martedì,Maggio 14 2024

Slow Food, nel Reggino arrivano due nuovi Presìdi: a Terranova e Villa

Si tratta della susina terranovese denominata "Pruna di frati" e dei biscotti villesi definiti "Piparelle"

Slow Food, nel Reggino arrivano due nuovi Presìdi: a Terranova e Villa

I “pruna di frati” di Terranova Sappo Minulio e le “piparelle” di Villa San Giovanni, diventano presìdi Slow Food. I “pruna di frati”, prugne dolci e succose, vengono definite così perchè furono i monaci benedettini celestini i primi a coltivarli, nel convento di Terranova. Furono proprio loro, nel ‘500, a selezionare questo ecotipo e a sviluppare la coltivazione del pruno: ancora oggi, tra i ruderi dell’edificio, spuntano alcune piante. Il prugno produce susine “molto nobili e delicate”, così come scrisse nel 1691, padre Giovanni Fiore da Cropani, nel volume intitolato “Della Calabria illustrata”. I frutti, verde-giallastri che virano verso il rosso-violetto a piena maturazione, hanno la buccia sottile e forma allungata, e sono coperti da un consistente strato di pruina che li protegge dagli agenti patogeni.

«Sono molto dolci eppure non stucchevoli, con una bella acidità – ha raccontato Francesco Saccà, referente Slow Food del Presidio – e la loro particolarità è la facilità con cui il seme si separa dalla polpa: basta un morso. I pruna di frati di Terranova sono un prodotto molto sentito sul territorio – ha concluso – e nei tre comuni di Terranova Sappo Minulio, Molochio e Varapodio quasi tutti hanno qualche pianta nei propri terreni. Certo, l’area è nota soprattutto per gli agrumi e le olive, ma anche il nostro susino è importante. Il riconoscimento come Presidio Slow Food è uno strumento di salvaguardia: per evitare che venga abbandonata e persa, deve poter essere una fonte di reddito per i produttori».

«Scoprite e celebrate con noi il tesoro di Terranova Sappo Minulio: “i pruna di frati”. Un gioiello della nostra terra, secolare e delizioso, ora riconosciuto come Presidio Slow Food». Queste le parole del sindaco Ettore Tigani, all’indomani del riconoscimento. «Questo frutto storico, dolce e autentico – ha continuato il primo cittadino – rappresenta non solo un’eredità dei monaci benedettini ma anche un simbolo vivente della nostra ricchezza culturale e agricola». Tigani ha quindi ringraziato chi «ha dedicato attenzione e spazio a questo nostro prezioso patrimonio», ossia Slow Food Italia, ExPartibus, Meraviglie di Calabria e BolognaInforma. «La vostra divulgazione – ha affermato – amplifica il valore di “pruna di frati” ben oltre i confini della nostra comunità, sostenendo i produttori locali e preservando la nostra identità culturale. Grazie per aiutarci a far conoscere al mondo la storia, il sapore e l’importanza di questi frutti unici».

La piparella

Il percorso che ha portato al riconoscimento quale Presidio Slow Food delle piparelle di Villa San Giovanni, invece, non nasce dalla necessità di riconoscere un valore anche economico al prodotto, bensì dall’urgenza di difenderlo dalle imitazioni. «Le piparelle sono un prodotto tradizionale del nostro territorio – ha spiegato Francesco Foti, referente Slow Food del Presidio -. Una storia, lunga più di un secolo, che nasce dall’abilità dei maestri pasticceri nell’amalgamare ingredienti semplici: mandorle, zucchero, miele, farina di frumento e spezie come cannella e chiodi di garofano, oltre all’olio essenziale di arancio.

Oggi, pur di far colpo sugli acquirenti, si trovano varianti di ogni genere, piparelle aromatizzate in tutti i modi – prosegue Foti –. Noi crediamo che vadano salvaguardate quelle tradizionali, prodotte con ingredienti locali: il miele reggino, la farina italiana, le mandorle, che arrivano dalla Sicilia o dalla Puglia. Il nostro obiettivo è che ogni produttore sia libero di produrre le piparelle come meglio crede, utilizzando più o meno cannella o più o meno miele a seconda delle preferenze – ha concluso Foti – ma rispettando gli ingredienti di sempre. Se c’è chi usa le nocciole, le bacche di Goji o il bergamotto, allora è importante che il Presidio aiuti a distinguere le piparelle originali dalle altre».

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