Ponte sullo Stretto, il fronte del no si compatta: «Non si farà mai è un ecocidio»

Il ponte sullo Stretto e la sua storia/favola continua a far discutere e/o divertire. La scelta è d’obbligo perché se da un lato la storia viene raccontata e presa molto seriamente, dall’altro si continua a guardare alla faraonica opera come «una balla mediatica». Una «bufala», quella del ponte, che servirebbe solo alla politica. «Un gigantesco spot elettorale» utilizzato a uso e consumo per ottenere consulenze e finanziare progetti che non vedrebbero, in ogni caso, mai la luce. 

L’incontro

Questa la realtà emersa dal confronto al Csoa Angelina Cartella con il prof. Alberto Ziparo, urbanista, e l’avv. Aura Notarianni, WWF Italia. A che punto siamo con il faraonico progetto del Ponte sullo Stretto? Quali i cambiamenti apportati dal progettista nella relazione di aggiornamento al progetto definitivo del 2011, presentata a fine settembre 2023 e corredata dall’elenco degli espropri e da qualche giorno consegnata al Parlamento? 

Il parere

«La discussione continua ma l’opera non si farà mai». Ha detto la Notarianni perchè «noi speriamo di fermarla prima che si firmi questo contratto. Questo perché è insostenibile dal punto di vista ambientale, dal punto di vista strutturale, dal punto di vista economico. Questa è un’opera programmata, lo dice la società Stretto, per 200 anni. Ma che ce ne facciamo noi di un’opera che dura 200 anni quando dobbiamo preservare questo territorio per le future generazioni come dice la nostra costituzione italiana all’articolo 9».

Contro punto su punto

Per il legale «il e questo territorio ha già il suo ponte che è «il mare. E non ha bisogno di altre infrastrutture se non quelle che tutelano gli edifici da possibili sisma e dai continui dissesti idrologici che creano pericolo per le persone e per le strutture del territorio. Quindi, impegniamoci in questo. E poi per il lavoro abbiamo una risorsa che il turismo e la bellezza del luoghi. Questo il bene a cui ambiscono i territori. A preservare questo territorio, questa bellezza. Si va per aria e per mare. Le merci ormai transitano così e Stellantis programma i suoi taxi volanti. Che ce ne dobbiamo fare di un ponte che forse non reggerebbe neanche al primo pilone che se ne viene giù».

La mobilitazione

Per il WWf cosi come per l’intera rete no ponte è necessario fermare l’opera. «Intanto faremo le osservazioni a cui stiamo già lavorando. Abbiamo 28 giorni perché questo decreto legge imposta un termine ridottissimo. Però siamo pronti perché si scrivono le stesse cose che si scrivevano nel 2011. Quindi, abbiamo riaperto i cassetti e stiamo studiando su quelle carte. E in più le stiamo aggiornando col piano paesistico e con tutto ciò che di nuovo a partire dall’articolo nove della Costituzione c’è a tutela del territorio e della gente che vuole vivere e vivere bene. Questa ipotesi di progetto è un crimine contro la salute delle persone, contro l’umanità è un ecocidio.

Agiremo, quindi, per le vie giudiziarie. Ma comunque intanto stiamo preparando le osservazioni fiduciosi di riuscire a fermare prima che si firmi il contratto. E che si inizi questa sorta di totem che serve solo a intercettare risorse a dare consulenze a spendere soldi pubblici. A impegnare lo stato impossibili o ulteriori spese che invece non sono da sostenere. E poi le azioni giudiziarie possono essere anche proposte dei singoli cittadini che vogliono proteggere il proprio bene e anche la propria salute il proprio benessere nel territorio in cui vivono».

«Non si farà mai»

Per il professore Ziparo, invece, esiste una convinzione: «Il ponte non si farà mai. Non c’è bisogno di lottare per bloccarlo. Si blocca solo. In realtà non credo che non ci sia la volontà di andare avanti perché è un progetto che già faceva acqua da tutte le parti. L’hanno ritoccato e fa ancora più acqua. Quindi, sostanzialmente era e resta una cosa irrealizzabile. Una balla mediatica che serve alla politica che non conosce la Calabria e la Sicilia a cui non frega niente di questi territori o di portare sviluppo».

Il confronto

Ci si è confrontati per capire lo stato dell’arte alla luce delle ultime novità, così come emerse nel corso del Question Time, svoltosi alla Camera il 13 marzo. Dove sono state tra l’altro contestate la mancanza di aggiornamento della prova del vento (che, come è ampiamente noto, soffia impetuoso molti giorni l’anno nello Stretto di Messina) e della zonizzazione microsismica (in un’area classificata zona a rischio sismico 1, il più elevato nella classificazione italiana). 

Le domande e gli obiettivi

Sarà garantita alla società Stretto di Messina una delega in bianco, per poter gestire senza alcun controllo il rapporto col Consorzio Eurolink nell’utilizzo dei 14 miliardi di soldi pubblici previsti per la realizzazione della mega opera? «Irregolarità su irregolarità, già evidenziate del resto nella stessa riesumazione della Società Stretto di Messina posta in liquidazione a fine 2012, nel ripristino dei diritti di affidamento dei lavori al Contraente Generale (che intanto non esiste più, essendo tra l’altro cambiate natura giuridica e caratteristiche della impresa capofila, che prima era Impregilo e adesso è Webuild), nella riattivazione della procedura ex Legge Obiettivo (cosa possibile per la procedure già in corso al momento dell’abrogazione della stessa legge, ma non in questo caso, in quanto la caducazione di tutti i contratti di appalto e la cancellazione ufficiale del progetto ha chiuso anche la continuità di procedura ex Legge Obiettivo e cancellato quindi la indispensabile Fonte Normativa dell’operazione). Di fatto una sorta di contratto d’appalto di 14 miliardi di euro, concluso a trattativa privata, in barba a tutte le norme nazionali e comunitarie». 

Quali le possibili implicazioni a seguito dell’esposto presentato alla Procura di Roma, da parte dei segretari di Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico e Sinistra Italiana che ha indotto la stessa Procura ad aprire un’indagine.

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