Disoccupazione, la Calabria tra le peggiori in Europa: 4 giovani su 10 senza lavoro
È quanto emerge dalle statistiche Eurostat. Regione undicesima per morti sul lavoro con una incidenza del 5,7%
«Dopo due mesi di sostanziale stabilità – certifica l’Istituto italiano di statistica – a febbraio 2022 l’occupazione torna ad aumentare, riprendendo il trend in crescita che aveva caratterizzato il 2021»
L’ultima rilevazione dell’Istat sui dati dell’occupazione in Italia è relativa a febbraio 2022, e fa registrare, rispetto al mese precedente, la crescita del numero di occupati che si associa alla diminuzione dei disoccupati e degli inattivi. L’aumento dell’occupazione (+0,4%, pari a +81mila) coinvolge uomini, donne, dipendenti a termine, autonomi e under50; calano invece i dipendenti permanenti. Il tasso di occupazione sale quindi al 59,6% (+0,3 punti).
Diminuisce il numero di persone in cerca di lavoro (-1,4%, pari a -30mila unità rispetto a gennaio) tra gli uomini e per tutte le classi d’età, con l’unica eccezione dei 25-34enni. Il tasso di disoccupazione scende all’8,5% nel complesso (-0,1 punti) e al 24,2% tra i giovani (-0,6 punti). Il calo del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,6%, pari a -79mila unità), trasversale rispetto al genere, si registra tra i 25-49enni. Il tasso di inattività scende al 34,8% (-0,2 punti).
Eurostat: Calabria al top Ue per disoccupazione
È ancora presto per avere delle puntuali rilevazioni statistiche di lungo periodo, riferite al 2021. Per capire l’andamento del mercato del lavoro calabrese si possono però incrociare i dati di due rapporti: quello “Annuale di Banca d’Italia” sulle economie regionali (pubblicato a giugno 2021 e riferito al 2020), e il “Rapporto sul benessere equo e sostenibile” riferito al 2021 e pubblicato proprio il 21 aprile scorso.
Intanto però la notizia più fresca la forniscono le statistiche Eurostat sul mercato del lavoro nel 2021, pubblicate venerdì scorso, e sono decisamente drammatiche: l’anno scorso circa quattro giovani su 10 in Sicilia, Campania e Calabria erano senza lavoro: uno dei dati peggiori in Ue. I tassi di disoccupazione per le persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni nelle tre regioni italiane erano tra i 10 più alti dell’Unione (rispettivamente 40%, 38% e 37%) ma in leggero calo dal 2020. In fondo alla classifica però c’è la regione spagnola di Ceuta (56%), le regioni greche della Macedonia orientale, Tracia (45%) e Macedonia occidentale (42%) e ancora la spagnola Melilla (42%). Anche per quanto riguarda la media europea, che per i giovani nel 2021 toccava il 13% %, Eurostat mostra una diminuzione della disoccupazione di 0,9 punti percentuali rispetto al 2020.
Gli effetti della pandemia in Calabria: nel 2020 occupazione in calo
Secondo il rapporto di Banca d’Italia dopo la sostanziale stasi del 2019, l’occupazione in regione nel 2020 è tornata a diminuire a causa delle ricadute della pandemia di Covid-19. Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, la riduzione su base annua del numero degli occupati calabresi è stata del 4,3%, pari ad oltre il doppio di quella rilevata sia a livello nazionale che nel Mezzogiorno (per entrambe, -2,0 per cento). L’occupazione femminile ha fatto registrare una diminuzione percentuale quasi doppia rispetto a quella maschile (rispettivamente -6,0 e -3,3 per cento). In termini di età, invece, la fascia di lavoratori più colpita è stata quella dei giovani (tra i 15 e i 34 anni di età).
Gli effetti dell’emergenza Covid-19 sono stati ancor più rilevanti in termini di ore lavorate, soprattutto per la rilevanza in regione del settore terziario, particolarmente colpito dalle misure di restrizione (soprattutto nei comparti dell’ospitalità, della ristorazione e del commercio), sia per il minore ricorso allo smart working. In quest’ultimo caso nel 2020 la quota di lavoratori dipendenti calabresi del settore non agricolo che ha lavorato almeno in parte da remoto ha raggiunto in media l’11,1%, una quota inferiore a quella nazionale pari al 14,8%.
Il calo dell’occupazione è stato però mitigato, oltre che dal blocco ai licenziamenti, anche attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel corso del 2020 in Calabria sono state complessivamente autorizzate quasi 34 milioni di ore di Cassa integrazione guadagni (Cig), un massimo storico. Alla Cig si sono poi aggiunte altre 17,5 milioni di ore coperte dai Fondi di solidarietà. Le ore di integrazione salariale complessivamente autorizzate hanno quindi superato i 51 milioni, pari a una media di 30.000 occupati equivalenti (corrispondenti a quasi l’8 per cento del totale degli occupati dipendenti).
