martedì,Maggio 14 2024

Reggio Calabria, Agata Quattrone: «Bloccare il 5G è come rifiutare di entrare nel futuro»

L'ex assessore della Giunta Falcomatà precisa: «Saremmo fuori dalla rivoluzione digitale e, peraltro, è una contraddizione con i programmi di investimento in cui la città è impegnata con proprie delibere»

Reggio Calabria, Agata Quattrone: «Bloccare il 5G è come rifiutare di entrare nel futuro»

«Bloccare il 5G è come rifiutare di entrare nel futuro. È una scelta irrazionale, non so quanto legittima ma certamente estemporanea. Basterebbe rammentare che secondo l’Istituto Superiore di Sanità non ci sono prove che le emissioni del 5G possano essere dannose per la salute (come ad esempio la diossina prodotta dai rifiuti che bruciano nelle strade) mentre è comprovato scientificamente che più antenne ci sono, minori sono le emissioni». Così su Facebook, l’ex assessore comunale alla smart city, Agata Quattrone.
«Quel che è certo – continua – è che nei comuni che dicono NO al nuovo standard di comunicazione elettronica non si potranno sviluppare diversi servizi ad altissimo valore aggiunto legati alla nuova era dell’IoT- Internt of Things. Il 5G è necessario perché senza questo nuovo standard saremmo fuori dalla rivoluzione digitale. Dico saremmo perché è un processo inarrestabile e non potrà essere gestito o precluso a livello locale. Semmai potremo rimanere un altro po’ indietro, aumentando il divario con chi corre più di noi. Senza 5G non avremmo la possibilità di creare i nuovi servizi del futuro per le smartcity.La smart mobility non si potrà attuare.

La sanità digitale e la didattica a distanza (già dimostratesi fondamentali nell’emergenza Covid-19) saranno fortemente limitate. Interventi di sicurezza e pronto intervento non potranno essere garantiti. Le visite immersive a musei e siti archeologici saranno impossibili. Non si potranno monitorare la raccolta dei rifiuti, l’illuminazione pubblica, lo smart metering delle reti idriche, elettriche e dei consumi.
L’industria 4.0 non sarà fattibile.

Scegliere di non partire con la sperimentazione o partire in ritardo significa privare un territorio di un elemento abilitante allo sviluppo e necessario come l’aria che respiriamo per dare servizi e non rimanere indietro rispetto al balzo che la rivoluzione digitale sta producendo. Peraltro è una contraddizione con i Programmi di investimento in cui la città è impegnata con proprie delibere (vedi PON Metro). Ricorda tanto la singolare presa di posizione nel ’77 contro gli effetti nocivi della TV a colori…».

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