sabato,Aprile 27 2024

Storie, leggende e racconti popolari: nella culla dell’Aspromonte la festa della Madonna di Polsi

Luogo mistico e affascinante che non smette mai di incantare. Comincia oggi la festa della Croce

Storie, leggende e racconti popolari: nella culla dell’Aspromonte la festa della Madonna di Polsi

Incastonato tra gli speroni dell’Aspromonte e incorniciato da un paesaggio particolarmente aspro e pittoresco, si trova uno dei luoghi di culto più conosciuti non solo in Calabria, ma anche oltreoceano. E’ Polsi, frazione del comune di San Luca in provincia di Reggio Calabria. La vera gemma di questo luogo è più precisamente il Santuario della Madonna della Montagna.
La narrazione popolare vuole che nei pressi del Santuario ci fosse l’antro della Sibilla che, sconfitta, dovette cedere il passo alla Vergine. Un’altra antica leggenda parla della visione avuta da un pastorello che si era recato in quei luoghi alla ricerca di un giovenco smarrito, ritrovato lo vide  inginocchiato in adorazione di una croce; un’altra ancora ne fa risalire l’origine al conte Ruggero di Altavilla.

Storie, leggende e racconti popolari girano intorno a questo luogo mistico ed affascinante che non smette mai di incantare, non come luogo a sé ma per la sua storia ricca di pathos e dedizione. La Madonna di Polsi, o Madonna della Montagna, per alcuni, rappresenta la massima esposizione dell’adorazione della Madre per eccellenza, Maria. Ogni anno, innumerevoli sono i fedeli che accorrono ai piedi della Santa Madre in cerca di conforto, di un miracolo, di un appiglio alla quale aggrapparsi e trovare pace nel proprio animo.

I miracoli

Il Santuario, come dicevamo, è considerato il luogo simbolo della fede popolare mariana calabrese. Agli inizi del settecento, si costituì una comunità di monaci, che si indirizzò alla preghiera, al lavoro e a diffondere la devozione della Madonna. Successivamente nel 1752 il vescovo Cesare Rossi nominò il primo rettore del Santuario don Francesco Larosa da Mammola. In questi anni si inizia a edificare e a ingrandire il Santuario, costruire il convento e fabbricati per ospitare i pellegrini e diffondere il culto. Durante questo periodo si verificarono tredici miracoli e tanti “fenomeni” avvenuti per intercessione della Santa Vergine.

Il miracolo forse più conosciuto è quello del 1771, quando i Principi di Caraffa di Roccella, Vincenzo Maria e Livia Caraffa insieme al loro figlio, partirono per una visita alla Madonna. Nelle vicinanze di Bovalino il bambino morì. Il Principe voleva ritornare a Roccella, ma la moglie Livia, donna di grande fede, espresse il desiderio di “consegnare anche morto il bambino alla Madonna”. Arrivati al Santuario, entrarono in chiesa e consegnarono al Superiore don Francesco Larosa il bambino, Giovan Battista privo di vita.

Lo poggiarono sull’altare e chiesero a gentilmente tutti i presenti di volgersi in preghiera. Al canto di nenie e l’invocazione alla Madonna “Regina di Polsi prega per noi”, il bambino si svegliò. Durante questo periodo del venerando Rettore don Francesco, si diffuse la fama dei miracoli di Polsi in Calabria e Sicilia, aumentarono i pellegrini giorno dopo giorno. La sua presenza si andò affermando come pegno di fede sincera, di fratellanza verso i bisognosi e la speranza di ricevere grazia dalla Vergine Santa.

Il Santuario

Raggiungere questo luogo è già segno di devozione. Il Santuario di Polsi, ha una sua particolarità. Non si trova sulla vetta delle montagne, bensì nel fondo di una ripidissima vallata boscosa, in un luogo ricco di sorgenti, a 865 metri sul livello del mare. Il percorso è lungo e difficile, si scende lungo pendii scoscesi e mulattiere allargate che si propagano lungo le pareti interne delle montagne, sprofondando a circolo verso la scoscesa valle. Sul fondo, al centro, nel vortice di boschi sempreverdi, di frane e precipizi, di spuntoni rocciosi, una sorta di visione restituisce l’immagine del Santuario e degli edifici canonici circostanti, incastonati su un piccolo altipiano nei pressi di un torrente fragoroso.

Fino al secolo scorso esistevano solo sentieri e qualche mulattiera. Il cammino dei pellegrini era punteggiato da una serie di segni per indicare la via da seguire: si usava accatastare legna oppure erigere casupole in onore della Madonna, le “conicelle”, che ancora sono lì, curate dalla devozione dei fedeli. La peculiarità architettonica del Santuario è data dalla sovrapposizione dell’attuale costruzione a quella di un convento basiliano del 1100. Tra i documenti latini, la prima menzione di S. Maria di Polsi risale al carteggio di Bonifacio VIII, databile tra il 1294 ed il 1303.

