venerdì,Aprile 26 2024

Il legale di Samantha: «Siamo solo all’inizio di questa battaglia, ma crediamo nella giustizia»

La donna vittima di violenza è stata separata dalla figlia di 2 anni per mesi. Il 28 luglio la prima udienza del procedimento per l’affido esclusivo della bambina al Tribunale dei Minori di Catanzaro

Il legale di Samantha: «Siamo solo all’inizio di questa battaglia, ma crediamo nella giustizia»

«Voglio ringraziare tutte quelle persone, quei cittadini, quei membri della nostra Comunità, che hanno espresso la loro solidarietà e la loro vicinanza alla mia assistita. Samantha è rimasta molto colpita in positivo da queste sincere manifestazioni partecipative e questo è stato senza dubbio un fatto rilevante.

Ad oggi abbiamo ottenuto una piccola vittoria, ovvero sia siamo riusciti a consentire a Samantha di rivedere la sua bambina e di stare con lei un’ora alla settimana. Siamo solo all’inizio di questa battaglia ma, con il coraggio e con la convinzione di chi vuole continuare a credere nella giustizia, auspichiamo di riuscire a riportare la bambina nell’unico posto dove ha diritto di stare». A scrivere queste parole è l’avvocato Massimo Bambara, del foro di Reggio Calabria, legale di Samantha, la donna vittima di violenza da parte dell’ex compagno che è rimasta lontana dalla sua bimba di 2 anni per tanti mesi.

«Vorrei comunque, in questa sede, evidenziare – afferma il legale – essenzialmente tre aspetti fondamentali di questa singolare vicenda.

Innanzitutto il provvedimento madre da cui trae origine l’attuale situazione: un Decreto del Tribunale dei Minori di Bologna in cui viene messo per iscritto che una donna sta subendo ripetutamente violenza dal proprio compagno, ma che non riesce a denunciarlo per paura di ripercussioni su di sé o sui propri figli. Nonostante questo, i Giudici emiliani hanno deciso di mandare la bambina di Samantha in una comunità e di non mettere in protezione la madre dai soprusi del compagno. Credo che siamo dinanzi a qualcosa che tradisce profondamente non soltanto i principi di diritto più elementari ma, nel contempo, arrivi a ledere in maniera molto forte quei valori umani che dovrebbero essere alla base di una società civile. Non si può prendere atto di una situazione così grave, senza poi conseguentemente mettere in protezione la vittima di un uomo che è arrivato persino a picchiare la propria compagna due giorni dopo il parto, causandole la riapertura della ferita post-cesareo.

In seconda istanza vorrei sottolineare come qualche mese fa, nell’ottobre del 2019, Samantha sia riuscita a trovare la forza ed il coraggio di denunciare l’ennesima violenza e gli ennesimi soprusi da parte del compagno; ciò è avvenuto a Mileto ma, anche in questo caso, il Servizio Sociale affidatario che si occupava della tutela della sua bambina ha ben pensato di non mettere in protezione madre e figlia, lasciando la piccola collocata presso i nonni paterni, dove viveva e vive ancora oggi il compagno violento e dalla fedina penale purtroppo non immacolata. Anche qui non riesco a comprendere, da cittadino prim’ancora che da avvocato, come possa una Comunità di persone libere e soprattutto perbene accettare una situazione così grave, come se le violenze ripetute su una donna fossero null’altro che quisquilie da cortile.

Infine mi permetto di chiudere con una speranza figlia dell’ottimismo della ragione. Il 28 luglio prossimo ci sarà la prima udienza del procedimento per l’affido esclusivo della bambina che abbiamo iscritto presso il Tribunale dei Minori di Catanzaro. In quella sede verrà discussa un’istanza cautelare che è stata presentata (coeva al ricorso), nella quale abbiamo chiesto che il collocamento della bambina venga spostato da Mileto a Reggio Calabria, ossia dalla casa dei nonni paterni (dove vive anche l’ex compagno violento) a quella della madre, dato che non soltanto non sussiste più la relazione inadeguata fra il padre e la madre rilevata dal Tribunale dei Minori di Bologna, ma soprattutto in ragione del fatto che Samantha è riuscita a denunciare il suo ex compagno e sta portando avanti con coraggio e determinazione la sua battaglia anche in sede penale.

Una battaglia, mi permetto di aggiungere, nella quale si stanno rivedendo tantissime donne che in questo periodo hanno espresso solidarietà e vicinanza alla mia assistita. Ad oggi Samantha può vedere la sua bambina soltanto un’ora alla settimana. Non può portarla a casa con sé per una giornata o per un weekend per decisione del Servizio Sociale, non può farla stare con i suoi fratelli, non ha la possibilità di portarla sul lungomare per una passeggiata. Non può nemmeno informarsi per sapere come sta durante la settimana perché i nonni paterni, tuttora, la tengono bloccata sul loro cellulare. Ciò sta incidendo in maniera profonda anche sullo sviluppo emotivo e cognitivo della piccola che, all’età di due anni e tre mesi, non riesce ancora a parlare. Fa persino fatica ad usare parole semplici come “si” e “no” ed è costretta ad esprimersi tramite gesti gutturali, non adeguati alla sua età anagrafica.

In ragione di ciò il sottoscritto, in qualità di legale, ha chiesto al Servizio Sociale affidatario di voler nominare una logopedista al fine di capire a cosa è dovuto questo ritardo nello sviluppo cognitivo della bambina, probabilmente non adeguatamente sollecitata e stimolata dall’ambiente nel quale si trova. Tutto questo è profondamente ingiusto, perché Samantha ha avuto soltanto la sfortuna di incorrere in un compagno violento: non è una motivazione valida per privarla dell’affetto della figlia e soprattutto per privare una bambina così piccola del contatto carnale e quotidiano con la madre, fondamentale per crescere nel modo migliore. Si tratta di un’atrocità vera e propria che, fra qualche giorno, i Giudici avranno l’opportunità di eliminare analizzando i fatti che abbiamo debitamente documentato e ridando ad una bambina l’unico abbraccio di cui ha davvero bisogno: quello di chi le ha dato la vita».

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