Conflitto in Medioriente, Alkilani: «Il popolo sceglie Hamas perchè l’autorità palestinese non ha potere»

«Per le leggi del diritto internazionale, un paese attaccato ha diritto a difendersi. Nella questione Mediorientale il paese occupato è la Palestina». Così Mohammad Alkilani, medico nato in Galilea, che dal 1977 è arrivato nella città dello Stretto che racconta il conflitto dalla parte dei palestinesi. Sono giorni di grande fermento, vittime su entrambi i fronti. Ma i morti non hanno bandiera. Morti che potrebbero essere tantissimi se dovesse verificarsi l’attacco devastante annunciato da Israele.

«Sento rabbia e tristezza – spiega – perchè il mondo si sta disinteressando, l’Occidente per lavarsi la coscienza sugli ebrei ha deciso di far pagare il prezzo ai palestinesi».

L’autorità palestinese inconsistente

«La lotta è armata per difendere le terre occupate. Cosa diciamo dei bombardamenti di Israele su Gaza? Una delle zone più affollate della terra che ospita i palestinesi, i profughi che sono scappati dai massacri quando Israele ha proclamato lo stato: in un territorio grande quanto un quarto di Roma ci sono due milioni di persone che dipendono dall’umore di Israele che può aprire e chiudere i rubinetti dell’acqua, gli interruttori della luce».

La storia la raccontano i vincitori. «Furono chiamati briganti i contadini che combatterono la causa nel sud. I partigiani che liberarono l’Italia erano forse terroristi?». Questi paralleli servono a spiegare in che modo Hamas persegue la sua causa in Palestina. Un luogo in cui «L’autorità palestinese non esiste, non conta nulla, non ha alcun potere. Non troverai uno solo nel mondo arabo che condanni Hamas. Netanyahu (primo ministro d’Israele) ha fatto sedici anni di governo ha minato completamente l’autorità palestinese, favorendo la corruzione e, all’occhio dei palestinesi, l’autorità non ha alcun potere, non è patriottica, non li rappresenta. Hamas, il partito Jihad, è contro l’occupazione, contro Israele e le persone li amano, a prescindere dalla religione perchè i palestinesi sono un popolo laico. In ogni popolo c’è una maggioranza laica e una frangia che può essere estremista religiosa. Anche tra gli israeliani ci sono dei partiti, quelli attualmente al governo, che sono estremisti. Il loro obiettivo è cacciare i palestinesi da Gerusalemme».

Gli interessi degli altri paesi verso Israele

Dietro Israele ci sono gli interessi di tanti Paesi. «Israele serve per curarsi la coscienza sporca per aver permesso che avvenisse la shoah. Gli ebrei non sono ben voluti, per assurdo sono più amati nel mondo arabo che in Europa, tuttavia l’Europa li deve difendere. Avere un Medioriente destabilizzato fa comodo perchè da quei territori viene il petrolio, le fonti energetiche in questo momento indispensabili per l’economia mondiale. Bisogna fare in modo che le grandi multinazionali non abbiano problemi a estrarre il petrolio e portarlo a casa – e, infine – un mondo arabo unito comincia ad essere una potenza economica-politica. Questo non deve accadere. Uno dei fondamenti della politica occidentale è impedire l’unità araba».

Viene da sé la risposta su come spegnere questo incendio. «Nel 1984 il parlamento palestinese si riunì all’estero, Arafat e i nomi più importanti della diaspora palestinese adottarono una risoluzione che dice “Non siamo contro gli ebrei possono restare nei territori, siamo contro lo stato sionista. Proponiamo che la Palestina sia uno stato democratico, in cui ebrei, musulmani, cattolici, ortodossi vivano senza problemi, si facciano le elezioni e si elegga un parlamento democratico”. Una risoluzione che non è stata accettata. La nascita di uno stato democratico in Palestina era assolutamente impossibile da realizzare. Questo lo dico perchè ma non è vero che i palestinesi sono antisemiti e vogliono uccidere gli ebrei. Da sedici anni hanno confinato senza potere l’autorità palestinese».

Dunque solo «Quando il petrolio non sarà più indispensabile troveremo le fonti alternative per l’energia il Medioriente col suo petrolio non servirà a nulla e non ci sarà interesse più di nessuno».

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