I Bronzi di Riace protagonisti delle vignette di Federico Palmaroli, “Le più belle Frasi di Osho”

I Bronzi in versione inedita. Costretti a stare insieme durante il lockdown e che si scambiano battute colorite in dialetto romanesco, o che fanno commenti sui loro “ridotti attributi” nel caso della formosa statua della Spigolatrice di Sapri. O ancora che diventano ladri improvvisati: uno distrae i visitatori (“T’arisurto belli capè”) e l’altro ruba nelle loro tasche.

A farli diventare protagonisti “parlanti” delle esilaranti vignette è Federico Palmaroli, autore e ideatore della famosissima pagina “Le più belle frasi di Osho”, un vero e proprio fenomeno della satira sui social che oggi conta più di 1 milione e duecentomila followers solo su Facebook e oltre 600mila su Twitter.

In realtà, Palmaroli ha tratto spesso ispirazione dalle vicende calabresi negli ultimi anni, dalla vicenda del commissario alla sanità che non gradiva Catanzaro, con Biden, Trump e first lady pronti a prendere il suo posto e Conte che chiede “solo ‘n commissario per la Calabria” a Babbo Natale. O la Boschi, candidata a Reggio, che domanda a Renzi: “Che pol Arezzo-Reggio quanto sarà ‘n quarto d’ora de machina?”.
Ma è sui Bronzi che la mente geniale di “quello che ha portato Osho a Roma” si sbizzarrisce di più.

Federico, i Bronzi quale fonte di ispirazione?

«Beh, la Calabria mi ha ispirato perché cerco sempre un legame tra l’attualità e la satira e gli spunti sono stati diversi negli anni ma i Bronzi li ho usati anche in contesti slegati dal territorio, in una dimensione più assoluta.
Intanto, far parlare le statue è molto divertente e a seconda delle angolazioni delle immagini riesco a trovare uno spunto diverso. Poi mi piace molto questa coppia … stanno sempre lì poracci da soli … buttati là sotto.
E allora ho scelto la foto dove sembra che si guardino male come immagine di copertina della pagina, utilizzata durante il primo lockdown cercando di raccontare il disagio della convivenza forzata nello stesso ambiente. Un’immagine che ho usato anche in apertura del mio spettacolo teatrale perché anche il titolo era carino.
Un’altra volta, ho usato una foto dei Bronzi quando uscì la polemica sulla Spigolatrice di Sapri, la statua accusata di “sessismo” e di recente anche quando c’è stato il ritrovamento dei Bronzi di San Casciano, assimilato a quello dei Bronzi di Riace. E il loro “Orgoglio guerriero” gli fa dire: “Stanno a paragonà San Casciano co’ Riace, te rendi conto?” “Certo ce vo’ proprio ‘na bella faccia de’ bronzo”».

Com’è nata l’idea de “Le più belle frasi di Osho”?

«È nata così, per caso, quasi per scherzo. Volevo fare una parodia di una pagina allora esistente che aveva contenuti diversi, seri, sulle frasi di questo santone indiano e così ho aperto la mia che è nata come caricatura di quella, dove rappresentavo però questo guru in pose diverse facendogli pronunciare degli stereotipi verbali che alla fine utilizziamo tutti in certe circostanze … calati nella realtà romana.
Era il 23 febbraio del 2015».

Il successo quando è arrivato?

«Già dai primi mesi le vignette sono diventate virali, ho avuto tanti consensi, la gente mi seguiva ma non facevo vera e propria satira politica. Usavo le foto di Osho oppure di qualche personaggio politico di turno per dire qualcosa, sintetizzando i fatti, senza però entrare nel merito delle vicende politiche.
Poi verso la fine del 2017, inizio 2018, ho iniziato a collaborare con Il Tempo e ho cominciato a fare satira politica con tutte le vicende che sono sopravvenute, nel corso dei vari governi ed ha cambiato volto anche la pagina Facebook, è stata una sorta di escalation.
Sono arrivate le collaborazioni con la Rai, con Porta a Porta. Sto collaborando con Urban Vision per le vignette che appaiono negli schermi luminosi nelle maggiori città e negli aeroporti. Ho fissato qualche data pilota a teatro per lo spettacolo in cui racconto i fatti degli ultimi anni attraverso le vignette satiriche e sto ultimando la seconda stagione del “Santone”, la serie con Neri Marcorè che è andata in onda lo scorso anno su Rai Play. Con Stand by me sto portando avanti un progetto a cui tengo molto, raccontare in una serie l’impresa di Fiume di D’Annunzio. Una chiave seria, stavolta, un po’ romanzata,
col fine di portare a conoscenza del grande pubblico un’esperienza in cui si possono ritrovare tutti gli italiani, perché è stato un ’68 ante litteram».

Come crei la vignetta quotidiana?

«Ovviamente guardo quello che succede, oppure, vedo chi sono gli ospiti politici a Porta a Porta ad esempio e scrivo qualcosa su di loro. O ancora, nella mezz’ora di striscia per il Tg1 mi occupo di fatti di costume.
Insomma devo differenziare molto e non è una cosa semplicissima. Una volta scelto l’argomento o il personaggio, ci abbino la battuta.
A volte capita invece che è qualche foto ad ispirarmi e creo la frase ad hoc o, ancora, ho una battuta in mente e cerco la foto che meglio la veicola».

Quando esce il tuo prossimo libro?

«Lo sto preparando ma ho un ritardo cosmico. E poi ancora devo trovare il “personaggio” chiave di quest’anno di satira, perché ogni volta che ho scritto un libro è cambiato il premier.
Quando è uscito “Vedi de fa poco ‘o spiritoso. Il meglio (e il peggio) di un anno italiano” c’era Conte. Con “Carcola che ve sfonno”, c’era Draghi e infine lo scorso anno con “Come dice coso. Un anno di satira” c’era la Meloni. Ora c’è ancora la Meloni quindi mi devo inventare qualcosa».

Ti aspettavi questo successo?

«No, in realtà non me l’aspettavo. Non sapevo quale potesse essere la reazione della gente. È ovvio che quando apri una pagina speri che comunque sia condivisa ma non avevo grosse aspettative. Tutto è nato quasi come un gioco.
Poi è normale che quando vedi che c’è chi ti segue che cerchi di alimentarlo tutti i giorni. Anche se, devo dire è molto faticoso, perché faccio tutto sempre da solo, però le soddisfazioni e le gratificazioni sono tante».


Ci regali una profezia di Osho per il 2023?


«Per il 2023, potrei dire “23 Bucio de culo aiutame te” che è un’espressione colorita tipicamente romana per portare fortuna».

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