sabato,Aprile 27 2024

Morabito proclamato segretario Pd, Irto: «‘Ndranghetisti e fascisti fuori dal partito»

Il neo segretario provinciale incentra il suo discorso sul «lavoro sicuro» e ricorda Giuseppe Cuzzola. Tania Bruzzese alla presidenza dell’Assemblea. Demetrio Pecora tesoriere

Morabito proclamato segretario Pd, Irto: «‘Ndranghetisti e fascisti fuori dal partito»

L’assemblea metropolitana del Partito democratico di Reggio Calabria, eletta dal Congresso tenutosi lo scorso mese di febbraio, e presieduta da Tania Bruzzese, ha proclamato, questa sera, l’avvocato Antonio Morabito quale segretario provinciale della Federazione, e nominato Demetrio Pecora tesoriere. Per il suo discorso di insediamento Morabito ha scelto il lavoro, da mettere al centro della quotidiana convivenza civile in una società «nella quale lo Stato e l’impresa devono sempre più svolgere un ruolo non confliggente ma sincrono, complessivamente orientato all’uscita dello stato di minorità in cui ci troviamo».

Ma il neo segretario parla in particolare di «lavoro sicuro», non a caso stringendosi idealmente alla famiglia di Giuseppe Cuzzola, ennesima “morte bianca” «che tutti ci interroga, e si appella al buon senso, all’esigenza indifferibile di sicurezza nelle nostre fabbriche, nei campi, nei nostri capannoni, nelle lavorazioni più esposte». Tutto ciò significa, «più controlli, più cultura sindacale, più dialogo tra le rappresentanze datoriali e dei lavoratori, più sinergia con l’ispettorato del lavoro, che non significa mettere lacci e lacciuoli all’attività d’impresa ma significa, invece, collaborare insieme per rendere l’impresa e le aziende luoghi di vita, di crescita, di socializzazione dei profitti, e non luoghi di morte».

L’imperativo di Morabito è quello di «spalancare il Partito democratico alla società, trasformarlo in una casa di vetro, in luogo di dibattito, di critica, di elaborazione e proposta». I temi d’altra parte non mancano ma, avverte il neo segretario, «dobbiamo impegnarci senza divisioni»: «Ciò che davvero conta non sono i distinguo, ma comune, che altro non è che «la battaglia per il progresso civile ed economico nella libertà e nella giustizia, è la battaglia per estirpare tanto il cancro ‘ndranghetistico quanto la retorica razzista dei reggini quale popolo irredimibile, perduto, oggetto solo di interventi repressivi, di commissariamenti divenuta regola, di scioglimenti assurti a destino, di una sostanziale deposizione della democrazia».

Irto: «Nessuno pensi di tenere un pezzo di partito a suo uso e consumo»
I lavori sono stati conclusi dal segretario regionale Nicola Irto, al tavolo della presidenza insieme a Sebi Romeo, oggi in Direzione nazionale, e alla segretaria cittadina Valeria Bonforte. Parlando davanti ai delegati della Federazione di appartenenza Irto ha parlato di un anno per ricostruire e di una sfida di lungo respiro, da maratoneti, per riconquistare la posizione politica. «Abbiamo una bella sfida davanti perché dopo tantissimi anni di commissariamento c’è un lavoro enorme sul piano organizzativo e sul piano del raccordo con la società calabrese. Lo stiamo già facendo, perchè con i quattro segretari provinciali, tra i membri delle assemblee che abbiamo insediato ci sono 600 nuovi dirigenti impegnati del Partito Democratico. Quindi è una macchina che è ripartita. Adesso abbiamo bisogno del tempo che abbiamo davanti per ricostruire l’iniziativa politica per riallacciare con i territori e riaprire una discussione molto forte con la società calabrese. Il Partito democratico oggi è considerato come il primo partito d’Italia, in Calabria la sfida si può vincere».

Naturalmente nel corso dell’intervento Irto ha chiarito gli obiettivi della sfida e messo paletti a quella che fino all’altro ieri è apparsa come una sorta di autogestione del partito. «Ora bisogna far funzionare gli organismi di partito. Capisco e comprendo che ne avevamo perso l’abitudine in una sorta di autogestione che consentiva di fare qualunque cosa a tutti. Oggi siamo un partito con tutti i suoi limiti, ma abbiamo anche delle regole e chi fino a ieri twittava contro il Partito democratico, chi pensa di entrare e uscire secondo le convenienze, non avrà cittadinanza nel partito. Per quanto mi riguarda in questo partito devono restare fuori gli ‘ndranghetisti, i fascisti e i voltagabbana. Nessuno pensi di tenere un pezzo di partito a suo uso e consumo. È finito quel tempo».

Irto ha sottolineato poi l’importanza dei congressi di circolo per le città al di sotto dei quindicimila abitanti che si svolgeranno dal 28 marzo al 10 aprile in tutta la Regione, senza tralasciare il tema del correntismo: «Ognuno ha le sue sensibilità, ognuno ha la sua storia e la sua provenienza culturale. Quando ci sono i Congressi nazionali ci possiamo divertire tutti e lo abbiamo fatto con le diverse mozioni. Oggi però è il tempo della costruzione, e quando si costruisce non c’è maglietta di corrente ma la maglietta del Pd».

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