sabato,Aprile 27 2024

Ospedale Oppido, sit-in di protesta per salvare la lungodegenza

L’unico reparto rimasto attivo rischia la chiusura per carenza di personale. I cittadini indignati chiedono risposte concrete. Domani la visita di Giannetta, Di Furia e Stanganelli

Ospedale Oppido, sit-in di protesta per salvare la lungodegenza

Dopo la chiusura del Punto di primo intervento avvenuto la scorsa estate, Oppido Mamertina rischia di venire spogliata anche dell’unico reparto ancora funzionante dell’ospedale “Maria Pia di Savoia”, ossia l’unità operativa di lungodegenza. Il motivo è la carenza di personale, che ha già portato al trasferimento in un’altra struttura ospedaliera, di sei dei sette pazienti ricoverati. Proprio per scongiurare questo ulteriore “smacco sanitario”, i cittadini si sono uniti in un fronte civico e dato vita, a partire da ieri, a un sit-in di protesta permanente, per cercare di salvare quel che resta del nosocomio cittadino. «Vogliamo risposte concrete e non parole, perché siamo stanchi di promesse non mantenute», ha affermato uno dei numerosi cittadini che in queste ore, stanno protestando di fronte all’ospedale. Protesta che stamattina ha visto partecipare anche degli studenti, i quali hanno saltato le lezioni per dare il loro contributo alla causa.

Mazzeo: «Pretendiamo risposte»

A spiegare la situazione, ci ha pensato la portavoce del comitato cittadino spontaneo Margherita Mazzeo, ex presidente del Consiglio comunale di Oppido, durante l’Amministrazione Giannetta. «La carenza di personale nelle strutture sanitarie dell’Asp di Reggio Calabria non è una novità – ha affermato – ma lo è per chi non conosce la realtà oppidese, nel cui ospedale, struttura d’eccellenza, si trova l’unica unità operativa di lungodegenza post acuzie dell’intera provincia. È questa la vera novità, è questa la notizia che dovrebbe giungere ai “piani alti” dell’Asp reggina, qualora lo avessero dimenticato.

Negli anni abbiamo assistito al completo smantellamento dell’ospedale di Oppido Mamertina, il più vicino punto di assistenza sanitaria per l’intera fascia aspromontana e pre-aspromontana. Non esistono più i reparti di ostetricia, chirurgia, medicina, il pronto soccorso è stato declassato a punto di primo intervento che, dopo la chiusura “per ferie estive”, non è mai stato riaperto, com’era prevedibile, e la radiologia, anche se dotata di tutte le attrezzature funzionanti e di un buon mammografo, è stata chiusa per mancanza di personale.

Da ospedale punto di riferimento per un’importante fascia di popolazione “disagiata” – ha continuato Mazzeo – abbiamo accettato di essere solo una struttura extra ospedaliera con un reparto di lungodegenza a valenza internistica post acuzie, nel quale viene praticata, compresa nel prezzo, anche la riabilitazione estensiva, con un risparmio a carico del servizio sanitario di circa 250 euro al giorno per paziente, e il servizio di ecografia muldisciplinare, grazie ai medici dell’ex reparto di medicina.

Attendevamo l’ampliamento di organico con un geriatra, lo stesso che interviene presso la struttura “a chiamata”, per far diventare la struttura oppidese a valenza internistica e riabilitativa estensiva e intensiva, attendevamo i radiologi, anche per un solo giorno a settimana, ma a distanza di anni non solo non abbiamo assistito ad alcun ampliamento, ma il collocamento a riposo del dirigente medico responsabile del reparto e del suo successore rischia di “mandare in pensione” l’intera struttura».

La raccolta delle tessere elettorali

Detto questo, Margherita Mazzeo ha sottolineato che «per fortuna nessuno potrà mai collocare a riposo l’art. 32 della Costituzione italiana, che sancisce la tutela della salute come “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività” ed è per questo che tutti noi abbiamo l’obbligo di ribellarci». Proprio per questo si è pensato di istituire un presidio di protesta permanente davanti all’ospedale, per «chiedere delle risposte». Allo stesso tempo si sta procedendo anche alla raccolta delle tessere elettorali, perché come ha spiegato l’ex presidente del Consiglio comunale, «avendoci condannato in più occasioni alla “morte civile”, a questo punto vogliamo fino alla fine rivendicare la nostra dignità di popolo oppidese e quindi a questo punto siamo noi che procediamo a ucciderci civilmente.

