Michele Santoro a Reggio: «I calabresi facciano sentire la loro voce»

«Serve la diplomazia perché io sono contro l’uso delle armi e sono contro l’invio delle armi in Ucraina. È contro tutta l’opinione pubblica italiana ed europea. Queste cose non si dicono ma i sondaggi vedono che l’intera Europa è contraria all’invio di armi in Ucraina». Un fiume in piena il giornalista Michele Santoro che, ospite all’Accademia delle belle arti di Reggio Calabria, ha presentato il suo libro “Non nel mio nome”.

Il covid e il pensiero unico

E non ha risparmiato nessuno, neppure i colleghi giornalisti: «La pandemia ha posto le premesse del pensiero unico dell’informazione perché i giornalisti si sono piegati alla logica degli scienziati e dei politici che si mescolano. Non c’è stato più una distinzione tra politica, scienza e informazione. Quando l’informazione si piega a logiche altrui vuol dire che è diventata comunicazione, pubblicità, diventa un’altra cosa».

Il Governo della Meloni

Ma la critica all’attuale Governo e alla crisi della sinistra è stato il cuore del suo intervento nel quale non ha mancato di ribadire che «la Meloni dal punto di vista personale è assolutamente apprezzabile per le sue qualità, è una donna che si è fatta da sola, è una donna tenace, una donna combattiva che non deve ringraziare nessuno per la sua carriera politica. Allo stesso tempo penso che non si possa contrapporre alla Meloni soltanto un’ideologia antifascista, peraltro recuperata in ritardo, perché non puoi farti prima il selfie con la Meloni e poi scoprire che è indigeribile. Io credo che la qualità maggiore della Meloni sia quella di parlare agli strati più profondi e più poveri della popolazione italiana. Quindi li nasce una sfida vera cioè se la sinistra vuole rinascere e avrà la capacità di parlare a quegli strati meglio di come parla adesso la Meloni».

Il ponte sullo Stretto e la questione Calabria

Non poteva non soffermarsi sulla Calabria. E Santoro, incalzato da diverse domande, tanto sul Ponte sullo Stretto quanto sul futuro di questa regione, non ha nascosto una vena assolutamente critica: «La mia opinione sulla Calabria un po’ da lontano è che i calabresi vivono una gravissima perdita, quella delle loro forze giovani costrette andare fuori dalla Calabria. Nessuno riesce a valutare quali danni comporti per la politica, per la società, per la rigenerazione anche del sistema economico, questa perdita dei giovani che è fondamentale. I calabresi non possono semplicemente essere oggetto delle politiche, devono tornare essere soggetto a far sentire la loro voce come sanno fare, come hanno saputo fare e come paradossalmente sanno fare fuori dalla Calabria dove i calabresi sanno unirsi e agiscono spesso come lobby nelle grandi città italiane per far sentire il loro peso. Paradossalmente dove contano di meno è in Calabria».

Il ruolo della politica

E sul risultato delle urne Santoro non ha dubbi: «La questione di fondo è che noi abbiamo due società in questo momento, quella che si occupa di politica e quella che la politica non ne può più sentire parlare, non va a votare, non partecipa. Quindi la politica è diventato un gioco di società per privilegiati. Bisogna uscire da questa da questa situazione di privilegio, riportare la politica in tutti luoghi, nei quartieri popolari, tra i giovani come sta succedendo nelle scuole e nelle università e quindi da quel punto di vista potremmo vedere forse l’alba del mondo nuovo».

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