lunedì,Aprile 29 2024

Covid, due anni fa la scoperta del paziente uno a Codogno. Ora si vuole solo tornare alla normalità

I centri della bergamasca più colpiti dal virus ricordano le vittime ma guardano al futuro, mentre inchieste cercano di capire se ci siano state responsabilità

Covid, due anni fa la scoperta del paziente uno a Codogno. Ora si vuole solo tornare alla normalità

Sono passati esattamente due anni da quel giorno: era il 20 febbraio 2020 quando sui media italiani cominciò a circolare la notizia di un 38enne, Mattia Maestri, risultato positivo al Covid nell’ospedale di Codogno, in Lombardia. La notizia fu lanciata dall’Ansa e in pochi minuti fece il giro del paese. Il “paziente uno”, primo italiano ad essere ufficialmente trovato positivo al virus. Le autorità sanitarie si misero a ricostruirne gli spostamenti. L’11 marzo la prima chiusura generalizzata che rinchiuderà il nostro Paese per mesi in una gigantesca zona rossa. 

L’assessore alla Sanità della Regione Lombardia dell’epoca, Giulio Gallera, affermava: «Sono in corso le controanalisi a cura dell’Istituto Superiore di Sanità, l’italiano è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno i cui accessi al pronto soccorso e le cui attività programmate, a livello cautelativo, sono attualmente interrotti». Fu l’inizio ufficiale della pandemia in Italia, primo caso conclamato di Covid in Europa. 

A due anni di distanza dall’inizio della pandemia a Nembro e ad Alzano Lombardo, i due comuni che con Bergamo sono stati tra i più colpiti dal Covid in Italia, il dolore per i numerosi morti sta lasciando il posto alla voglia di ripartire.

Anche se mai verrà cancellata la memoria di quella tragedia testimoniata dalle immagini delle lunghe file di camion dell’esercito con sopra migliaia di bare, si guarda al futuro facendo tesoro di quel che ha insegnato il passato e tenendo presente che la parola d’ordine è “ricostruzione”. CONTINUA A LEGGERE SU LACNEWS24

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