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Pinacoteca Reggio, l’Adorazione dei Magi e la visita a Erode: ecco l’Epifania nell’arte

Due dipinti di scuola veneta e napoletana commemorano la festa cristiana che celebra la rivelazione di Dio appena incarnatosi nel piccolo Gesù

Pinacoteca Reggio, l’Adorazione dei Magi e la visita a Erode: ecco l’Epifania nell’arte

«La Vergine siede sotto il baldacchino. Alle sue spalle Giuseppe, sulle ginocchia il Bambino che si tende verso uno dei Magi inginocchiato ai suoi piedi. Gli altri due, in piedi e abbigliati con vesti di foggia orientale, porgono i doni». Nel catalogo dei Beni culturali del Ministero ecco una delle descrizioni dell’Epifania legata alla città di Reggio Calabria. Alla pinacoteca civica è esposto, infatti, il dipinto risalente alla seconda metà del 1500 e raffigurante appunto l’“Epifania. Adorazione dei Magi”.

Un’opera realizzata su tavola con olio e tempera da un pittore veneto – cretese ignoto, proveniente dalla collezione privata della famiglia Guarna, depositata da Francesco Guarna presso il museo civico nel novembre del 1890 e ora esposta alla Pinacoteca di Reggio Calabria.

Con i suoi 31 cm di altezza e 26 cm di larghezza, il piccolo dipinto ascritto all’ambito culturale dell’Italia Meridionale e sottoposto alla tutela della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria. Esso è stato restaurato nel 1966 presso il laboratorio di conservazione della Soprintendenza alle Gallerie di Napoli.

«Si riscontrano tracce di manierismi tardo – bizantini a cui si sovrappongono elementi del gotico internazionale dell’area Padana e influenze veneziane (Veronese, Jacopo da Bassano) . Inv. N. 1942 C del Museo Nazionale di Reggio Calabria», si legge nella nota storico-critica dell’opera.

La festa cristiana della rivelazione

L’Epifania, la festa che commemora la visita dei Magi a Bambin Gesù e che celebra la rivelazione di Dio incarnato come Gesù Cristo, che nel linguaggio popolare è il giorno che tutte le feste porta via, ha largamente ispirato l’arte. Essa si celebra il 6 gennaio per le Chiese che seguono il calendario gregoriano e il 19 gennaio per quelle che adottano il calendario giuliano e che festeggeranno domani, 7 gennaio, il Natale.

Chiamata il Giorno dei Re Magi, o in altre tradizioni anche Piccolo Natale, un’altra sua raffigurazione legata a questa festa cristiana si rinviene in altra sala della galleria sita accanto al teatro Cilea di Reggio Calabria. Si tratta della “Visita dei Magi ad Erode”, che li invia a Betlemme. Il dipinto, risalente al Settecento, è opera attribuita a un pittore napoletano di ambito Solimeniano, realizzata su tela con olio.

“La vista dei Magi ad Erode”

«L’episodio iconografico è ripreso dal Vangelo di Matteo. La scena – molto animata – mostra i tre Re Magi in presenza del Re Erode e della sua corte, qui rappresentata in un contesto di architetture neoclassiche. A sinistra, su di un trono sovrastato da un panneggio verde, siede la regina Erodiade affiancata da Erode, il quale è proteso verso il primo dei Magi. Questi ultimi, riconoscibili dagli abiti orientali e dalle corone, occupano lo spazio centrale della tela. Appaiono sovrapposti alla figura di un uomo che trattiene con una corda un cane. In lontananza, a destra, si osservano dei dromedari a riposo». È quanto si legge con riferimento all’opera nel Catalogo dei Beni culturali del Ministero.

Di grandi dimensioni, con i suoi 79 cm di altezza e 147 cm di larghezza, il dipinto è di proprietà del Comune dopo l’acquisto risalente al 1915. Ascritto all’ambito culturale napoletano e sottoposto alla tutela della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria, è stato restaurato nel 1953 da Michele Prestipino.

«Il Geraci definisce la tela di grande effetto decorativo, riportando alcune attribuzioni che nel tempo furono ipotizzate (Sebastiano Conte, Francesco De Mura o Vincenzo Cannizzaro). Il dipinto, in seguito ritenuto molto vicino all’ambito solimeniano, presenta caratteri ricorrenti della pittura tardo barocca. Per esempio il vivace affollamento della scena, trasposta in un’ambientazione architettonica neoclassica, e le tonalità cromatiche – Inv. n. 2003 C del Museo Nazionale di Reggio Calabria», si legge nella nota storico-critica dell’opera.

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