risorse FSC per aiutare i comuni a destinare a finalità sociali o di legalità questi immobili. Inoltre, nell’ultimo anno abbiamo finanziato 38 interventi in immobili comunali che non erano sequestrati o confiscati alla ‘ndrangheta ma che sono stati messi a posto per essere destinati a caserme dei carabinieri.

La bella novità è che abbiamo disposto finanziamenti un anno fa. Sono tutti interventi definitivamente conclusi grazie all’azione di supporto che l’Arma dei Carabinieri ha svolto. Parliamo spesso di beni confiscati alla ‘ndrangheta e quando riusciamo a metterli al servizio della comunità attraverso presidi di legalità è un bene. Purtroppo, a livello nazionale si parla troppo poco spesso delle aziende che poi falliscono a causa della impossibilità di essere gestite dallo Stato con criteri di efficienza. Non bisogna dare ai calabresi l’idea che la ‘ndrangheta produce lavoro e lo Stato lo toglie, quindi so che la Procura generale di Reggio Calabria insieme alla prefettura stanno individuando un percorso per risolvere questo problema. La Regione sarà a loro supporto».

Luzi

«Una giornata importante, lo Stato c’è – ha affermato il comandante generale dell’Arma, Teo Luzi – in un territorio difficile reputato difficile che è condizionato dalla ‘ndrangheta. Oggi è una bellissima giornata perché inauguriamo una nuova caserma in un bene confiscato alla mafia e attraverso un processo sinergico tra tante articolazioni dello Stato, l’immobile è stato reso una caserma pronta per essere utilizzata nell’interesse dei cittadini e quindi proprio per questo motivo, la caserma è intesa come punto d’incontro dello Stato con la gente. Mi piace sottolineare in questa piazza la presenza dei ragazzi, delle scuole elementari, delle scuole medie, perché stiamo lavorando per il loro futuro.

Un futuro che ha visto in passato questa terra essere riconosciuta come la terra dei sequestri di persona, come marchiata ma le cose stanno cambiando. Certo, i cambiamenti richiedono anni se non decenni, ma siamo sulla strada giusta. Credo che l’efficienza dello Stato, della Regione, degli enti locali, delle Istituzioni, nel dare un servizio di qualità ai cittadini è il primo antidoto contro la criminalità».

Cannizzaro

Presente anche il deputato di Forza Italia, Francesco Cannizzaro, che è proprio originario di Santo Stefano d’Aspromonte. «Oggi stiamo dando un segnale importantissimo – ha dichiarato -. Qualche battito in più del mio cuore batte evidentemente a Santo Stefano dove albergano le mie origini, dove ho anche fatto e iniziato il mio percorso politico da amministratore locale. Esperienza straordinaria e bella perché l’ho fatta in mezzo alla gente, che mi ha insegnato molto. Gente ricca cultura e Santo Stefano come tutta la vallata del Gallico, ma oserei dire tutto l’Aspromonte, è un’area, un territorio ricco di cultura. Tanto è vero che ha segnato la storia con tantissimi personaggi illustri della nostra Italia.

Dobbiamo sfatare questi luoghi comuni che oramai da anni sono consolidati nel nord del paese e anche in Europa, dove quando si parla di Calabria si parla di ‘ndrangheta, di sequestri, di terra complicata e difficile. Io credo che la giornata di oggi dimostri quanto lo Stato sia presente. Da Santo Stefano parte un messaggio nazionale per dire che la Calabria, quella vera, e la maggioranza dei calabresi, si discostano da questi stereotipi. L’inaugurazione di una semplice caserma dei carabinieri ci aiuta a lanciare un messaggio positivo e bello di cui evidentemente la Calabria aveva ancora bisogno. Santo Stefano è il comune che ospita la località turistica per eccellenza dell’Aspromonte, che è Gambarie, che ha una certa qualità turistica invernale ma anche estiva e che accoglie flussi di turisti provenienti da da tutto il paese. Quindi, la stazione dei carabinieri significa prevenzione, sicurezza, punto di riferimento per i cittadini locali ma anche di chi sceglie Gambarie, l’Aspromonte, la vallata del Gallico, per trascorrere le loro vacanze.

