lunedì,Aprile 29 2024

Carne coltivata, Paolillo: «Meglio farne a meno, ma ricerca interessante»

Il tecnologo alimentare: «Cibo sicuro e privo di contaminazioni visto che cresce in un ambiente asettico»

Carne coltivata, Paolillo: «Meglio farne a meno, ma ricerca interessante»

di Antonio Paolillo*

La carne è uno tra gli alimenti più importanti nella dieta degli italiani anche se, negli ultimi anni, il suo consumo si è ridotto notevolmente. Dopo il boom economico, dove la carne rappresentava un piatto di èlite a tavola, si è passati dai 14 Kg consumati negli anni ‘60 agli 8,54 Kg di consumo di carne pro capite di oggi. Le motivazioni di questa drastica diminuzione sono dovute a diversi ordini di fattori. Il primo è relativo alle campagne salutistiche che individuano nell’eccessivo consumo di carne una correlazione con l’insorgenza di malattie neoplastiche al contempo l’allevamento intensivo di bovini per produrre carne mette a serio rischio la salute del nostro ambiente e in molti consumatori genera un senso di disgusto per i metodi crudeli di allevamento che vengono attuati, anche l’aumento di consumatori eco sostenibili e rispettosi degli animali ha contribuito alla diminuzione del consumo di carne.

D’altra parte, invece, quella del settore agroalimentare è diventata una sfida a livello globale visto che, nei prossimi anni, si dovrà garantire cibo sicuro e prodotto in maniera sostenibile a una popolazione crescente, con le previsioni che parlano di 9,7 miliardi di persone entro il 2050. In questo senso, sarà necessario garantire un aumento medio del 30% della disponibilità di alimenti di origine animale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. La carne, infatti, è un’importante fonte di proteine di alta qualità e di vari micronutrienti di cui si rilevano carenze a livello globale (anche presso gran parte delle popolazioni occidentali) come ferro, zinco e vitamina B12. Per far fronte alla crescente domanda di cibo associata a stati di malnutrizione, dopo la comparsa delle ferine di grillo, oggi si parla di carne sintetica ed è proprio di questi giorni l’approvazione in via definitiva da parte della Camera di vietare la produzione e la commercializzazione di cibi e mangimi animali di carne coltivata in laboratorio in Italia.

Ma cosa si intende per carne coltivata? Innanzitutto facciamo una distinzione tra carne sintetica e carne coltivata. Per sintetico si intende qualcosa che deriva da una sintesi di più elementi cioè creare di sana pianta (ex novo) una cellula che poi diventerà tessuto. Mentre per coltivato si intende il prelievo di una cellula animale dal suo organismo tramite biopsia e poi coltivata in laboratorio con l’utilizzo di fattori naturali di nutrimento all’interno di bioreattori. Certo tutto questo fa paura e si allontana di molto dall’idea romantica e rustica della vita campestre dagli allevamenti al pascolo tipici del paesaggio delle campagne. Mai ci saremmo aspettati che la tecnologia arrivasse a questo o meglio, che l’impiego delle tecnologie avesse potuto colmare una carenza di alimenti in modo completamente alternativo dal naturale. Ci chiediamo dove andremo a finire.

Ma la domanda di molti è: la carne coltivata è sicura e idonea al consumo umano? Da un punto di vista di procedure potremmo ritenere la carne coltivata un alimento sicuro e oltretutto privo di contaminazioni visto che cresce in un ambiente asettico anche se il sapore sarà ben lontano dal gusto di un muscolo che si è ben ossigenato e rassodato al pascolo. Ancora non si conoscono, invece, (come per gli OGM o la farina di grillo) gli effetti a lungo termine sulla salute in quanto la carne coltivata è in commercio solo in alcune parti del mondo come ad esempio Singapore che è stato il primo Paese ad autorizzare il consumo mentre in Europa c’è da dire che c’è la possibilità che alcuni Paesi dell’Unione diano l’ ok per la produzione di carne coltivata potendo così contestare la misura Italiana appena adottata sulla base del principio della libera circolazione delle merci. Nel mentre vige il principio di precauzione ed è meglio poter fare a meno di questa novità che, però, trova interessanti risvolti nel mondo della ricerca. In America, ad esempio, né è autorizzata la produzione ma non il commercio e di conseguenza il consumo.

*Tecnologo alimentare

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