venerdì,Ottobre 11 2024

Reggio, piazza Garibaldi è uno scrigno da scoprire – VIDEO E FOTOGALLERY

REPORTAGE ESCLUSIVO Un percorso che abbraccerà gli altri siti reggini per un grande circuito dei beni archeologici. Novità esclusive anche sui lavori di piazza De Nava

Reggio, piazza Garibaldi è uno scrigno da scoprire – VIDEO E FOTOGALLERY

È un racconto che si inizia a scrivere, e che già affascina, quello degli scavi di piazza Garibaldi a Reggio Calabria. Affiorano i resti del tempio romano e l’antico calpestio. Già dal 2016, come chiarisce l’archeologa, erano venute fuori le offerte votive. Con un po’ d’immaginazione si riescono a vedere i “fedeli” fuori che circondano il recinto delle sacre mura e il sacerdote salire le scale, che oggi sono ben visibili.

Saccheggi, riutilizzo dei materiali e ancora distruzione. Ma piazza Garibaldi oggi, cantiere aperto, è uno scrigno da scoprire che emoziona tantissimo.

Una storia iniziata nel 2016, quando sul posto si iniziato a scavare per la costruzione di un parcheggio. Ma il sottosuolo archeologicamente generoso della città dello Stretto ha fatto vedere la meraviglia che si nascondeva. Sono passati sette anni da allora: i resti sono stati interrati in attesa di trovare i fondi per la valorizzazione del sito e, risolti i problemi logistici, la piazza è stata scavata nuovamente. Il Reggino ha avuto il privilegio di visitare il cantiere in cui gli scavi sono in corso. Un lavoro con Direttore Lavori Michelangela Vescio, Direttore Scientifico Fabrizio Sudano, rup comunale Arturo Arcano, Direttore Operativo Andrea Maria Gennaro, collaboratori Antonino Giordano, Massimiliano Curcio, Francesco Spada, col Team Archeologi in cantiere Maria Maddalena Sica, Silvia Ferrari, Giovanni Speranza, collaboratore Santo Francesco Laganà e l’Impresa Samoa Restauri.

La valorizzazione di piazza Garibaldi

Il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti torna nello scavo che già, confessa, tante emozioni gli aveva regalato negli anni passati. « nello scavo che prende forma. «Già siamo proiettati all’inserimento nel percorso dei siti che ci sono già e a ragionare sulla riqualificazione di piazza Garibaldi che, una volta completati i lavori, vedrà una sistemazione adeguata al luogo. Ora stiamo aspettando di sapere cosa verrà fuori dal cantiere, ci sono teorie contrastanti. C’è chi dice che in qualsiasi punto si scava a Reggio vengono fuori tesori e io dico ben venga meglio per la città. Serve una visione a lungo termine per renderli fruibili alla collettività».

E il parcheggio di piazza Garibaldi?

«Parte del finanziamento è stato investito negli scavi, parte accantonato aspettando ciò che si farà. Con un sito archeologico in questa piazza andrebbe rivista l’idea del parcheggio collocato magari qui vicino ma non adiacente. Va resa fruibile in modo differente. Con strutture per realizzare spettacoli all’aperto ad esempio».

Piazza De Nava

A Reggio c’è un’altra piazza oggetto di lavori in corso. «Piazza De Nava è un’altra realtà importante del territorio sulla quale il Comune ha da subito sposato l’idea della riqualificazione. Finalmente è stata messa la parola fine a polemiche e ricorsi che qualcuno sperava potessero bloccare i lavori. Il nuovo sito prende forma: già sono stati riqualificate le arterie e i marciapiedi. Termini che saranno rispettati come da programma. Con tutti questi cantieri possiamo dire che si è rimessa in moto la macchina dei lavori pubblici, solo al centro storico, milioni investiti».

Un sacrificio richiesto ai turisti e ai cittadini per quest’estate ma che per l’anno prossimo porterà i suoi frutti e chiude «Potremo godere a pieno delle bellezze della città».

