Sanità, Guccione presenta il suo libro denuncia a Reggio: «Un problema di giustizia sociale»

“Amara verità”, il libro denuncia sulla condizione della sanità calabrese, scritto da Carlo Guccione ed edito da Pellegrini, è stato presentato a Reggio Calabria nella biblioteca della Città Metropolitana.

Amara verità racconta il percorso tortuoso della sanità calabrese dal 2009 ad oggi, con riferimenti ai debiti maturati, ai trasferimenti di medici ed operatori sanitari. Nel corso della prima presentazione, Carlo Guccione aveva anche parlato di fatti gravi accaduti in alcune aziende sanitarie, come il pagamento di stesse fatture e tirato in ballo entrambi gli schieramenti politici per le responsabilità del passato.

Gli argomenti

Tutti argomenti che Guccione ha avuto modo di affrontare puntando i riflettori, in particolare, sulla situazione reggina, supportato dall’intervento del senatore dem Nicola Irto che ha ribadito come ci sia ancora molto da fare e con lo spettro dell’autonomia differenziata «la Calabria potrebbe definitivamente collassare soprattutto se si parla della sanità».

Guccione ha descritto un quadro tanto noto quanto allarmante: «In Calabria ogni giorno, più si scava più si scoprono paradossi. Abbiamo appreso che non basterà il 31 dicembre di quest’anno per sapere quale sia il debito della sanità calabrese e il piano operativo che è stato approvato recentemente dice solo che alla fine del 2024 scopriremo qual è il debito. Sono passati 12 anni di commissariamento e scopriamo che la situazione è drammatica perché le Asp e le aziende ospedaliere hanno chiuso con 239 milioni di debiti nei propri bilanci».

Il debito

Ma Guccione nel suo libro prova ad andare nel dettaglio e spiegare la natura di tali debiti: «Abbiamo un contenzioso, per esempio la spedi di Cosenza ma anche quello di Reggio Calabria, che sfiora 1 miliardo di euro. A Reggio Calabria mancano i bilanci dal 2013. La situazione è veramente drammatica perché questo produce un debito ingiustificato. Questo significa che risorse che sono destinate alla cura dei calabresi servono per pagare una fattura 2 o 3 volte, a pagare interessi passivi per i contenziosi che riguardano il mancato pagamento da parte di altre aziende ospedaliere. Parliamo di centinaia di milioni di euro e molte parcelle di avvocati che vengono utilizzati dalle aziende per riconosciuti diritto al pagamento delle prestazioni».

L’infiltrazione della ‘ndrangheta nella sanità

Ma in questa terra sanità fa rima troppo spesso con ‘ndrangheta e anche di questo Guccione tratta nel suo libro, senza risparmiare critiche aspre ai commissari che si sono succeduti: «Lo Stato destina circa 3.500.000.000 di euro ogni anno alla Calabria per la gestione della sanità e il 70% del bilancio regionale è un flusso di risorse pubbliche.

C’è un intreccio tra ‘ndrangheta e un range di politica che ha prodotto anche questi guasti e la cosa grave è che questo è avvenuto anche quando i commissari erano ex generali dei carabinieri, prefetti e questori.

L’intreccio che c’è nel sistema sanitario calabrese è stato certificato. Il punto è che quando verrà quantificato il debito ci saranno due problemi: chi lo paga e capiremo anche chi ha lucrato sul debito e di chi sono le responsabilità. Chi ha guadagnato con il debito sanitario? Nel libro io sostengo che lo Stato è in debito con la Calabria perché se il debito è stato prodotto nella fase commissariale è giusto che sia il Governo a pagare. Non è un problema solo politico ma anche di giustizia sociale».

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