Piazza Garibaldi, Castrizio svela tutte le prove che portano alla tomba di Giulia
Con la manifestazione “Sognando Rhegion sotterranea” nuova vita per il sito ripulito e addobbato con piante. Castrizio rivela gli indizi portano a far pensare che si tratti della sepoltura reale
Musica, parole, poesia, teatro, archeologia insieme in piazza per raccontare un mistero custodito nel sottosuolo: la storia di Giulia, figli adi Augusto. Piazza Garibaldi si è animata oggi pomeriggio con la manifestazione “Sognando Rhegion sotterranea”, voluta per riportare l’attenzione su una piazza che nonostante il pregio dei reperti che cela è stata lasciata all’abbandono. Un evento nato con il consorzio Ecolandia, la Scuola di recitazione della Calabria, Fabulanova, MuStruMu, Città del sole edizioni, Kalabria 2001, il Centro studi danza e il Touring club reggino.
Un pomeriggio che ha sancito il ritorno del “metamoschettieri”, il professore Daniele Castrizio, docente di numismatica all’università di Messina, l’artista e musicista Saverio Autellitano e il cantastorie reggino Fulvio Cama, che avevamo lasciato prima della pandemia a raccontare le vicende di Eteocle e Polinice, i due Bronzi di Riace, secondo la ricostruzione fatta dallo storico reggino. Mettere insieme la narrazione, la musica anche con strumenti antichi e riportare pezzi di archeologia ad essere non vecchi e polverosi ma presenti e vivi è lo scopo di queste narrazioni.
Ospiti illustri per un pomeriggio ventoso, ma ricco di interventi. Un sos lanciato da Tonino Perna affinchè la piazza trovi dei custodi che possano adottarla e curarla in questo momento. Intanto già sono nate le prime aiuole.
E soprattutto il racconto storico di una vicenda molto intrigante: a piazza Garibaldi c’è davvero la tomba di Giulia, la figlia di Augusto che nella città dello Stretto trascorso parte della sia vita? Un’idea che da subito aveva colpito il professore, per una serie di motivi che sono stati raccontati al pubblico attento.
«avendo visto lo scavo dall’inizio la cosa che è balzato all’occhio è stata la grande qualità del materiale, ed è solo il basamento della parte interna e quindi mancherebbe tutto il basamento che doveva essere in marmi prezioso. La parte interna ha una qualità incredibile. i mattoni erano della prima metà del primo secolo dopo Cristo. La zona è quella sacra di Reggio, dove la città era stata fondata, una zona che non conosce altri monumenti. La prima cosa trovata si trova dove adesso c’è la villa comunale, c’erano pezzi di case. Una zona importante, legata a punta Calamizzi».
Sommando gli indizi: la grande qualità dei materiali, il periodo storico, la collocazione e il fatto che «il porto di Reggio sia stato restaurato da Caligola, che era nipote di Giulia – per il professore – come Caligola arrivato al potere a Roma dopo Tiberio, ha portato in auge Agrippina e la nonna Giulia, proprio a Reggio avrebbe fatto qualcosa per ricordarla visto c’era il suo cadavere. Un corpo forse nemmeno seppellito come si deve per l’odio che covava Tiberio verso Giulia. Da qui la volontà dell’imperatore di riabilitare sua nonna in qualche modo la damnatio memoriae. Tante circostanze ci portano a pensare che potrebbe essere il Mausoleo di Giulia».