venerdì,Aprile 26 2024

Rosanna Scopelliti rompe il silenzio: «Boccassini chieda perdono a mio padre»

La figlia del magistrato ucciso dalla criminalità replica al giudice in tour promozionale per il suo libro: «sposa la tesi che mio padre fu ucciso per una questione di femmine»

Rosanna Scopelliti rompe il silenzio: «Boccassini chieda perdono a mio padre»

«Avevo deciso di non dire nulla delle affermazioni di Ilda Boccassini durante il tour promozionale del suo libro in Calabria, ma il silenzio in questi casi non può e non deve essere una risposta».

Così Rosanna Scopelliti ha deciso di rompere il silenzio per una vicenda, per lei e per tanti altri ancora, dolorosa: la morte del padre, magistrato, Antonino Scopelliti ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre a bordo della sua auto tornava dal mare.

«Per chi non lo sapesse – incalza l’ex assessore comunale reggino – Boccassini ha detto che in Calabria, a differenza della Sicilia, a differenza di Milano (che ha avuto le vittime del terrorismo), le mafie non hanno mai colpito magistrati. Evidentemente questa signora sposa la tesi che mio padre sia stato ucciso per una questione di “femmine”»

Scopelliti ricorda anche l’articolo di Falcone del 17 agosto 1991 sulla Stampa: “Ma se, mettendo da parte per un momento l’emozione e lo sdegno per la feroce eliminazione di un galantuomo, si riflette sul significato di questo ennesimo delitto di mafia, ci si accorge di una novità non da poco: per la prima volta è stato direttamente colpito il vertice della magistratura ordinaria, la suprema corte di Cassazione. […] è stato eliminato un magistrato chiave nella lotta alla mafia, addetto alla trattazione di gran parte dei più difficili ricorsi riguardanti la criminalità organizzata. Queste qualità della vittima, ignote al grande pubblico, erano ben conosciute invece dagli addetti ai lavori e, occorre sottolinearlo, anche dalla criminalità mafiosa”.

«Qualità ignote al grande pubblico e – aggiunge – a Ilda Bocassini, evidentemente».

Poi lo sfogo: «Non volevo dire niente perché sono stanca. Stanca di questa storia dei delitti di mafia riscritta da professionisti del ricordo pro domo propria, stanca di essere trattata come figlia di una vittima di serie B, stanca di dover combattere per vedere riconosciuto che mio padre mi è stato strappato per una ragione e non per il capriccio del fato. Ma poi mi sono chiesta se Boccassini pensa mai a chi resta. Temo di no: d’altra parte non si è fatta scrupoli a sbattere in faccia ai sopravvissuti a Giovanni Falcone e Francesca Morvillo una presunta relazione extraconiugale che nessuno oggi può più confermare o smentire. Nessuno pensa mai al dolore di chi resta, di quanto sia difficile ricordare un simbolo e non un padre, un marito, un nonno».

«Non ci pensa al dolore di chi resta, dottoressa Boccassini? Spero – si legge ancora nel post pubblicato su facebook – non debbano leggere le sue parole, ma ha idea del dolore che provocherebbero in chi ha voluto e vuole bene a papà? Non ci pensa al dolore di mia madre? Al dolore di mia zia Rosetta? A quello dei miei cugini? Dei calabresi onesti che ogni anno si stringono attorno alla nostra famiglia in chiesa a Campo Calabro e vicino all’albero di Ulivo che con i ragazzi di Ammazzateci tutti abbiamo piantato sul luogo dove è stato ucciso?»

Cosi Rosanna Scopelliti invita la Boccassini a recarsi sul luogo dell’omicidio, «da lì si vede la Sicilia e sembra toccarla. È l’ultima cosa che ha visto mio padre prima di morire. Ci vada e, se crede, preghi per lui. Ci vada e, se ne è capace, gli chieda perdono per aver dimenticato il suo sacrificio e quello di tutti i magistrati calabresi che vivono sotto scorta solo perché fanno il loro dovere».

Scopelliti ricorda che ogni 9 agosto il sindaco di Campo, Sandro Repaci, ricorda la difficoltà del ricordo man mano che il tempo passa e chi ha conosciuto Nino Scopelliti ci lascia per sempre. Il dovere per una comunità di farsi memoria collettiva: «Ed è la missione che ci siamo dati con la Fondazione intitolata a papà. Nel suo nome facciamo memoria e andiamo nelle scuole a raccontare che in Calabria lo Stato c’è, nonostante la memoria corta di molti. Lo Stato c’è e a volte purtroppo viene colpito, ma che nel ricordo e nell’esempio di chi è caduto possiamo sconfiggere le mafie. Ecco, dottoressa Boccassini, i giovani. Si è chiesta, prima di rilasciare dichiarazioni su una terra che evidentemente non conosce quanto danno può fare quel suo video? Quanta ignoranza verrà coltivata grazie alle sue parole? Anche per questo ho deciso di risponderle. Questo è solo un post su Facebook, ma se anche solo un ragazzino scoprirà leggendolo che quanto lei ha detto è falso, sarà servito a qualcosa».

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