Per i Verdi calabresi il Ponte sullo Stretto «non è uno strumento di sviluppo sostenibile»

«Il Ponte sullo Stretto di Messina continua ad avere grande risalto sui media nazionali e locali. Inoltre, coinvolge politici e tecnici in convegni per esaltarne i primati ingegneristici, evidenziarne i benefici sociali sul territorio e, addirittura, la sua capacità di generare sviluppo sostenibile». Lo dichiara Gerardo Pontecorvo Portavoce della federazione metropolitana di Europa Verde/Verdi Reggio Calabria.

«La federazione Metropolitana di Europa Verde/Verdi ritiene, invece, che la sua realizzazione sarebbe un controproducente bypass del territorio calabrese (e reggino in particolare), e che non porterebbe quei benefici in termini di occupazione, mobilità e sviluppo che invece vengono continuamente evidenziati.

Prima di tutto, si deve ancora ribadire che la prospettiva di avere migliaia di posti di lavoro per maestranze locali grazie alla costruzione del Ponte è tutt’altro che assicurata, e che comunque avrebbe un carattere di provvisorietà. Per quanto riguarda, invece, i vantaggi sulla mobilità locale che è quella che più interessa il territorio, basterebbe leggere la relazione tecnica del Gruppo di lavoro del Ministero delle infrastrutture del 2021 per rendersi conto che il Ponte a campata unica sarebbe penalizzante (in termini di tempi e costi) tra le città dello Stretto.

Senza contare che rischierebbe di limitare ancora di più i collegamenti marittimi (e l’occupazione nel settore) che invece da oggi, e per i prossimi dieci anni (tempo ottimistico per la realizzazione del collegamento stabile), dovrebbero essere potenziati e resi meno inquinanti. E’ poi davvero singolare che il Ponte venga pubblicizzato perfino quale attrattore turistico come se esso potesse migliorare o, peggio, sostituirsi a uno degli scenari paesaggisticamente più celebrati e raffigurati della Terra! E a proposito di sviluppo sostenibile promesso dal Ponte: come si concilierebbe con la devastazione appunto paesaggistica e ambientale sulle due sponde dello Stretto e della Costa Viola che sarebbero cementificate e stravolte da piloni, svincoli, rampe… di cui, si ribadisce, le popolazioni locali non avrebbero nessun vantaggio e nessun risarcimento? Quale singolare sviluppo sostenibile produrrebbe questo Ponte definito perfino green? Non è certo un caso che per sostenerlo si confrontino le minori emissioni di Co2 del traffico sul ponte con quelle di traghetti e aliscafi obsoleti tecnologicamente.

La federazione di Europa Verde crede che per il territorio su cui incombe la costruzione del Ponte sia, invece, possibile uno sviluppo sociale ed economico in tempi brevi, a costi bassi, e tutelando l’ambiente e il paesaggio…  e per questo ha proposto l’istituzione del Parco nazionale dello Stretto e della Costa Viola… L’area protetta ha solide basi scientifiche sancite dal Ministero dell’Ambiente e dalle Regioni Sicilia e Calabria come dimostrano le zone di protezione statali istituite ai sensi della Rete Natura 2000, gli innumerevoli siti di interesse storico e archeologico tutelati dal Ministero dei Beni Culturali, e gli strumenti di pianificazione paesaggistica regionali. Il Parco per caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche (e mitologiche) sarebbe uno dei più importanti al Mondo.

Un Ente gestore come quello di un Parco Nazionale, con i suoi organi di governo e di rappresentanza politica potrebbe garantire e armonizzare le reali esigenze di tutela e le aspirazioni sociali ed economiche delle comunità locali. Infatti, la regia di un’unità politico-amministrativa come quella del Parco, porterebbe in tempi brevi a una  protezione delle aree afferenti alla Rete Natura, procurerebbe lavoro diretto e indotto nelle attività legate al turismo e alla tutela del territorio (addetti alla sorveglianza e per la lotta attiva agli incendi), incremento del variegato artigianato locale e delle colture tradizionali (vigneti terrazzati, piantagioni di Bergamotto…), vantaggi pratici ai cittadini, con il recupero architettonico dei fabbricati e loro conversione in strutture recettive in considerazione del nuovo flusso internazionale di visitatori, rimodulazione e ammodernamento della viabilità locale e valorizzazione della sentieristica, riqualificazione dei centri storici, miglioramento e implementazione dei presidi sanitari e sociali. Tutte esperienze positive e virtuose già riscontrate nel Parco nazionale delle Cinque Terre in Liguria (simile per caratteristiche a quello proposto) che permetterebbero un salto di qualità nella vita delle popolazioni locali.

L’istituzione dell’area protetta faciliterebbe pure l’integrazione economica e sociale delle due sponde dello Stretto che invece è stata sempre ostacolata da sistemi amministrativi distanti e da un sistema di trasporto molto lento, dispendioso oltre che inquinante. La prima missione del Parco sarà quella di utilizzare una buona parte delle risorse finanziarie che dovrebbero essere necessarie per costruire il Ponte, per apportare invece un profondo cambiamento nel trasporto marittimo, e consentire così un migliore, più veloce e sostenibile attraversamento dello Stretto. Si dovrà puntare pertanto a un congruo numero di traghetti a basso impatto ambientale come ormai è la norma in tutti i tratti di mare e di acque dolci in molti paesi del Mondo, compresa l’Italia.

Ci sono proposte in questa direzione: riqualificazione del naviglio veloce con l’acquisto di mezzi navali di nuova generazione a propulsione Elettrica o a metano GREEN. Grazie alle risorse del Parco tutta l’area dei porti dovrà esse dotata di impianti solari ed eolici per rendere sostenibile la mobilità dei passeggeri, e le infrastrutture in prossimità degli approdi. Il tutto rivolto all’efficientamento energetico e alla riduzione di gas serra. Europa Verde continuerà a battersi perché le forze politiche, sociali ed economiche di questo territorio prendano coscienza della narrazione forviante che accompagna la realizzazione del Ponte, e si concentrino piuttosto su un modello di sviluppo, realistico e rapido, come quello proposto».

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