Vittima di violenza e abbandonata dalle istituzioni. L’appello disperato del padre di Maria Antonietta Rositani

Ha scritto a tutti, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conti. A tutti i ministri, alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria e al Prefetto Massimo Mariani. Senza dimenticare chi aveva già teso una mano senza dare seguito alle promesse e le istituzioni locali il governatore Jole Santelli e il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà.

Abbandonata dalle istituzioni

Il mittente è Carlo Rositani, papà di Maria Antonietta una donna forte ma messa alla prova dalla brutalità del suo aguzzino. La sua storia la conosce l’Italia intera, tutti le riconoscono il coraggio ed esprimono a gran voce solidarietà ma nessuno sembra dare ascolto al grido di aiuto di un padre che non riesce più ad aiutare sua figlia.

«Non c’è vergogna a chiedere aiuto quando non ci sono colpe da parte di chi subisce un’offesa. Vale oggi più che mai per tutti noi, per tutti coloro che, a causa di questo male di tempesta che affligge l’umanità, si trovano in difficoltà economica. E vale anche, permettetemi questo sfogo, per me, per la mia famiglia, per mia figlia Maria Antonietta, madre di due figli di cui uno minorenne».

Papà Carlo è un uomo fiero, orgoglioso esattamente come la sua Maria Antonietta una figlia per la quale ha dato tutto ma oggi, mettendo da parte tutto, ha bisogno di aiuto e da oggi nessuno potrà più dire di non sapere.

L’appello disperato

«Mia figlia, fiera della sua professione di infermiera, che l’avrebbe vista in prima linea durante questa emergenza con il coraggio e la dedizione che l’hanno sempre contraddistinta, da più di un anno non può esercitare perché sofferente su un lettino d’ospedale, prima a Bari, per un tempo infinito, lontana dalla sua città, ed ora, finalmente, all’ospedale di Reggio Calabria. Mi rendo perfettamente conto che, in questo periodo di gravissima emergenza sanitaria, tante famiglie si trovano in difficoltà economica, ma vi chiedo di considerare che la nostra situazione è ancor più difficile perché già da prima era gravata dalle spese per il ricovero di mia figlia Maria Antonietta a Bari. Spese non solo per il vitto e l’alloggio per me, che non l’ho voluta mai lasciare sola in tutto il suo atroce calvario, ma anche per alcuni medicinali e terapie che abbiamo dovuto pagare e che paghiamo con quelle misere risorse a mia disposizione. L’emergenza sanitaria è un dramma che accomuna tutti, ma per alcune persone, come per mia figlia, l’emergenza che fa venire meno anche le magre entrate dei suoi fratelli, come quelle di tanti lavoratori, rischia di diventare una condanna certa».

Distrutta dal suo aguzzino e dimenticata dallo Stato

Per papà Carlo quel dramma è stata una condanna per lei, che è stata sempre e solo vittima, non solo del suo aguzzino, ma anche della noncuranza dello Stato, delle Istituzioni che l’hanno ignorata ed abbandonata prima e dopo.

«Tutte le Istituzioni, tranne quel piccolo Comune di Varapodio presieduto dal Dottor Orlando Fazzolari che, oltre alle tante attenzioni di vicinanza e affetto manifestate, è riuscito, in silenzio e con tanta umiltà, a essere presente con una regolare delibera comunale inviando un piccolo contributo in denaro mentre lo Stato si è dimostrato assente. Proprio lo Stato che, riconoscendo la negligenza degli Organi preposti alla vigilanza e alla tempestiva comunicazione dell’evasione di Ciro Russo, avrebbe dovuto offrirsi di fornire un concreto sostegno economico. Vale per mia figlia alla quale, con la scomparsa di mia madre, sua nonna Maria Antonietta, morta dopo aver saputo la verità su quanto è accaduto alla sua nipotina adorata, che da più di trent’anni viveva con lei come una seconda madre per mia figlia, è venuto a mancare quel poco d’entrata che le rimaneva dopo aver pagato la badante della nonna (resasi necessaria da quando mia figlia, che l’accudiva amorevolmente, è stata ricoverata in fin di vita), le rate mensili di finanziamenti che quasi tutte le famiglie sono costrette a sottoscrivere per fare degli acquisti, che, altrimenti, non potrebbero permettersi. Come la macchina acquistata per la famiglia e poi bruciata quel 12 marzo, macchina che ancora oggi stiamo pagando mensilmente, insieme ad altre spese, come condominio, tasse etc».

Quelle cicatrici che fanno ancora male

Maria Antonietta ripeteva a papà Carlo tutti i giorni, prima dell’aggressione: “Papà ho paura che scappi. Vedrai papà, lui scapperà e mi ucciderà”. Ma lui la rassicurava amorevolmente: «Yesoro di papà, stai tranquilla, lui si trova a Ercolano. Anche se dovesse evadere, da Ercolano per arrivare a Reggio Calabria, ci sono 500 chilometri di distanza. Le Forze dell’Ordine ci avviseranno, ti proteggeranno, io ti proteggerò. Non è stato così, purtroppo».

