domenica,Aprile 28 2024

Reggio di nuovo nella polvere. Serve un patto, vero, per la città

La vicenda della Reggina è la cartina di tornasole della condizione in cui versa la città. Uno sparti acque tra ciò che è stato e ciò che vogliamo essere

Reggio di nuovo nella polvere. Serve un patto, vero, per la città

Reggio è di nuovo nella polvere. E con lei la Reggina calcio. Quanto successo ieri al Tar del Lazio segna inevitabilmente uno sparti acque tra ciò che è stato e ciò che vuole essere questa città. Siamo stanchi di dover risorgere. Stanchi di dover raccogliere le ceneri e le macerie. Stanchi pure di apparire come eroi capaci di sopportare tutto, e tutti.

Basta. Questa città – istituzioni e cittadini – deve prendere coscienza della loro condizione. Devono ammettere le proprie responsabilità, ognuno per quel che gli compete. Certo, ci sarà chi deve farsi da parte perché non è riuscito a rappresentare la città in maniera dignitosa, e c’è chi ha un’altra chance per provare a fare qualcosa di positivo per lei. Ma serve una coscienza collettiva. Un patto per la città. Tra istituzioni, e tra istituzioni e cittadini.

Paghiamo l’estrema debolezza della città. In ogni settore. Dalla sua rappresentanza nei luoghi del potere, al suo tessuto economico sfilacciato ed esangue. Dal suo scarso peso politico – senza un sindaco eletto ormai da tempo – alla indolenza dei suoi cittadini, ormai assuefatti al brutto ma sempre pronti a criticare.
Qui bisogna aiutare. Non basta criticare. Qui bisogna fare squadra, stringersi, ribellarsi alla mediocrità. Altrimenti si continua ad annegare nel mare dei problemi.

Serve un patto tra una politica che deve però mostrarsi all’altezza del momento e i cittadini che la politica la considerano un servizio alla città. Serve una nuova stagione. Una primavera che sia Vera. Una Reggio bella e gentile che non esiste ormai da troppo tempo. Serve una classe dirigente nuova, preparata, capace di mettere in fila quattro parole per fare un discorso. Le schede elettorali devono essere usate, non riconsegnate. Perché la voce di una città non è quella di chi siede sugli scranni più alti dei palazzi comunali e metropolitani. Ma è quella della sua gente. E se la sua gente non dice basta a questo scempio, la città continuerà a sprofondare.

Questo non può e non deve essere un giudizio soltanto politico. Ma un appello al cuore dei reggini.
E siccome il calcio non è solo uno sport, la vicenda Reggina deve fare riflettere tutti. Le vicissitudini amaranto rappresentano la cartina di tornasole della condizione in cui versa Reggio. Perché la Reggina è il vessillo a cui tutti si aggrappano per superare amarezze quotidiane e soprusi. Ma è anche la gioia di condividere un obiettivo, di vivere fianco a fianco per veder trionfare i propri colori. È la speranza di un risveglio collettivo. Voglia di lacrime di riscatto. Unità di intenti ed orgoglio cittadino.

Spesso si critica quello che viene definito un eccessivo trasporto nei confronti di questa maglia. Da più parti c’è gente che commenta: «quando scenderete in piazza per i problemi della città?» Bhe, ci sono due errori in questa frase. Intanto smettiamola di delegare i sentimenti di protesta. Casomai dite, «quando scenderemo», senza sottrarvi alla battaglia per qualsiasi diritto. Anche per quelli che non vi sfiorano. E poi, se non si capisce che l’eventuale scomparsa della Reggina è un problema per questa città, allora vuol dire che non si è capito niente di questa città. Oggi più di ieri occorre un sussulto di dignità. Oggi più di ieri serve essere uniti. Essere reggini.

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