lunedì,Maggio 6 2024

Peste suina, i cacciatori spingono per la riapertura della caccia: «Solo così possiamo aiutare a contrastarla»

L’associazione Pro cinghiale chiede un incontro urgente con l'assessore delegato Gianluca Gallo e con il dirigente del settore Giacomo Giovinazzo

Peste suina, i cacciatori spingono per la riapertura della caccia: «Solo così possiamo aiutare a contrastarla»

Tornano a far sentire la loro voce i cacciatori dell’associazione “Pro cinghiale”, presieduta da Rocco Esposito. Dopo un primo appello lanciato nei giorni scorsi alle Istituzioni, affinché venisse data loro la possibilità di contribuire alle operazioni poste in essere per il contrasto della Peste suina africana (Psa), ecco che si dicono ancora una volta «in obbligo di farci sentire, ma questa volta con dei passaggi per noi fondamentali per proseguire questo dialogo con le Istituzioni e continuare a ribadire la nostra disponibilità a intervenire, così come ci viene richiesto dal mondo agricolo e non solo. Non vogliamo issarci a profeti – sostengono – ma già da maggio avevamo previsto che la Psa non avrebbe portato alla morte di massa dei cinghiali, ma anzi ne avrebbe favorito l’incremento, visti i provvedimenti che si intendeva prendere. A oggi, l’unico “rimedio” preso è stato la chiusura della caccia al cinghiale».

Detto questo, i cacciatori, «visti i tempi infiniti di attesa e il silenzio che vige nonostante siano stati fatti anche i corsi di bioregolatore», chiedono un incontro urgente con l’assessore regionale con delega alla Psa Gianluca Gallo e con il dirigente del settore Giacomo Giovinazzo. «Abbiamo nei mesi dimostrato collaborazione – affermano – e abbiamo atteso, purtroppo invano, che venissero fatti interventi risolutivi per uscire dalla situazione di emergenza. Riteniamo non si possa più attendere. La Regione Campania dai risultati della sorveglianza passiva, durante la quale non sono state ritrovate carcasse di cinghiali, ha ridotto le aree di restrizione consentendo il normale svolgimento della stagione venatoria, cosa che riteniamo sia necessario fare anche in Calabria, visto che in molti comuni non sono mai stati accertati casi di Psa e da oltre due mesi non se ne accertano in nessun posto.

Se dobbiamo intervenire come cacciatori allora occorre che ci siano le condizioni per farlo, a partire del numero di bioregolatori che possono prendere parte alla girata. Gli 8 previsti non sono sufficienti per garantire un alto numero di abbattimenti, ma non solo, si rischierebbe solo di spostare gli animali. Fermo restando il numero di tre cani da impiegare, riteniamo assurdo limitare il numero delle poste, se davvero si vuole contrastare il problema cinghiale. Inoltre, gli eventuali animali abbattuti devono essere tutti analizzati in modo da avere un quadro preciso e non approssimativo, della situazione Psa. Sicuramente – continuano – la persistenza del commissariamento degli Atc Rc1 e Rc2 non aiuta a risolvere i problemi.

Peraltro, non si capisce perché, nonostante le nomine dei componenti del comitato siano state fatte ormai da mesi, ancora non si sia insediato». I cacciatori concludono dicendo che «i numeri da sempre dicono che gli abbattimenti maggiori si hanno tramite la caccia. I vincoli non giustificati che sono stati messi ridurrebbero di gran lunga il numero dei cinghiali abbattuti. Riteniamo pertanto, che mancando questi elementi essenziali non si possano raggiungere gli obiettivi voluti da tutti e noi non possiamo nemmeno confermare i numeri degli altri anni, figuriamoci aumentarli».                                         

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