Carcere di Arghillà, il più sovraffollato in regione ma anche la nuova frontiera della telemedicina in Calabria
Il garante regionale Muglia: «Guardiamo con grande attenzione alle nuove sfide per la sanità penitenziaria che in Calabria stanno riguardando Reggio e Catanzaro»
Nel carcere di Arghillà a Reggio il tasso più alto di sovraffollamento in Regione ma anche una promettente sperimentazione, la prima in Calabria e tra le prime in Italia, di telemedicina. Questo il contesto che si registra presso l’istituto penitenziario al momento affidato alla vicedirettrice Marianna Stendardo. Il carcere di Reggio Giuseppe Panzera è infatti in regime di reggenza affidata a Roberta Velletri, dopo il rientro nella sede originaria di Castrovillari di Giuseppe Carrà, che per qualche tempo aveva contestualmente ricoperto il ruolo di direttore degli istituti di Reggio e Castrovillari, appunto.
La telemedicina ad Arghillà
«L’esperienza delle telemedicina nel carcere di Arghillà – spiega il garante regionale dei diritti delle persone detenute, Luca Muglia – sarà certamente implementata. La ritengo una prassi assai positiva perché foriera di benefici per la qualità e la tempestività di un numero sempre crescente di prestazioni sanitarie non solo dal punto di vista degli esami specialistici. Ove possibile potrebbero essere strutturati anche dei consulti psicologici e psichiatrici. Il che concorrerebbe a colmare carenze attualmente esistenti.
Essa contribuirà a lenire anche l’impatto della carenza cronica di agenti di polizia penitenziaria deputati al piantonamento in ospedale dei detenuti da portare fuori per accertamenti.
Tutto ciò grazie anche al prezioso impulso della direttrice generale dell’Asp di Reggio, Lucia Di Furia, che di recente ha istituito il coordinamento funzionale e gestionale per la vigilanza e la sorveglianza delle attività sanitarie nelle Case Circondariali della provincia di Reggio Calabria. Affidato di recente l’incarico di coordinatore al dottore Nicola Pangallo».
L’eccellenza sanitaria a Catanzaro
«Una esperienza virtuosa che in Calabria fa il paio con l’ormai riconosciuta l’eccellenza del Centro clinico di sanità penitenziaria della Casa circondariale Ugo Caridi di Catanzaro. Presso la struttura hub regionale, diretta da Giulio Di Mizio, vengono accolti da tutta Italia detenuti con pluripatologie ad elevato impatto assistenziale. Un unico centro in Italia con reparto di riabilitazione e piscina per idrochinesiterapia. Stiamo pertanto valutando, ma ancora la fase è puramente ipotetica, di ampliare la capienza dell’articolazione di tutela della salute mentale di Catanzaro. L’Atsm al momento può ospitare 12 detenuti ma, dopo la chiusura di quella a Reggio, è rimasta l’unica in Calabria». È quanto spiega ancora il garante regionale dei diritti delle persone detenute, Luca Muglia.
«Guardiamo con grande attenzione alle nuove sfide per la sanità penitenziaria che in Calabria stanno riguardando Reggio e Catanzaro. Concorreranno a lenire le tante criticità ancora presenti su altri versanti. Di recente ne abbiamo anche discusso in occasione del primo tavolo convocato dal neo direttore generale che si occupa di Sanità penitenziaria e del relativo osservatorio, Francesco Lucia, con tutti i direttori sanitari degli istituti penitenziari calabresi. Implementeremo, dunque, una serie di prassi che speriamo diano segnali positivi». Così ancora il garante regionale Luca Muglia.
Un percorso virtuoso che segna nuove tappe importanti che beneficia anche dell’attività avviata ad Arghillà qualche anno fa dalla garante comunale Giovanna Russo. Il tavolo istituzionale con l’asp e tutti gli attori competenti per la sanità penitenziaria ha garantito la copertura medica ad Arghillà.
Il quadro regionale
Sovraffollamento, carenza di polizia penitenziaria ed emergenza suicidi. Le dodici carceri calabresi non sono esenti dalle problematiche che attanagliano l’universo carcerario in Italia.
«In Calabria 3036 persone, di cui 63 donne e un figlio al seguito, sono detenute in strutture la cui capienza arriva a 2711 unità. Nel 2024 è stato registrato un suicidio sui 31, con un incremento di 13 detenuti in più rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno, in Italia. Questi gli ultimi dati raccolti dal garante nazionale dei diritti delle persone detenute, Felice Maurizio D’Ettore, in vista della recente giornata del 18 aprile in cui anche in Calabria abbiamo promosso iniziative di sensibilizzazione su questo drammatico fenomeno. La giornata era stata indetta dalla Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale.
Attendiamo di capire come saranno proporzionalmente distribuiti i 5 milioni di euro annunciati dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per il potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici negli istituti, attraverso il coinvolgimento di esperti specializzati e di professionisti esterni all’amministrazione. Auspichiamo che ci saranno risorse cospicue anche per le dodici strutture penitenziarie calabresi per le innumerevoli criticità». Così il garante regionale dei diritti delle persone detenute, Luca Muglia.
La missiva al ministro Nordio
Con il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, lo stesso garante regionale Luca Muglia nelle scorse settimane ha già inviato una missiva al ministro Nordio e al capo del dipartimento Applicazione della Pena, Giovanni Russo. Denunciati il progressivo sovraffollamento, le gravi carenze di organico e il moltiplicarsi di eventi critici nei 12 istituti penitenziari della Calabria, invocato un intervento tempestivo.
Il sovraffollamento
Investiti della questione anche il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, e i sottosegretari Andrea Ostellari e Andrea Del Mastro delle Vedove e il garante nazionale Felice Maurizio D’Ettore. «Allo stato, quasi tutti i 12 istituti penitenziari della Calabria registrano fenomeni di progressivo sovraffollamento, con valori elevati a Reggio Arghillà (+ 98), Cosenza (+ 57), Crotone (+ 44) e a Rossano (+ 52). In alcuni istituti, peraltro, sono presenti camere detentive, dotate di letti a castello, che ospitano fino a 6/8 persone».
Il deficit di personale di polizia penitenziaria
A ciò si aggiunga «il deficit del personale di Polizia penitenziaria raggiunge in alcuni casi livelli allarmanti (-100 Catanzaro; -70 Vibo Valentia; -42 Rossano; -37 Palmi; -36 Reggio Arghillà). L’assenza di un numero adeguato di Polizia penitenziaria genera effetti a catena che recano danno all’intero sistema, oltre a causare problemi di sicurezza e a richiedere sforzi sovrumani del personale in servizio. Nel corso del 2023 in Calabria si sono verificati 150 tentativi di suicidio e 4 suicidi. Nel 2024 c’è già stato un nuovo decesso per suicidio». È quanto segnalato dal presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso e dal garante regionale Luca Muglia.