La festa

Proprio in questi giorni, i pellegrini risalgono le strade dell’Aspromonte per vivere la notte sacra, quella fra l’1 e il 2 settembre, per la Festa della Croce. Abbiamo parlato con don Tonino Saraco che dal gennaio 2017 è stato nominato Superiore del Santuario della Madonna di Polsi. «Questo è un luogo di grande devozione. I pellegrini qui cominciano ad arrivare già da giugno, ma è in questi giorni l’afflusso più grande. Molti i migranti che approfittano delle vacanze estive per venire a deporre un fiore alla Santa Madre. Alcuni devoti indossano abiti votivi o cappellini con una gran quantità di medagliette mariane appuntate con le spille dalla cui diversità si distinguono i percorsi religiosi compiuti».

Una volta i pellegrini giungevano alla festa a piedi o a dorso di mulo impiegando una intera giornata o più giorni per concludere il viaggio. Oggi la località si raggiunge in auto o in camion e solo l’ultimo tratto si percorre a piedi. Sono tantissime le “carovane” che giungono al Santuario. Ogni carovana raccoglie pellegrini d’un solo comune: il capo carovana apre il corteo del pellegrinaggio portando lo stendardo con l’effigie della Madonna. I “carri”, vengono agghindati da foglie di palme e ulivo.

«Molto importante è la comunità di devoti che vengono da Ganzirri, in provincia di Messina. Abbiamo una sorta di gemellaggio. I pellegrini giungono dalla sera prima o la mattina molto presto. Partecipano alla nostra celebrazione della Festa della Croce e poi ripartono subito perché, nel pomeriggio della stessa giornata, a Ganzirri onorano la Madonna della Montagna». Un tempo, lungo il percorso del pellegrinaggio, illuminato da torce fatte di steli di verbasco o tassobarbasso, si raccoglievano pietre che venivano portate in spalla o sul capo in segno di devozione, ma anche col significato pratico di trasportare materiale da costruzione per l’edificazione del Convento e delle abitazioni necessarie al riposo dei pellegrini dopo l’estenuante cammino.

«I fedeli appena giunti a Polsi si recano in chiesa per porgere il saluto alla Vergine. Alcuni percorrono ancora la navata in ginocchio intonando appassionati canti devozionali ai quali si unisce in coro la folla che gremisce la chiesa». E’ invece scomparso il rito (ripudiato dalla Chiesa) di strisciare la lingua sul pavimento. Molti pellegrini invocano la Madonna ad alta voce, per sé stessi e per i parenti, soprattutto bambini, che, giunti vestiti a festa, vengono cambiati con gli abiti quotidiani, per offrire alla Madonna l’abito festivo.

La statua

La statua della Madonna, sovrasta nella grande nicchia dell’altare maggiore del Santuario. E’ in tufo scolpito e dipinto da artisti siciliani del sedicesimo secolo. Questa, sostituisce l’immagine lignea precedentemente esistente e scomparsa per trafugamento o forse per cause naturali come incendio o terremoto. La statua pesa circa 8 quintali e viene rimossa dalla nicchia per l’incoronazione e la processione soltanto ogni cinquanta anni.
Si tratta di una Madonna con Bambino, seduta e raffigurata nell’atto di sorreggere con le mani il Bambino che, in piedi sulle sue ginocchia e leggermente sbilanciato all’indietro. La posizione infantilmente sgraziata del bimbo contrasta con la compostezza regale del corpo della Vergine dall’espressione mite e serena. Di essa è stata fatta una copia in legno, molto più leggera, da portare in processione nell’occasione annuale della festa.

Gli ex voto

«Gli ex voto, le carità e i ringraziamenti – ci spiega il Rettore – restano in una sala di raccolta del convento. Si tratta, per lo più, di abiti da sposa, ex voto anatomici in gesso o cera, e molti putti, ancora in cera, che rimandano alla speranza di intercessione della Vergine per gravidanze rischiose e difficili».

Il Museo

«Il Museo del Santuario è ospitato al primo piano del convento annesso alla Chiesa, dove un tempo vi erano la cucina e il refettorio. Il percorso museale si snoda lungo quattro aree tematiche, in ognuna delle quali gli oggetti sono raggruppati per tipologia, seguendo dove è stato possibile, un ordine cronologico. Nell’intento di raccontare la storia del Santuario della Madonna, sono stati esposti non solo oggetti di pregio artistico legati al culto ma anche numerosi, piccoli ex-voto donati da sconosciuti fedeli, che raccontano una storia secolare fatta di fede, pellegrinaggi e venerazione per la Santa Madre».

Accoglienza

«Per coloro che volessero fermarsi per un periodo nel Santuario, ci sono a disposizione molteplici tipologie di accoglienza. Essendo il Santuario un luogo di spiritualità e pellegrinaggio, si cerca di mantenere i servizi e le modalità di permanenza conformi alla natura del luogo. Per singoli fedeli, famiglie e gruppi che desiderano fermarsi qualche giorno per pregare e per riposarsi, il Santuario dispone di numerose camere, con riscaldamento, servizi e doccia. Il necessario per chi vuole trascorrere un periodo di preghiera».

E jeu no’ mi movu di cca

 se la grazia Maria no’ mi fa:

 facitimmilla Madonna mia, facitimmilla pe’ carità.

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