Rimarremo qui fin quando non avremo delle risposte e finché qualcuno non ci dirà perché una struttura di eccellenza debba fare questa fine. Non ci muoveremo finché non conosceremo le sorti del nostro paese, perchè pian piano negli anni ci hanno privato di tantissime cose, ma adesso stiamo parlando di uno dei diritti fondamentali dell’uomo. Siamo qui per chiedere spiegazioni e qualcuno deve darcele. Rimarremo qui fino a quando non ci garantiranno che il reparto di lungodegenza continuerà a essere aperto con i pazienti e quindi a operare, non una struttura vuota, e l’apertura di un Punto di primo intervento h24. Questo comitato nasce anche perché, visto che si è deciso ed è stato fatto tutto in anonimato, vogliamo che – se fino a ora da sette pazienti ne hanno spostati sei – l’ultimo che per noi è una luce, un barlume di speranza, rimanga qui o se viene spostato, lo si faccia davanti ai nostri occhi e saremo qui pronti a chiedere spiegazioni».

Il sostegno del parroco

A sostenere la protesta anche il parroco don Giuseppe Papalia. «Sono qui per sostenere i miei parrocchiani – ha sostenuto – perché trovo assurdo che nel 2023 si debba ancora lottare per avere il minimo diritto alla salute. Sono testimone del fatto che in questo momento, la nostra vita, la dignità umana sia lesa in un modo molto grave. Il reparto di lungodegenza è ciò che rimane di un servizio veramente utile e necessario e come cittadini non possiamo permettere che anche questo ci venga tolto.

Ci troviamo in un centro che ospita tre scuole superiori e c’è quindi un giro di alunni che vengono anche dai paesi vicini e non ci si può permettere che non sia salvaguardata la nostra salute. È un diritto minimo e credo che siamo arrivati a un punto di non ritorno e proprio per questo dobbiamo difendere un diritto che ci è negato. Quello che rimane del nostro ospedale ancora funzionante è quasi nulla e dietro c’è un plesso enorme completato e mai attivato, quindi che si trovi una soluzione affinché un minimo di dignità per quanto riguarda la salute sia data a ognuno di noi».

Mazzullo: «Non comprendiamo la logica di questa scelta»

Presente al sit-in di protesta anche Mariano Mazzullo, responsabile del comitato “Ci siamo rotti”. «Ci ritroviamo ancora una volta davanti al nostro ospedale per protestare – ha affermato Mazzullo – questa volta contro la chiusura del reparto di lungodegenza, che piano piano ha visto il trasferimento dei suoi pazienti verso altre strutture sanitarie territoriali, dopo aver subito la chiusura del Ppi notturno e poi diurno.

A Oppido rappresentiamo una comunità viva, che fa da baricentro a 20.000 abitanti della zona aspromontana e preaspromontana, pertanto non comprendiamo quale logica e quale finalità ci sia dietro questa scelta del commissario straordinario che sta semplicemente chiudendo senza alcuna progettazione aziendale da parte dell’Asp. Noi non vogliamo morire così, per strada, per raggiungere il primo ospedale funzionale che è quello di Reggio Calabria, perché a Polistena diverse esperienze negative le abbiamo vissute tutti quanti, e quindi siamo qui per lottare per la riapertura immediata dei vari reparti dell’ospedale Oppido, riportando all’efficienza questa struttura che ha visto nella sua storia tempi gloriosi. Per questo stiamo consegnando le tessere elettorali perché non vediamo quale altra misura potremo intraprendere come semplici cittadini.

