sabato,Aprile 27 2024

Questione piazza De Nava, Vitale: «Perchè l’imbarazzato silenzio della Mediterranea?»

Il presidente della Fondazione Mediterranea si dà come risposta il fatto che al progetto di fattibilità tecnica ed economica c’è il parere di Francesca Martorano del Pau, che peraltro in un punto si contraddice

Questione piazza De Nava, Vitale: «Perchè l’imbarazzato silenzio della Mediterranea?»

«Come mai l’Università non si pronuncia su un progetto “fragile”, come definito dal suo già Rettore, l’ingegnere e urbanista Alessandro Bianchi, oltre che “poco attento” all’identità dei luoghi, per come descritto dal presidente del Comitato scientifico del Louvre, archeologo e architetto Salvatore Settis?». È quanto si chiede Enzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea, in merito al restyling di piazza De Nava, che in questi ultimi mesi ha suscitati parecchi malcontenti.

«Un imbarazzato silenzio attanaglia il Dipartimento PAU (Patrimonio, Architettura, Urbanistica) – continua Vitale -. Comprensibile, visto che allegato al progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’arch. Giuseppina Vitetta troviamo il parere della prof. Francesca Martorano del Pau. Lo abbiamo letto. Interessante ed esaustivo, con buoni spunti e sostanzialmente corretto nella sua essenzialità. Mi sarei stupito di trovare punti oscuri. Con una sola eccezione, al punto sette delle conclusioni, in cui si legge a proposito di “eliminazione di barriere superflue”: “Potrebbero essere rimossi ad esempio i parapetti, oggi fortemente degradati, che delimitano la piazza”.

È un’affermazione che collide con quanto esposto in dettaglio nelle pagine precedenti, non motivata nè giustificata, buttata così senza alcun legame con quanto dichiarato in precedenza. È stato “suggerito” il suo inserimento dopo che il committente aveva letto il pregevole pezzo, in cui peraltro vengono poste delle precisazioni sullo storico dello scorrere delle acque torrentizie nella zona, suggerimenti ampiamente trascurati? Oppure è stata una banale svista? Comunque è un non sense: non si demolisce un manufatto storico sol perché è degradato: lo si restaura adeguatamente. Personalmente propendo per la seconda ipotesi anche se non mi sento di escludere la prima».

Per Vitale «è un’affermazione quantomeno imbarazzante, soprattutto perchè ha legittimato l’azione dei demolitori. Infatti l’arch. Vitetta, chiamata a deporre di fronte alla Commissione cultura della Regione, dopo il rinvio della decisione per acquisire anche il suo parere, a riguardo della prevista “demolizione” si è giustificata dicendo che aveva avuto il parere da parte del Pau e che, comunque, avrebbe riutilizzato il materiale lapideo di risulta (ovvero, mutatis mutandis, con le pietre del Colosseo costruire in situ uno stadio al fine di salvaguardarne la memoria).  È così che la Commissione cultura della Regione Calabria ha avuto l’occasione, purtroppo non persa, per essere annoverata tra i demolitori di piazza De Nava, esempio della scuola razionalista architettonica italiana del primo Novecento».

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