L’area pedonale intorno allo scavo

«È stata nostra volontà allargare lo scavo rispetto al 2016- afferma Fabrizio Sudano – così si comprende meglio la stratigrafia, il contesto e l’interpretazione». Perchè la richiesta è sapere di che costruzione si tratta e magari a chi è dedicata. In sinergia con l’amministrazione comunale abbiamo avuto di coraggio di investire su quest’area e spero che i frutti siano positivi. Un’area posizionata davanti alla stazione centrale che accoglie i turisti e sarebbe bellissimo se potessero, appena arrivati, trovarsi di fronte un sito archeologico all’aperto come è nei progetti, con una riqualificazione per la quale, come ci ricorda il nostro rup, ci sono già i fondi. Saremo disponibili a collaborare come Soprintendenza. L’idea principale è di fare una parte pedonale, come a piazza De Nava, in modo da avere libertà dal flusso viario. Ipotesi che valuteremo». Ancora sarà necessario scendere con lo scavo, abbassare le quote, e «Ci saranno sorprese» aggiunge Sudano.

Il cantiere aperto e le visite guidate

Che non ci sia nulla da nascondere i cittadini di Reggio se ne sono accorti. Il cantiere di Piazza De Nava chiuso è tutta un’altra storia perchè si tratta di un’opera di edilizia. Tra l’altro recinzione messa da parte perchè ci ha pensato il vento a scoperchiare le carte. I pannelli a piazza Garibaldi, invece, come ricorda il soprintendente, servono anche ad arginare la polvere del cantiere. Qui, a piazza Garibaldi si respira la storia. Ed è un pensiero che l’Amministrazione e la Soprintendenza hanno da subito voluto condividere posizionando le finestrelle per i passanti, occhi vigili sullo scavo. Ma il bello deve ancora venire.

«Stiamo cercando il cantiere in modo da renderlo visitabile per le scolaresche a partire da settembre tutti i giorni da lunedì a venerdì – evidenzia Sudano – faremo anche giornate aperte, il sabato e la domenica, alla cittadinanza per raccontare il materiale rivenuto e le prospettive».

I riti

A vista viene identificato un podio fuori terra, uno zoccolo più alto, tipica caratteristica dei templi italici romani. La gradinata solo da un lato, quello che dà sul corso Garibaldi, con le scale a cui solo il sacerdote che officiava poteva accedere. «È un chicca per Reggio e per la Calabria intera– giura l’archeologa Maria Maddalena Sica – altri ne troviamo nel centro Italia, Lazio e nella zona in su della Campania».

La costruzione, come la descrive l’esperta è fatta di «Malta mischiata a ciottolo, rivestita di mattoni all’esterno, sulla quale viene sistemato un rivestimento. Sulla base dei confronti con templi simili è probabile che il tempio avesse un’unica cella, la stanza del culto, e sulla fronte dovevano esserci quattro colonne. Reggio, città importante al tempo dei romani, ci ha restituito un gioiello».

La speranza del team di archeologi è di poter restituire alla città il tempio col rivestimento, con gli addobbi e con le facce del culto del luogo.

Anche se l’archeologa non nasconde la complessità del sito. «È una zona molto discussa. Siamo fuori dalle mura, siamo fuori dal centro, siamo vicino al mare, vicino al Calopinace, per Reggio c’è il problema della collocazione del porto: qui o nella rada dei Giunchi. Ci piacerebbe pensare che sia in questa zona visto questo ritrovamento».

Il periodo greco

Ma dagli scavi del 2016 si sa che è importante anche ciò che c’era sotto. «Sappiamo dal saggio che al di sotto del periodo romano, abbiamo trovato un sistema di canalizzazioni legate all’acqua che sicuramente è legato all’area sacra, abbiamo strutture muri e pavimenti riferibili alla città greca, di età ellenistica e forse più antica. Non solo questo monumento ma tanto altro».

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