Reggio, addio al senzatetto Mohammed. Sorgonà: «Oggi fa più freddo»

Non ce l’ha fatta Mohammed. Il senzatetto originario del Kosovo molto conosciuto a Reggio Calabria è morto questa mattina. A darne l’annuncio su Facebook è stato Filippo Sorgonà, esponente di Reggio Bene Comune.

«Fu chiesto l’intervento de l’unità di Strada di Reggio – dice – che svolge un servizio di sostegno proprio a persone che vivono in strada e che possono necessitare di vari livelli e tipologie di azioni volte ad alleviare sofferenze specifiche o soddisfare elementari bisogni di decoro e dignità personali. Ciò malgrado Mohammed ha sempre ripreso, come un disco incantato, a chiedere elemosine che finanziassero solo ed esclusivamente birra; centinaia e centinaia di bottiglie ne testimoniavano, quasi come clessidre del suo ultimo tempo a disposizione, la condizione allucinante di un continuo stato di alterazione».

«Mohammed era quasi permamentemente “abbirrato” – denuncia Sorgonà – anche alle 8 del mattino. Eppure, operatori senza scrupoli, hanno continuato a vendergli o regalargli birra; quasi fosse l’unico modo per levarselo di torno. D’altronde non era una “bella immagine” per gli esercizi commerciali ed ognuno cercava di liquidarselo per come poteva. Il vero assente in tutto questo tempo, tuttavia, è stato lo Stato (necessario gioco di parole). Qualche settimana fa risegnalo, ancora una volta, la condizione deplorevole del suo stato di salute; lo ritrovo di fronte ad un negozio a vomitarsi addosso e in uno stato di evidente malessere. Aveva piovuto e faceva freddo; non l’avevo mai visto in quella condizione. Intervengono di nuovo per dargli assistenza ma dopo qualche giorno è punto e a capo; birra a prima mattina e condizione indescrivibile. Ancora pochi giorni ed apprendo che, finalmente, è stato ricoverato».

«Riesco a fare una chiacchierata con gli amici dell’Unità di strada alla conferenza-stampa di qualche giorno fa a Palazzo San Giorgio; occasione in cui è stato reso noto all’opinione pubblica il prezioso lavoro svolto nonchè la necessità di stare accanto agli ultimi in modo concreto. A fine conferenza scambiamo delle considerazioni proprio sul vuoto normativo pauroso che non consente di agire “senza la volontà” della persona bisognosa; con un eccesso imbarazzante di “garantismo” che, puntualmente, produce risultati opposti alle intenzioni: ovvero uno stato di “omissione di soccorso” oggettivo nel nome di una presunta “libertà di scelta” assolutamente impossibile per soggetti come Mohammed che vivono in uno stato permanente di dipendenza tossicologica».

«Oggi la notizia tristissima che mi riempie l’anima di rabbia, di senso di impotenza e di un dolore insistente e fitto. Non possiamo dire di aver fatto “tutto quello che” si sarebbe potuto fare; Chi lo pensa, lo afferma e lo dice è complice di questa morte. Non abbiamo fatto il possibile perchè la legge ce lo impedisce; in questo come in altri casi eclatanti. Dentro di me, a questa lista di “invisibili” scomparsi due volte, aggiungo già il “prossimo”; non mi viene difficile fare previsioni».

«Possiamo seriamente ammettere uno scempio di ignavia del genere? – si chiede ancora Sorgonà – Possiamo esimerci dalla responsabilità civica, sociale ed umana di “lasciare che sia”? No! Non in mio Nome! Addio Mohammed. Spero tu possa ora ritrovare l’abbraccio dei tuoi cari. Un grazie sincero a Francesca ed all’assessore alle politiche sociali Demetrio Delfino oltre che a tutti coloro che negli anni hanno prestato soccorso a Mohammed o gli hanno semplicemente regalato un sorriso».

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