venerdì,Maggio 3 2024

Giovane morto all’ospedale di Locri, Di Furia: «Se abbiamo sbagliato, pagheremo»

Il commissario dell’Asp di Reggio chiarisce anche sul caso dei 25 letti fantasma: «Misure più ampie del montacarichi. Entro qualche mese ne faremo arrivare altri»

Giovane morto all’ospedale di Locri, Di Furia: «Se abbiamo sbagliato, pagheremo»

«Se abbiamo sbagliato pagheremo. Spero che non ci sia stato errore, ma sicuramente qualcosa è successo». Così il commissario straordinario della azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria Lucia Di Furia, a pochi giorni dalla morte del giovane indiano avvenuta all’ospedale di Locri per un’occlusione intestinale e su cui sta indagando la Procura. «Morire a 24 anni è un grande dolore – ha evidenziato la manager – Alla famiglia del giovane indiano va tutta la vicinanza dell’Asp di Reggio. La magistratura farà il suo corso. Sottovalutazione? Dobbiamo migliorare la capacità di assistenza. Se io non avessi fatto i concorsi questo ospedale sarebbe morto. Abbiamo stabilizzato infermieri e portato professionisti. Nessuno vuole venire a lavorare qui? Capisco che questo sia un posto più remoto rispetto a Reggio. Ma ho avuto persone che potendo scegliere hanno optato per Locri. Questo è un posto che merita rispetto».

Il commissario dell’Asp ha anche detto la sua sui 25 letti fantasma, giunti al nosocomio di contrada Verga, ma ancora inutilizzabili. «L’azienda ha acquisito letti per tutti gli ospedali del territorio – ha detto – Quelli di Locri sono lievemente più ampi e non entrano nel montacarichi. Ne faremo arrivare altri entro qualche mese»

Di Furia non risparmia critiche ai detrattori del nosocomio locrese, e ad alcuni dipendenti accusati di “fuoco amico”. «Parliamo sempre troppo di ospedale e poco di medicina territoriale – ha tuonato Di Furia – Abbiamo attivato due screening che non c’erano, ma sento solo giudizi negativi. In questo modo si salvano i pazienti. Stiamo provvedendo anche alla assistenza domiciliare integrata. L’Asp di Reggio è complessa da gestire, ma stiamo cercando di garantire i servizi. Ogni volta che si firma un atto si ha paura. Purtroppo qualche volta lo spirito di squadra si rompe perché qualcuno si fa prendere la mano sui social per denunciare alcune situazioni. Così – ha concluso – i problemi non si risolvono».

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