Non si da pace da quel maledetto giorno. Sono passati lunghi mesi di angoscia e dolore ma papà Carlo guarda a sua figlia che negli occhi racchiude il dolore di tutte le donne vittime di violenza.

«Se è vero che la denuncia, una vera e propria richiesta di aiuto, presentata il 20 dicembre del 2017 da parte di mia figlia Maria Antonietta alla locale Stazione
dei Carabinieri, non è stata mai trasmessa alla Procura della Repubblica, la stessa denuncia che poi, il 5 gennaio dell’anno successivo, il 2018, ho visto io stesso tirare fuori da un cassetto da un sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri della stessa Stazione dove era stata sporta. Se è vero che l’esposto alla Questura di Reggio Calabria, presentato nel mese di gennaio 2019, con il quale mia figlia Maria Antonietta denunciava che Ciro Russo, che a seguito dell’Ordinanza cautelare era stato tradotto a Ercolano, a casa dei genitori, continuava serenamente indisturbato, “Diavoletto in casa”, ad utilizzare i social network e WhatsApp, è stato ignorato. Se è vero che mia figlia Maria Antonietta, in data 12 febbraio 2019, presentava analoga denuncia anche alla Polizia Postale di Reggio Calabria, ed anche a questa seconda denuncia non veniva dato alcun seguito. Se è vero che la denuncia del 12 Marzo 2019 delle ore 8.05, depositata dal padre dell’ex marito di mia figlia alla Stazione dei Carabinieri di Ercolano, con la preghiera di avvisare subito le Forze dell’ordine di Reggio Calabria dell’avvenuta evasione dagli arresti domiciliari del figlio sia rimasta ferma lì, in quei cassetti, e che ad avvisare le forze dell’ordine di Reggio Calabria dell’evasione di Ciro Russo sia stata mia figlia pochi istanti prima di essere aggredita, come afferma anche il Capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria in un’intervista rilasciata al giornalista Gian Vito Cafari subito dopo i fatti».

Se fosse vero…

«Ecco, se è vero tutto questo, Vi prego di capire la mia disperazione ed il grande desiderio di verità e di aiuto. Verità che è, per me, l’altro nome della giustizia e che chiedo anche affinché altre donne non debbano mai più subire le stesse pene di mia figlia e la stessa noncuranza di uno Stato completamente assente. Un aiuto che si concretizzi in un sostegno economico dalle Istituzioni e non sia frutto dell’occasionale buona volontà e solidarietà di un singolo. Infatti la mia preoccupazione è che, se io venissi a mancare, mia figlia e i suoi figli resterebbero completamente privi di ogni mezzo di sostentamento, in quanto sono io il loro unico sostegno economico».

E mentre “Urlo” di uno Stato assente…

«Voglio col cuore ringraziare la Questura di Reggio Calabria per essere, da quel 12 Marzo, accanto a noi e a mia figlia, un ringraziamento doveroso va alla Benemerita Arma dei Carabinieri di Bari, ci siamo sentiti in quella bella città protetti come dei figli tra le mura della Stazione di Bari Picone. Grazie al Comandante della Stazione e grazie a tutti i suoi collaboratori. Grazie al Maggiore Minelli e al Tenente Corinaldesi, umani, cordiali, affettuosi, giorno e notte vicini a noi, alle nostre paure, alle nostre preghiere. Un grazie agli Arcivescovi di Reggio Calabria e di Bari, a Don Aldo Bonaiuto, a Padre Giuseppe, Cappellano del Policlinico di Bari. Un abbraccio dal cuore a Don Pasqualino, Parroco dell’Itria, a Don Vincenzo della Casa del Fanciullo di Bari, a Suor Patrizia e a Suor Annunziata dell’Ips, Istituto Preziosissimo Sangue. Un ringraziamento, ancora, all’Associazione Culturale Trepuntozero, all’Unione Donne di Reggio Calabria e all’Associazione “Insieme a Marianna” di Roma. Un grazie particolare va all’onorevole Francesco Cannizzaro, uomo dotato di grande nobiltà d’animo, che, venuto a conoscenza della situazione di Maria Antonietta, si è prodigato insieme alle Aziende Sanitarie di Reggio Calabria e di Bari ,due eccellenze della Sanità italiana, per fare tornare a Reggio mia figlia, la mia “bambina”.Un grazie anche a una grande Donna l’onorevole Mara Carfagna
che in silenzio insieme all’onorevole Francesco Cannizzaro ed all’onorevole Luigi Casciello è arrivata a Bari a fare visita alla mia Bambina mentre lei si trovava amorevolmente curata dal dott. Ribezzi e dalla sua equipe, nella Sala di Rianimazione del Policlinico di Bari. E da quel momento è stata sempre vicina a noi. Un grazie a nome della mia Famiglia anche a tutti quei volti sconosciuti che con amore hanno contribuito con un atto d’amore a donare un fiore . E poi un ringraziamento dal cuore a nome di tutta la mia famiglia va all’avvocato Maria Leonardo di Reggio Calabria per un gesto così grande grande quanto Dio è Amore. E poi grazie mille volte a un caro amico di mio Padre che in tutto questo tempo ci è stato vicino col suo sorriso “Amore “: Grazie Senatore Renato Meduri».

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