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Scopelliti ringhia: «Il modello Reggio era vincente ma è stato abbattuto insieme alle ambizioni della città»

La presentazione del libro "Io sono libero" è stata l’occasione per tornare a parlare di politica e di prospettive future. Così l’ex sindaco si è raccontato confermando di credere ancora nella giustizia che, però «va migliorata»

Scopelliti ringhia: «Il modello Reggio era vincente ma è stato abbattuto insieme alle ambizioni della città»

È ancora un personaggio che, piaccia o no, attira e trascina un gran numero di persone. Così anche ieri l’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti ha firmato un gran numero di copie del suo libro “Io sono libero” a Villa San Giovanni con l’intervento del presidente dell’ordine degli avvocati reggni Rosario Infantino, l’avvocato Aldo Labate e i saluti di Mariagrazia Richici.

Il ritorno in campo

Voleva solo raccontare il sogno di un ragazzo reggino ma non si è sottratto alle domande. Così la narrazione ha preso una piega diversa. Non solo i sogni interrotti ma anche uno sguardo rivolto al futuro. In tanti hanno chiesto se, considerando i consensi, Scopelliti fosse propenso a tornare in campo. La risposta è sempre stata no ma noi all’ex presidente abbiamo chiesto se considerando le condizioni in cui versa Reggio non sentisse la necessità di ridare voce a quella passione politica mai sopita.

La risposta è stata diversa fin dalle intenzioni: «Mi gratifica vedere così tanta gente, però, l’impegno in politico diretto non l’ho messo ancora in preventivo». Non una chiusura netta, dunque, ma un “ancora” che lascia presupporre un pensiero mai sopito nonostante il terremoto giudiziario che lo ha visto passare dal carcere.

Il racconto

Per Scopelliti, invece, tornare tra la gente è «una cosa diversa, invece, è quella di presentare in giro per l’Italia il libro per far conoscere una storia. La storia di un giovane impegnato in politica e cresciuto a pane politica che aveva i suoi ideali suoi valori messi anche in campo attraverso la speranza di regalare la propria comunità un sogno. Questo era Giuseppe Scopelliti uomo e politico che ho vissuto queste esperienze così belle fino a quando poi qualche Interrotto bruscamente».

Il sistema giustizia

Un’interruzione brusca che ha cambiato le sorti politiche e non solo di Scopelliti. Per questo abbiamo chiesto se, una volta scontata la pena, fosse ancora in grado di credere nel sistema giustizia in Italia. E la risposta è stata moderatamente piccata.

«Credo che bisogna credere. Ma credo ancora di più che bisogna lavorare tanto per migliorare la giustizia. Ci sono tante lacune, tante crepe. Non riguarda solo la mia vicenda, è un parere molto diffuso. Credo che questo governo metta in campo quelle azioni necessarie per una riforma di una giustizia sempre più giusta. È questo l’obiettivo. Ognuno rischia di sbagliare ma è chiaro che funziona meglio la società, e una comunità è sempre più forte se c’è una riduzione drastica degli errori e se c’è una capacità di fornire risposte in maniera adeguata.  Quindi non è un problema soltanto oggi in questo paese. Secondo me sono tante le riforme che andrebbero messe in campo».

Il modello Reggio

Ed è stata la giustizia ad interrompere il “sogno di Giuseppe Scopelliti”. Un percorso che è ormai riconosciuto con quel modello Reggio che, ancora oggi, divide e fa discutere. Tra chi lo rimpiange e chi gli imputa tutte le colpe del decadimento attuale, ma Scopelliti in merito non lascia spazio.

«Penso che sia necessario prendere atto che questa città, la città di Reggio Calabria è una città in grande crescita che aveva una grande visibilità, che era diventata città metropolitana. E, quindi, era una città che aveva una prospettiva. Questo modello non è soltanto il sogno di Scopelliti. È anche il sogno di far crescere questa città e falla diventare sempre più mediterranea, sempre più europea, sempre più proiettata su scenario sul livello tale da farla diventare baricentrica in questo Mediterraneo. Questo era un altro dei grandi obiettivi, dei sogni di Scopelliti sindaco e poi presidente.

Il modello Reggio è stato definito tale da un grande uomo politico, e da un uomo di una levatura il primo spessore culturale e morale che si chiama Gianfranco Fini. Quel progetto era un modello per tutta l’Italia per la buona amministrazione. Il modello Reggio è stato abbattuto o meglio qualcuno ha cercato di abbatterlo attraverso i media. Ma quel modello era vincente. Dava ai cittadini una speranza che creava ambizioni, che costruiva una prospettiva che oggi è stata decisamente messa da parte, annullata attraverso le fasi successive che abbiamo vissuto dal commissariamento in poi».

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