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Bronzi di Riace, Corso: «La statua B non è Pericle»

Per il professore di Cipro: «Il volto di Pericle esprime serenità, l’altro tensione». Altre incompatibilità riguarderebbero i riferimenti cronologici di creazione delle due opere

Bronzi di Riace, Corso: «La statua B non è Pericle»

Riceviamo e pubblichiamo:

Prof. Antonio Corso*

In merito all’identificazione della Statua di Riace B con Pericle. Ho letto le argomentazioni che sarebbero a favore del riconoscimento nella statua di Riace B del noto statista ateniese Pericle. Questa tesi non convince, per le ragioni che espongo qui sotto. Il ritratto di Pericle è ben noto da copie romane, le più importanti delle quali si trovano ai Musei Vaticani, nel Museo Britannico e in quello di Mitilene.

La statua in bronzo originale si trovava sull’Acropoli di Atene, immediatamente a nord della fronte est dei Propilei ed era opera di Kresilas. La base è stata identificata. La data del ritratto si pone dopo la morte dello statista, vale a dire dopo il 429 a. C. Detta data è imposta dal ductus dell’iscrizione. Non è noto che Pericle abbia avuto un ritratto quando era in vita, anzi questo dato è da escludere.

Sappiamo infatti che la diceria che a Teseo rappresentato nell’Amazzonomachia sullo scudo dell’Athena Parthenos sarebbe stato attribuito il volto di Pericle aveva suscitato scandalo. Se un ritratto sotto mentite spoglie era ritenuto inaccettabile, è da escludere che fosse stato fatto un ritratto di Pericle ancora vivente per di più di grandezza superior al naturale.

Quindi c’è un primo problema cronologico: il bronzo B anche se qualche volta è stato datato agli anni 30 del 5. sec., non può scendere addirittura agli anni ’20. Inoltre, conosciamo la tradizione copistica dell’unico ritratto di Pericle noto alla tradizione antica, quello di Kresilas, e la sua configurazione non coincide con quella della testa del bronzo B.

Qui arriviamo alla seconda, decisiva difficoltà. Il ritratto di Pericle noto è molto diverso dal volto del bronzo B. Quest’ultimo volto è più allungato rispetto a quello di Pericle, la fronte è più bassa, gli occhi più grandi, le gote più verticali e meno ricurve, la bocca è più piccola, il labbro inferiore è ad arco di cerchio, mentre quello del vero Pericle è più sinuoso, il mento del bronzo B è più verticale, quello di Pericle è ricurvo in avanti, infine la barba del bronzo B è molto più voluminosa.

La conclusione inevitabile è che non rappresentano lo stesso soggetto.

Il cranio dolicocefalo può esser stato adottato non per motivi ‘veristici’ ma perché’ rendeva molto più salda l’imposizione dell’elmo sul capo, e in ogni caso non era visibile, data la presenza dell’elmo corinzio.

Infine, radicalmente diverso è il messaggio dei due volti. Quello di Pericle esprime serenità, si capisce che ci porta alla filosofia ‘ottimistica’ di Anassagora, con il nous che trasforma la physis in logos.

Quello del bronzo B di Riace non esprime alcuna serenità, ma tensione, eroico ardire, e ci porta al mondo di Pindaro, fatto di eroi strenui, mitici antenati degli aristocratici dell’epoca. Confondere questi due mondi significa non capire assolutamente niente della Grecia classica.

* Premio Anassilaos – Università di Cipro

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