Abbiamo addirittura denunciato l’Asp con una petizione pubblica – ha continuato Mazzullo – sottoscritta da 1.300 cittadini e timbri di associazioni. Abbiamo fatto il possibile e ora siamo arrivati al capolinea, non sappiamo più quale altra iniziativa intraprendere. Perciò ci aspettiamo dall’Asp risposte immediate e che venga ripristinato il servizio efficiente come è sempre stato qui a Oppido, dove c’è professionalità, storia dell’ospedale e competenza».

L’impegno di Giannetta

Intanto questa mattina, Vincenzo Barca, portavoce del consigliere regionale Domenico Giannetta, ha raggiunto i cittadini in protesta rassicurandoli del fatto che lo stesso consigliere è in costante dialogo con il commissario straordinario dell’Asp Lucia Di Furia, e che – secondo quanto riferito dalla Mazzeo – «ci sarebbero delle novità positive per Oppido, anche alla luce del fatto che oggi c’è Consiglio regionale».

Il consigliere Giannetta, proprio questa sera, attraverso una nota, ha sostenuto che «l’ospedale di Oppido Mamertina è molto importante per il territorio. Rappresenta l’unico avamposto della fascia aspromontana e per questo non solo va salvaguardato ma va anche rilanciato, in quanto ha le caratteristiche per diventare ospedale di montagna. Intanto – ha sottolineato – è imprescindibile la salvaguardia della lungodegenza. Ed è inoltre fondamentale che il nosocomio eroghi i servizi da ospedale di comunità, per come previsto nella riorganizzazione della rete territoriale. A tal fine si potrà avviare un percorso a step, che preveda intanto, l’ubicazione del poliambulatorio presso i locali dell’ospedale.

Così facendo l’Asp risparmierebbe le risorse impegnate per l’affitto dello stesso e, al contempo, renderebbe maggiormente fruibili gli specialisti ambulatoriali per le consulenze intra ed extra ospedaliere. Una proposta ben accolta e condivisa dalla commissaria straordinaria dell’Asp di Reggio Calabria, Lucia Di Furia, il cui impegno, unitamente alla lungimirante azione politica del presidente Occhiuto, nel mettere in campo soluzioni concrete fa ben sperare sul futuro. Da settimane, insieme al commissario Di Furia, stiamo lavorando in sinergia nell’individuazione di soluzioni sostenibili. Intanto, arriva oggi la bella notizia di un ordine di servizio che ci consente riaprire la Radiologia a Oppido. Una prima risposta, che prelude le successive che ci consentiranno già a breve – ha concluso Giannetta – di riorganizzare la lungodegenza».

Infine, il consigliere regionale Giannetta ha annunciato che «domani mattina, insieme al commissario straordinario Asp Lucia Di Furia e al garante regionale alla Salute Anna Maria Stanganelli ci recheremo in visita all’ospedale di Oppido e illustreremo le azioni programmate per il nosocomio».

L’incontro con l’Amministrazione comunale

Una delegazione del comitato spontaneo, guidato dalla stessa Margherita Mazzeo, sempre questa mattina, ha incontrato il sindaco Bruno Barillaro, il quale si è impegnato a fare il possibile per scongiurare la chiusura del reparto di lungodegenza. Il primo cittadino, in presenza dei rappresentanti del comitato ha avuto una conversazione telefonica con Di Furia, la quale gli ha assicurato una visita all’ospedale proprio in questi giorni, oltre a importanti novità per lo stesso nosocomio. «Il sindaco ci ha riferito – ha riportato Mazzeo – che il commissario straordinario dell’Asp ha promesso la riapertura della radiologia e due ordini di servizio per mandare nuovi medici nel reparto di lungodegenza. Allo stesso tempo però, ha sostenuto che lo stesso reparto non può esserci, perché non è allocato in una struttura ospedaliera e che non viene chiuso al momento sol perché nell’ex ospedale cittadino insiste la Casa della comunità. Cattive notizie sul fronte del Ppi, ritenuto illegittimo e quindi probabilmente non verrà più riaperto. Al massimo si sta pensando di potenziare il 118 e di allocare i medici di medicina generale per gestire solo i codici verdi».

top