martedì,Maggio 21 2024

Peste suina, i cacciatori: «Vogliamo fare la nostra parte per contrastare l’epidemia»

L’associazione Pro cinghiale Calabria non ci sta: «Mentre i cinghiali invadono i centri abitati, la caccia è chiusa»

Peste suina, i cacciatori: «Vogliamo fare la nostra parte per contrastare l’epidemia»

Cacciatori indignati nell’intera provincia di Reggio Calabria. A scatenare insofferenza nel settore, le misure adottate per contrastare la Peste suina africana (Psa) e di fatto l’impossibilità di poter effettuare attività venatoria. Nei giorni scorsi, l’associazione Pro cinghiale Calabria, presieduta da Rocco Esposito, che racchiude diverse squadre per la caccia al cinghiale della provincia reggina, si è riunita a Palmi, proprio per discutere della situazione in essere a sei mesi dall’inizio dell’emergenza Psa, del Piano nazionale di sorveglianza ed eradicazione della peste suina africana, delle varie ordinanze emanate dal commissario straordinario alla Psa Vincenzo Caputo e dei Corsi di bioregolatore, ossia di abilitazione per il controllo della specie cinghiale, che tutti i cacciatori devono seguire in vista di un possibile intervento di contrasto alla malattia di questi animali selvatici.

«È assurdo che ancora non sappiamo quando potremo intervenire per contrastare la Psa, nonostante il numero dei cinghiali in circolazione sia ormai fuori – ha sostenuto il presidente della Pro cinghiale -. Intanto è necessario evidenziare che l’avviso con un solo giorno di anticipo, per giunta tramite sms, dei Corsi di bioregolatore, comporterà l’impossibilità da parte di molti di noi a partecipare, per motivi lavorativi, per non parlare del fatto che svolgendosi a Catanzaro, siamo costretti a percorrere parecchi chilometri. Intanto, nonostante le rassicurazioni sul fatto che saremo proprio noi cacciatori la parte attiva per il contrasto di questa emergenza, la caccia continua a rimanere chiusa.

Sappiamo – ha continuato Esposito – leggendo le svariate ordinanze del commissario straordinario Caputo, che attraverso lo strumento della girata (molto meno incisiva della braccata), faremo interventi in biosicurezza, ma ancora non abbiamo notizie di quando inizieremo e ciò è assurdo. Inoltre, non ci risulta che siano state preparate le strutture sanitarie necessarie e previste dalle ordinanze emanate finora. Riteniamo inaccettabile questa situazione di stallo, che ci ha portato pure a valutare una diserzione di massa ai corsi in segno di protesta e in attesa che finalmente venga fatta chiarezza e che ci venga presentato un quadro chiaro circa gli interventi da effettuare e le soluzioni sanitarie adottate».

Esposito ha sottolineato che «solo in nostro senso di responsabilità e collaborazione ci ha portato a decidere di partecipare al Corso, però vorremmo che lo stesso senso di responsabilità e collaborazione ci fosse anche da parte delle istituzioni e degli organi preposti. Mentre tutto continua a svolgersi come se nulla fosse successo, gli unici a cui è stata bloccata la propria attività e che sono costretti a seguire l’ennesimo corso di formazione, siamo noi cacciatori. Intanto i cinghiali invadono i centri abitati mentre la caccia rimane chiusa: di sicuro un ottimo modo per affrontare l’emergenza. Da sottolineare che l’ultimo caso di Psa registrato in provincia di Reggio Calabria risale al 9 luglio scorso».

Il presidente della Pro cinghiale ha poi fatto riferimento agli svariati danni all’agricoltura registrati, visto il proliferare di cinghiali in circolazione. I cacciatori, dicendosi indignati per quanto sta succedendo, chiedono quindi che «venga immediatamente stilato un Piano che ci permetta di capire i tempi e modi di intervento. Se non verrà fatto in tempi brevi, non garantiremo il nostro apporto».

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