Ma nel 2020 è calata del 5,3% anche l’offerta di lavoro, anche a causa del peggioramento delle prospettive lavorative. Insomma alla diminuzione degli occupati si è accompagnata la diminuzione delle persone in cerca di occupazione. Nel complesso il tasso di attività è sceso dal 53,5 al 51,7%; il tasso di disoccupazione è sceso al 20,1% rimanendo comunque pari ad oltre il doppio delle media nazionale. Ma in questo scenario è cresciuto anche il numero degli inattivi, vale a dire di quanti non cercano un impiego pur essendo disponibili a lavorare.
2021, ripresa solo parziale
Secondo il “Rapporto sul benessere equo e sostenibile” rilasciato dall’Istat sul finire di aprile scorso, nel 2021 l’occupazione – a livello nazionale – è tornata a crescere, recuperando però solo parzialmente le ingenti perdite subite a causa dell’emergenza sanitaria. Il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni sale al 62,7% (+0,8 punti percentuali), ma resta ancora al di sotto del livello pre pandemico. La ripresa del 2021 è stata più marcata per le donne (+1,1 punti percentuali sul 2020 rispetto a + 0,6 punti per gli uomini), i giovani (+2,1 punti tra i 20-34enni rispetto a +1,0 tra i 35-49enni e +0,1 tra i 50-64enni) e gli stranieri (+1,5 rispetto a +0,8 degli italiani), che erano stati i soggetti più colpiti dalla crisi del 2020.
I divari territoriali, già diminuiti a causa dei peggiori effetti della pandemia sulle regioni del Centro-nord, continuano a ridursi e nel Mezzogiorno il tasso di occupazione torna ai livelli – ancorché bassi – del 2019 (48,5%). Nel 2021 il tasso di mancata partecipazione al lavoro si attesta al 19,4%, in calo (-0,3 punti percentuali) dopo il forte aumento registrato nel 2020. L’indicatore diminuisce soprattutto per i giovani fino a 34 anni (-1,7 punti), i laureati (-1,1 punti), i residenti nel Mezzogiorno (-0,7 punti) e le donne (-0,6 punti). Nel 2021, l’11,3% degli occupati ha un part-time involontario, quota che arriva al 17,9% tra le donne (rispetto al 6,5% tra gli uomini).
È proseguito il ricorso al lavoro da casa come strumento per contenere i rischi per la salute pubblica. La quota di occupati che hanno lavorato da casa almeno un giorno a settimana, che era pari al 4,8% nel 2019, passa dal 13,8% nel 2020, al 14,8%. Questa modalità di lavoro coinvolge soprattutto le donne (17,3% rispetto al 13% degli uomini), gli occupati del Centro e del Nord (rispettivamente 17,7% e 15,9% in confronto al 10,5% nel Mezzogiorno) e quelli con un titolo di studio elevato che sperimentano il lavoro da casa in più di un caso su tre.
Tendenze più chiare nella tabella degli indicatori per regione e ripartizione geografica del Rapporto dell’Istat nel capitolo dedicato al “Lavoro e conciliazione dei tempi di vita”. La Calabria in particolare ha registrato nel 2021 un tasso di occupazione (20-64 anni) del 45,5%. Un tasso di mancata partecipazione al lavoro pari al 37,2%. Gli occupati in lavori a termine da almeno 5 anni si attestano al 27,7%, mentre gli occupati sovraistruiti al 26,4. Il part time involontario è al 16%, mentre gli occupati che lavorano da casa ammontano al 9,3% del totale. Il rapporto tra i tassi di occupazione (25-49 anni) delle donne con i figli in età prescolare e delle donne senza figli si attesta al 69,6%. La soddisfazione per il lavoro svolto al 40,1%. L’8,1% percepisce però insicurezza rispetto all’occupazione.
Morti sul lavoro, Calabria undicesima
Nella drammatica classifica dei casi di morte sul lavoro per regioni d’Italia (basata su dati forniti dall’Inail), stilata dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering, e riferita al primo trimestre del 2022, la Calabria, con i suoi 527.050 occupati annuali (Istat), si piazza a metà classifica occupando l’undicesimo posto con una incidenza del 5,7% e tre casi (tutti nel cosentino) che influiscono per il 2,2% sul dato nazionale.
Il contesto rimane comunque molto delicato. Da gennaio a marzo 2022 sono 189 le vittime sul lavoro registrate in Italia; di queste, sono 138 quelle rilevate in occasione di lavoro (in diminuzione rispetto a marzo 2021 (-16 decessi), mentre sono 51 quelle decedute a causa di un incidente in itinere, contro 31 registrati nello stesso periodo dell’anno scorso; un aumento, quest’ultimo, che è probabilmente la conseguenza della ripresa degli spostamenti per recarsi da casa a lavoro rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in cui il Covid limitava ancora le attività produttive.
Il settore Trasporto e Magazzinaggio conta il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 20 (erano 7 nel primo trimestre del 2021; seguono poi i settori Costruzioni (13), Commercio, riparazione di autoveicoli e motocicli (10), Attività manifatturiere (7), il Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese e Sanità e assistenza sociale (4).