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ARTI E MESTIERI | Giovanni Fava, l’artista che plasma i suoi pensieri – FOTOGALLERY

Il 42enne di Taurianova ha da poco esposto le sue opere all’Officina della scrittura di Torino

ARTI E MESTIERI | Giovanni Fava, l’artista che plasma i suoi pensieri – FOTOGALLERY

È dai suoi pensieri, trascritti rigorosamente a mano – con una scrittura minuta e lineare – su fogli di carta che vengono successivamente distrutti passandoli in un “tritadocumenti”, fino a ridurli in tante striscioline sottili, che nascono le opere dell’artista Giovanni Fava. Classe 1981, il taurianovese Fava nutre la passione per l’arte fin dall’adolescenza, anche se si diploma all’Istituto tecnico commerciale. Nel 1999 però arriva la svolta, quando diventa assistente dell’artista cittanovese Cesare Berlingeri. Nel 2001 decide quindi di iscriversi all’Accademia di belle arti di Reggio Calabria, dove segue i corsi di pittura, e dal 2007 comincia a esporre le sue opere non solo in Italia ma anche all’estero.

Nel 2014 comincia una collaborazione con la Galleria d’arte Ellebi di Cosenza, che lo vede impegnato in diverse manifestazioni e mostre personali e collettive, presentando i suoi lavori in fiere nazionali e internazionali, come l’Artefiera di Bologna e la Yia Art Fair di Barcellona. Nel 2018, in collaborazione con la Five Gallery di Lugano, prende parte alla terza edizione di Work on paper art fair (Wopart). Dal 19 aprile al 15 ottobre scorso, le sue opere sono state esposte nell’Officina della scrittura di Torino, che è il primo museo al mondo dedicato al segno e alla scrittura.

La personale a Torino

La mostra personale di Giovanni Fava, dal titolo “Dare forma ai pensieri”, è stata curata da Ermanno Tedeschi, il quale ha sostenuto che l’artista di Taurianova «utilizza la scrittura come elemento costitutivo e non solo decorativo, ponendosi così sulla linea – in certi casi inconsapevolmente – di quel misconosciuto “Letterismo” nato negli anni ‘40, che negli anni ‘60 in Italia e in Francia sosteneva la necessità di un connubio strettissimo tra la poesia letteraria e la poesia delle arti visive».

Le opere di Fava si sono inserite perfettamente nel contesto di Officina della scrittura, che ha fatto del segno la sua cifra distintiva, connettendosi armoniosamente alla mission del Museo volta a promuovere l’attività scrittoria e il gesto grafico quale pratica artistica, creativa ma anche terapeutica e introspettiva. Con le sue opere, infatti, Fava attribuisce fisicità e materialità alle parole e restituisce il senso vero della manualità di un pensiero scritto e visto allo stesso tempo. La scrittura e i pensieri irrompono nella vita dell’opera come nella quotidianità delle persone: l’arte della scrittura e la scrittura nell’arte.

In occasione del vernissage, l’artista Giovanni Fava ha anche tenuto un’attività laboratoriale gratuita per bambini e ragazzi dai 4 ai 15 anni, dedicata al progetto espositivo, sui temi della manualità, della scrittura e del segno, a partire dalla lavorazione della carta. Attività laboratoriali poi riproposte per tutto il periodo di permanenza della mostra, tramite eventi dedicati o su prenotazione da parte delle scuole e delle famiglie. «Spesso le parole ci distanziano, a volte si intersecano, ci confondono, ci danneggiano. Mutano al mutare degli eventi, assumono forme e colori differenti. Cambiano suono, diventano musica e frastuono, trasmettono pensieri. A volte vorresti distruggerle, io l’ho fatto», ha dichiarato l’artista, descrivendo le sue opere.

Le opere

Come sostenuto dal critico d’arte Antonio d’Avossa, Fava «riprende un’esperienza dell’uso della scrittura che a partire dai primi anni Sessanta, diversamente utilizzata, irrompe nel campo della pittura e della scultura nei termini di materia scritta e disponibile alla lettura nei suoi più diversi significati e forme. La sua è una esperienza singolare fatta soprattutto di frammenti e parole che appartengono al suo pensiero. Con un materiale fragile come la carta, riannoda i fili di una pratica del ritaglio e della scrittura manuale che sono appartenuti e appartengono a grandi campioni della storia dell’arte contemporanea: Jiri Kolar e Ben Vautier.

Mediante una tecnica tipica del cut up, praticata nei suoi romanzi dallo scrittore americano William Burroughs, Fava intende restituirci il senso vero della manualità di un pensiero scritto e visto allo stesso tempo.  Le parole diventano materia e ancora una volta si ritorna alla monocromia, organizzata attraverso i rossi, i gialli e i bianchi. Il corpo frammentato, tagliato, reciso, dissezionato della visione si ricompatta, si unisce e riunisce in una nuova realtà». 

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