giovedì,Maggio 2 2024

Serie D, istruzioni per farci l’abitudine

Non era facile ma alla fine, nonostante la sconfitta, la prima in casa è andata via tra alcune cose buone e alcune cose a cui toccherà fare l’abitudine

Serie D, istruzioni per farci l’abitudine

di Vincenzo Imperitura – Non era facile. L’ultima volta in casa ci giocavamo gli scintillanti play off di serie A con l’Ascoli, ieri ospitavamo il Siracusa per l’esordio casalingo tra i dilettanti. Non era facile. Una squadra fatta di volti nuovi e (ai più) semi sconosciuti, uno stadio usato (fino all’altro ieri) per altri palcoscenici, l’ombra degli orfani inconsolabili di Bandecchi su cui ormai ci si potrebbe scrivere una piece del teatro dell’assurdo.

Non era facile ma alla fine, nonostante la sconfitta, la prima in casa è andata via tra alcune cose buone e alcune cose a cui toccherà fare l’abitudine. Si spera solo per quest’anno. Annotazioni sparse. La serie D sembra un altro sport, inutile girarci attorno. Per la gente della Sud comunque  la categoria sembra non avere importanza e il muro di ieri ce lo invidiano un po’ dovunque. La gradinata chiusa mette tristezza e “puzza” di serie D. Il tabellone è spento, e vabbè, ma almeno l’orologio con il tempo di gioco sui cartelloni pubblicitari potevano lasciarlo.

I tornelli che funzionano (quelli si) e il tutore dell’ordine che controlla anche un libro per vedere se nasconde qualcosa al suo interno. Nonostante lo streaming gratuito sui canali social della Reggina, allo stadio c’erano quasi 6 mila persone e il bar della curva, complice il caldo, ha venduto più birre di una bancarella sul Corso  per Festa di Madonna. Il signore sui sessanta, forse vittima dell’accoppiata caldo e birra, che bestemmia e inveisce contro Lillo Foti.

Un gruppo di ragazzini in coda per entrare, uno è così piccolo che per passare il tornello c’è bisogno dello stewart. I gruppi organizzati in tribuna coperta. Gli ultras del Siracusa che arrivano in ritardo dopo essersi “salutati” a Messina con quelli di Avellino. Gli insulti a Gravina e a Saladini tra gli applausi del Granillo: una tradizione che potrebbe andare avanti a lungo.  

Mercoledì si torna in campo, poi di nuovo domenica e ancora dopo tre giorni. Il calcio giocato incombe: dopo mesi di tarantelle giudiziarie era quello di cui si sentiva maggiormente l’assenza. Per conferme, chiedere al cassiere. 

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