venerdì,Maggio 3 2024

NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI | Il difficile compito dei prof: «Ricordo il mio primo esame, quando una ragazzina mi volle accanto a se»

Filippo Arillotta spiega l’esame visto dall’altra parte e nella doppia veste: «La mia quinta sarà esaminata da un docente esterno, mentre a me toccherà esaminare altri ragazzi»

NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI | Il difficile compito dei prof: «Ricordo il mio primo esame, quando una ragazzina mi volle accanto a se»

Fin qui abbiamo letto e descritto la prova degli esami di Stato dal punto di vista numerico, tecnico, storico, e soprattutto dal punto di vista dello studente. Ma nel grande circo della scuola anche gli insegnanti attendono con sentimenti a volte contrastanti la grande prova a cui saranno sottoposti i ragazzi. I loro ragazzi. E i ragazzi preparati da altri insegnanti. Il professore Filippo Arillotta ha inteso quindi offrirci una riflessione e uno spaccato personalissimo di come un docente si “prepara” all’appuntamento.

«Domani avrà inizio la nuova tornata degli Esami di Maturità, la prima dopo la eccezionalità dovuta alla pandemia del Covid-19.
Si tratta di un ritorno all’antico, con la commissione composta da tre membri esterni, più il Presidente, e tre interni: un appuntamento che per i docenti rischia di trasformarsi in routine, mentre per gli alunni rappresenta un momento importante che ricorderanno per tutta la vita e al quale si sono preparati durante i cinque anni del percorso di scuola secondaria.
Un rito di passaggio, che per me è però sempre stato molto significativo. Nella mia carriera ormai lunga, infatti, ho vissuto questa esperienza, di volta in volta, come docente che accompagnava i suoi alunni alla valutazione degli esterni, oppure di valutatore dei ragazzi accompagnati da altri.
Quest’anno però è particolare, perché lo vivrò sotto entrambe le vesti: infatti la mia quinta sarà esaminata da un docente esterno, mentre a me toccherà svolgere il ruolo di esaminatore di altri ragazzi.
Le sensazioni sono diverse: da un lato il mio pensiero va a quei ragazzi che, conosciuti la prima volta cinque anni fa, sono cresciuti fino a diventare giovani uomini e giovani donne, che si affacciano alla vita con i pensieri, le speranze, le preoccupazioni che ho imparato a conoscere in tanti anni. Di ognuno di loro conosco molto, non penso tutto: soprattutto li ho visti cambiare, e molto, in consapevolezza e coscienza. Ho visto maturare i loro pensieri, li ho visti incuriosirsi o anche annoiarsi; ne ho conosciuto le passioni che li hanno accompagnati, soprattutto nel periodo in cui siamo stati chiusi in casa e abbiamo imparato ad apprezzare la libertà.
Questi ragazzi verranno a breve a mettersi a confronto, per la prima di una lunga serie di volte, con persone che non ne sanno nulla, ma che li valuteranno per quello che sapranno mostrare di sé.
Dall’altra parte dovrò svolgere la funzione di esaminatore di ragazzi che non ho mai conosciuto, di cui so solo il poco che viene descritto dai documenti che ho a disposizione.
Lo spirito dell’esame è quello di verificare quanto e come i ragazzi, dopo tredici anni di percorso scolastico, hanno imparato a mettere le nozioni apprese a scuola al servizio del loro progetto di vita; si verificherà non la loro prontezza a rispondere ad un quiz, ma piuttosto a sapere intrecciare i saperi per farne vissuto, esperienza, progetto.
Il compito degli esaminatori non è semplice: i primi esami ai quali ho partecipato prevedevano una disamina approfondita di due materie scelte fra quattro, in una interrogazione / interrogatorio dal tempo indefinito in cui si doveva cercare di sciorinare il più elevato numero possibile di nomi, numeri, dati; non sempre l’autonomia di giudizio era gradita, anzi! Il rischio era quello di trovare la commissione con la sindrome del quiz, che premiava il pensiero acritico e ripetitivo di sicure certezze.
E ricordo con tenerezza la ragazzina del mio primo esame che mi volle seduto accanto, o il ragazzo che mostrò all’orale quella spigliatezza che non era riuscito a mettere in evidenza in tutta la sua carriera scolastica per una sua timidezza che lo aveva sempre bloccato.
Oggi non è più così: da tempo si spinge verso lo spronare i ragazzi alla rielaborazione ed alla motivata riflessione. Il compito dell’esaminatore è quindi più difficile, o almeno io lo percepisco come tale.
Riuscirò a comprendere ciò che i ragazzi che avrò davanti per la prima volta cercheranno di trasmettermi? Riuscirò a far superare loro la giustificata paura di non essere capiti? Riuscirò a far comprendere loro che non hanno di fronte un inquisitore? Riuscirò a consentire che possano esprimersi al meglio?
Io spero di sì. E so anche che, a dispetto di quanto da tempo si va predicando sulla valutazione sommativa viene impietosamente smentito dalle pratiche di selezione che prevedono invece batterie di decine di quiz cui rispondere in x minuti: esattamente il contrario! Tuttavia mi auguro che di questo momento resti un buon ricordo, dall’ansia precedente al sollievo seguente. E non mi rimane che inviare un sentito augurio che tutto vada per il meglio, non solo in questo primo passaggio, ma per tutta la vita futura»

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