mercoledì,Maggio 8 2024

Reggio, a Palazzo Alvaro presentazione volume “Gutta cavat lapidem” di Caterina Silipo

L’incontro è stato promosso dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria
con il patrocinio della Città Metropolitana di Reggio Calabria

Reggio, a Palazzo Alvaro presentazione volume “Gutta cavat lapidem” di Caterina Silipo

Nella Sala conferenze “Perri” del Palazzo Alvaro, Città Metropolitana di Reggio Calabria, si è
tenuta la presentazione del volume “Gutta cavat lapidem” (la goccia scava la pietra) di Caterina
Silipo, Falzea Editore
. L’incontro è stato promosso dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria
con il patrocinio della Città Metropolitana di Reggio Calabria
. Sono intervenuti: Filippo Quartuccio,
delegato alla Cultura della Città Metropolitana; Fortunata Cristiano, presidente Lions Host di
Reggio Calabria; Giuseppe Bova, presidente del Rhegium Julii; Francesco De Biase, segretario
regionale UILP; Santo Biondo, segretario regionale UIL; Paolo Falzea, editore. Ha coordinato
l’incontro Loreley Rosita Borruto, presidente del sodalizio che ha organizzato l’evento. Paola
Radici Colace
ha sottolineato come attraverso una serie di meccanismi metatestuali e paratestuali,
Caterina Silipo ci introduce nel significato della sua poesia. Già il titolo Gutta cavat lapidem (la
goccia perfora la pietra), nella sua formulazione latina dovuta al poeta Ovidio, è gravido per un
classicista di una serie di risonanze che si materiano all’interno del pensiero aristotelico, riportando
al concetto filosofico-fisico di endelécheia (‘persistenza’), come ad una dimensione che può rendere
incisiva un’azione per sé debole. La persistenza con cui la goccia, che rischia di evaporare se cade
da sola sulla superficie ostile e refrattaria della pietra, penetra dentro la roccia è qui
rappresentazione e metafora della parola poetica, anch’essa una piccola goccia, una flebile voce nel
marasma del ‘rumore’, ma che non per questo smette di farsi sentire, scoraggiata dalla sua
debolezza rispetto ai vocianti mezzi di comunicazione di massa dei tempi moderni. Il secondo
segnale dell’orizzonte nel quale Caterina Silipo vuole collocare la sua attività è una poesia di Alda
Merini, I poeti lavorano di notte, collocata come epigrafe a p. 21, prima che il suo canto cominci.
Anche le parole di questa poesia rimandano ad un fare poetico notturno, nascosto, e descrive il
poeta come una persona altra, che inverte i ritmi della mondanità per cogliere nel silenzio della
notte gli echi soffocati dell’umanità dolente: un barbone, un emigrante, Cristo morto e crocefisso
nell’indifferenza del nulla, una terra sospesa, una pietra di scarto. La poetessa attraversa questi temi,
che hanno l’apparenza di appartenere alla cronaca più distratta, con la spada tagliente di una lingua
che si fa, attraverso parole che diventano immagini e metafore, strumento di penetrazione
nell’apparente indifferenza della realtà, squarciando con la forza del poeta quel velo opaco che si
stende sulle cose e sulle persone soffocandone il grido di aiuto. Mimmo Nunnari, giornalista,
scrittore ha evidenziato come la poetessa Caterina Silipo dedica alla natura e all’umanità versi
appassionati, parole che scavano nella coscienza più profonda. Negli spazi desolati, di una
contemporaneità spoglia, il rifugio e la speranza la poetessa le cerca nella fede. C’è dolcezza nelle
parole della Silipo, ma anche una severità non nascosta nel tentativo di interpretare lo sguardo
avverso sul prossimo, dell’umanità contemporanea. Lo sguardo ostile su mondi emarginati, sulla
comunità degli esclusi, sulle popolazioni trascurate.
Ha concluso l’incontro l’autrice Caterina
Silipo, ringraziando i partecipanti e il numeroso pubblico presente, ricordando che le poesie
contenute nel volume “Gutta cavat lapidem”, (la goccia perfora la pietra) scavano nel profondo
della vita in cerca di giustizia, pace e amore universale.

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