martedì,Maggio 7 2024

Ansiolitici e psicofarmaci come “sballo”, preoccupa la nuova tendenza tra i giovani

A denunciarlo è una psicologa e psicoterapeuta familiare: «Incremento preoccupante, giovani sempre più soli»

Ansiolitici e psicofarmaci come “sballo”, preoccupa la nuova tendenza tra i giovani

Una nuova tendenza si sta facendo largo tra giovani e giovanissimi. Una tendenza preoccupante, che sta avendo riscontri sempre più frequenti nel nostro territorio.

La nuova moda tra i ragazzi è l’uso di psicofarmaci e ansiolitici senza prescrizione medica ai fini dello sballo. A denunciarlo è la Dott.ssa Ilenia Iaria, psicologa e psicoterapeuta familiare, che nel corso dell’ultimo anno ha registrato un particolare incremento del fenomeno, via via sempre più frequente in età sempre più precoce, grazie anche alla facilità nel reperimento e al non controllo da parte degli adulti. Infatti, gli psicofarmaci «vengono acquistati nelle nostre farmacie senza alcuna prescrizione medica – ci dice – come se fossero delle caramelle».

«Di recente – racconta – ho lavorato con diversi ragazzi, dai 16 ai 22 anni, che negli ultimi tempi hanno fatto cattivo uso di psicofarmaci reperiti nelle farmacie senza alcuna prescrizione medica, o anche a casa poiché i familiari ne fanno uso, in particolare ben noti ansiolitici». L’utilizzo di psicofarmaci è come una spia che si accende e che spesso rappresenta il segnale di difficoltà ben più complesse, quelle presenti all’interno delle relazioni familiari. La famiglia, insieme al terapeuta, può far luce sulle difficoltà relazionali di intralcio al loro benessere.

Quello che è emerso è che, sempre più ragazze e ragazzi, ammettono di averlo fatto su suggerimento di coetanei come metodo per divertirsi, sbarazzarsi dei problemi, essere più attivi. Sentirsi meglio, quindi, risolvendo i propri conflitti interiori e quelli con gli altri. Allontanando, in particolare, quel senso di smarrimento e di solitudine che tende ad angosciarli.

Adolescenti sempre più soli, fragili, che portano con sé un grosso senso di inadeguatezza cercando rifugio in sé stessi, pensando di farcela da soli e sperimentando una sorta di autoterapia attraverso gli psicofarmaci, i cui genitori sono molto spesso ignari della loro assunzione. Alla base di questa nuova tendenza, quindi, c’è anche una mancanza di comunicazione familiare, lasciando trasparire perfino una vera e propria barriera sociale. «Gli adolescenti, trovandosi in una fase del ciclo della vita determinata da forti cambiamenti, in cui sono combattuti per la necessità di ricevere supporto supporto dalla famiglia e il forte desiderio di indipendenza, ove alle spalle non abbiano una situazione familiare e sociale stabile che sappia guidarli verso una delle due scelte, cercano di crearsi una “terza via” che anziché più breve diventa sempre più lunga e tortuosa».

Una volta sperimentato l’effetto dello psicofarmaco, se ne vuole sempre di più. Si crea assuefazione e si diventa dipendenti. Sospesa la loro assunzione, non solo i sintomi scatenanti si ripresentano più forti, ma sono inevitabili delle vere e proprie crisi di astinenza che bisogna saper gestire insieme ad uno specialista. «È necessario aiutare l’adolescente a comprendere e affrontare le cause che abbiano generato il suo malessere, spesso coinvolgendo la famiglia. Il mio intervento con l’adolescente mira a far recuperare le proprie risorse che risultano essere smarrite e la propria capacità di affrontare la vita in maniera serena ed equilibrata. Da terapeuta familiare coinvolgo tutti i membri della famiglia in terapia poiché il malessere di un membro esprime un chiaro segnale che qualcosa non va all’interno del sistema familiare e possono esserci dei fattori che sostengono e alimentano il disagio anziché risolverlo. Per questo motivo – conclude – l’intervento familiare risulta essere prezioso perché mira a promuovere il benessere di tutti i membri».

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