E in questo diventa fondamentale la Gallico-Gambarie. Ne abbiamo parlato con il sindaco di Santo Stefano, purtroppo la consegna dei lavori è slittata. Si tratta del cantiere più grande della Calabria in atto e credo che siamo quasi alla conclusione. Questa infrastruttura andrà a collegare il mare alla montagna, che è la linfa economica di questi straordinari borghi. Proprio qualche giorno fa sono stato a Cardeto per annunciare, assieme al sindaco e agli amministratori, in quella vallata un’altra infrastruttura che collegherà Reggio Calabria. Nei prossimi giorni saremo a Campo Calabro dove annunceremo il finanziamento di un’altra infrastruttura gemella della Gallico-Gambarie, piuttosto che la Sant’Agata-Cardeto. Questa costa ha un potenziale unico per la città metropolitana, perchè la avvicina alla montagna creando un unicum. Quindi, mettendo in connessione la montagna al mare con queste strade, credo si pongano le basi per lo sviluppo dei territori».

Per quanto riguarda il ponte sullo Stretto, Cannizzaro ha affermato che «di fatto non sono non ci sono perplessità, si tratta solo di procedure che il dipartimento del Ministero dell’Ambiente deve attuare e si sta andando avanti spediti. Noi auspichiamo che venga realizzato. Riteniamo che il ponte sullo Stretto potrà essere determinante per la Calabria nel suo sviluppo di carattere generale, ma serve più alla Sicilia che oggi è un territorio sempre più isolato. Sarebbe un’opera che interessa all’Europa e che noi come centrodestra sono sicuro, realizzeremo».

Totaro

«Questo è un territorio importante – ha affermato il generale Cesario Totaro, comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria -. Un territorio accogliente e si deve partire proprio da questo, quindi il presidio è importante anche per questo motivo. La parola Aspromonte forse erroneamente è stata associata solo a fatti negativi, ma oggi l’Arma qui è impegnata anche nella tutela dell’Aspromonte come polmone verde, non solo della Calabria ma del Paese intero e noi, insieme alle componenti forestali, ci premuriamo anche di salvaguardare questo polmone. Chi vive fuori dalla Calabria spesso identifica l’Aspromonte con la ‘ndrangheta, per questo lo Stato è qui presente, per sdoganare questo messaggio errato. Ma il messaggio più importante è che non c’è spazio per la criminalità perché è solo una questione di tempo ma prima o poi la legalità si affermerà».

Ferro

«La mafia vive di simboli, e noi mostriamo di essere capaci di trasformare i simboli del potere criminale in presidi delle Forze dell’ordine o in realtà al servizio dei più deboli, quindi in simboli di rinascita e di riscatto. In una terra in cui è necessario dimostrare ogni giorno la presenza anche fisica dello Stato, è evidente l’importanza di ospitare in un bene confiscato una caserma dell’Arma dei Carabinieri. La nuova presenza in Calabria del ministro dell’Interno Piantedosi dimostra ancora una volta l’attenzione e l’impegno del governo Meloni nei confronti della Calabria, ma è anche testimonianza dell’importante lavoro messo in campo sul tema del riutilizzo a fini sociali e istituzionali dei beni confiscati alle mafie». È quanto ha affermato il sottosegretario all’Interno, Wanda Ferro.

«Dal nostro insediamento – ha aggiunto – abbiamo lavorato per per potenziare e rendere più efficiente l’Agenzia nazionale dei beni confiscati, attraverso il potenziamento degli organici, la formazione, l’adozione di strumenti informatici per la gestione delle banche dati, l’approvazione di interventi normativi, ma soprattutto stimolando la capacità di fare rete con il territorio, coinvolgendo e sostenendo gli enti locali e il terzo settore, e soprattutto le Regioni, che hanno un ruolo fondamentale nel sostegno alla capacità di progettazione, in particolare per i comuni più piccoli. In Calabria sono oltre 3.400 i beni confiscati già destinati a fini sociali o istituzionali.

Qui c’è una grande sinergia con il Comando regionale dei Carabinieri, cosi come con la Regione grazie alla sensibilità del presidente Occhiuto che ha creato una delega specifica e voluto la stipula di un protocollo d’Intesa con il Ministero degli Interni e l’Agenzia dei beni confiscati. Questo impegno delle istituzioni, che ha portato ad un vero salto di qualità nella gestione dei beni confiscati, ha dato grande fiducia agli enti locali, che nel corso delle conferenze di servizi promosse dall’Agenzia hanno manifestato con importanti percentuali di adesione la volontà di acquisire gli immobili al proprio patrimonio. La prova che quando lo Stato è credibile ed affidabile, efficiente e trasparente, ciascuno si sente motivato ad assumersi la propria parte di responsabilità per affermare la legalità e contrastare la pervasività criminale».

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