sabato,Aprile 27 2024

Coronavirus a Reggio Calabria, Orsa: «Deregulation sullo Stretto può innescare reazione di cittadini e lavoratori»

Il segretario generale scrive al prefetto e segnala che ieri, al porto di Messina si è registrato l'ennesimo caso di eccessivi sbarchi

Coronavirus a Reggio Calabria, Orsa: «Deregulation sullo Stretto può innescare reazione di cittadini e lavoratori»

«Deregulation sullo Stretto può innescare reazione di cittadini e lavoratori. Dopo aver contattato le istituzioni competenti, ad ogni livello, senza addivenire all’auspicata soluzione, ritengo utile indirizzare solo alla Prefettura di Messina l’ennesima richiesta di intervento risolutivo della problematica in oggetto». Mariano Massaro, segretario generale dell’Orsa, scrive una lettera al prefetto di Messina.

«Mi rivolgo unicamente a Sua Eccellenza nella qualità di titolata e autorevole rappresentante del Governo nazionale sul territorio di Messina, porta della Sicilia, per l’ennesima denuncia di irrisolta deregulation che consente di violare impunemente i dettami dei Decreti Ministeriali e delle Ordinanze Regionali in tema di prevenzione di contagio da Covid-19. Ieri si è registrato l’ennesimo caso di “eccessivi” sbarchi nel porto di Messina nonostante le numerose denunce, pervenute da ogni versante, che per giorni hanno polarizzato l’attenzione dei media nazionali.


Secondo i dati divulgati oggi dal Comune di Messina, in data 29 marzo 2020, con la nave delle 18.20 della flotta privata Caronte&Tourist, alla Rada San Francesco sarebbero sbarcati circa 30 viaggiatori appiedati e altri 100 a bordo delle automobili. Situazione simile con lo sbarco delle 22.20: 23 auto e 60 passeggeri a piedi.

Sempre secondo le dichiarazioni dell’Amministrazione Comunale di Messina, i controlli effettuati dalle forze dell’ordine allo sbarco sarebbero di carattere “…formale che non assolve alle reali necessità perché vi è una verifica solo cartacea delle autocertificazioni con le motivazioni dello spostamento e soprattutto non viene trasmessa alcuna informazione ai Comuni di destinazione, che dunque non possono attivare la sorveglianza sanitaria e la verifica dell’isolamento fiduciario”.

Alla luce dei fatti certificati, ritengo utile richiamare all’attenzione della Prefettura di Messina, ove fosse necessario, il dPCM del 22 marzo che al punto b) recita:
“è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; conseguentemente all’articolo 1, comma 1, lettera a) , del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 le parole

«E’ consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza» sono soppresse”. Sua Eccellenza converrà con lo scrivente, che, vista la situazione giornaliera degli sbarchi a Messina, il riportato articolo del Decreto Ministeriale è sistematicamente disatteso.

Si è ormai consolidato il principio per cui, una volta arrivati a Villa San Giovanni, i viaggiatori rientrano in un regime di, non legiferata, necessità di rientro nel proprio domicilio.

In buona sostanza, in tutto il territorio nazionale nessuno controlla se le centinaia di persone fisiche che giornalmente si avventurano nel viaggio verso la Sicilia, lo fanno in presenza delle motivazioni di assoluta necessità descritte nel dPCM 22 marzo; una volta giunti a Villa S. Giovanni le istituzioni calabresi chiudono ad ogni possibilità di sosta nel loro territorio e per “necessità” si autorizza la traversata verso l’isola. Sia chiaro che non è intenzione dell’Organizzazione Sindacale che mi onoro di rappresentare individuare untori da lapidare in piazza o innescare guerre fra poveri ma è innegabile che il Governo ha emanato delle direttive che non riesce a fare rispettare, almeno nello Stretto di Messina.

Siamo consapevoli dei drammi vissuti dai siciliani che si avventurano nel viaggio della disperazione e nessuno auspica il loro blocco all’addiaccio nella sponda calabrese ma il Governo ha il dovere di prevenire il fenomeno intensificando i controlli sul territorio nazionale e, ove si presentassero ulteriori e improvvisi casi di necessità nel porto di Villa San Giovanni, bisogna attivare controlli credibili allo sbarco a Messina, tracciare la provenienza di ogni viaggiatore e informare i Comuni di destinazione che hanno il dovere di attivare la sorveglianza sanitaria e la verifica dell’isolamento fiduciario (almeno questo).


È superfluo rappresentarle che la Sicilia ha un sistema sanitario fragilissimo, in caso di impennata esponenziale dei contagi sarebbe un olocausto in brevissimo tempo e ne pagherebbero le conseguenze anche i siciliani che cercano scampo tornando a casa. È inoltre mio preciso dovere segnalarle che sul territorio si registra un malcontento generalizzato fra lavoratori del traghettamento e semplici cittadini che si rivolgono al sindacato di base invocando una mobilitazione per protestare contro l’assenza di interventi istituzionali.


I lavoratori del traghettamento sono allarmati, i primi casi di contagio fra i membri degli equipaggi si sono registrati nei traghetti ferroviari e nei mezzi veloci di blujet. Emblematico e assolutamente condivisibile il comunicato odierno dei sindacati Filt CGIL e UILTRASPORTI che segnalano la mancanza di adeguati controlli sanitari agli imbarchi nei porti di Villa San Giovanni e Reggio Calabria e non escludono, a tutela della salute e della sicurezza di chi opera, a mare e a terra, che “si potrebbe procedere al blocco cautelativo di tutte le attività di traghettamento veloce tra le sponde dello Stretto”. La situazione tende all’esplosivo, il panico e la conseguente reazione collettiva si possono evitare solo con palpabili interventi delle Istituzioni che al momento appaiono insufficienti e improvvisati.

Da rappresentante di un sindacato di base che agisce a diretto contatto col territorio, ho il dovere di segnalarle un latente malcontento fra la popolazione, dettato da giustificati timori per la salute collettiva, che potrebbe sfociare in malaugurati disordini per l’ordine pubblico che nella contingente fase emergenziale vanno contenuti con risposte concrete da parte delle istituzioni».

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