domenica,Maggio 5 2024

Da Reggio al carcere minorile di Nisida, Maria Franco: «La scrittura per tracciare nuove strade possibili»

Per 37 anni ha condotto dei laboratori presso l'istituto penale di Napoli al quale si ispira la celebre serie Rai Mare Fuori. «Non l'ho vista ma, conoscendo quella realtà, l’avrei intitolata Mare Dentro»

Da Reggio al carcere minorile di Nisida, Maria Franco: «La scrittura per tracciare nuove strade possibili»

«Nel 1984 ho scelto di insegnare nel carcere minorile di Nisida e, nonostante avessi potuto insegnare altrove, ho confermato quella scelta anche negli anni successivi. Con i ragazzi e le ragazze di Nisida sono stata per 37 anni, 35 in presenza e, dopo la pensione, altri due anni da volontaria, nel periodo pandemico, conducendo dei laboratori a distanza. Un’esperienza intensa e profonda che mi ha lasciato tanto e che dimostra quanto sia essenziale che dopo il percorso di reinserimento sociale dentro, ci sia un forte sostegno fuori». Lei è Maria Franco, l’insegnante reggina che ha deciso di andare a Napoli per insegnare dentro il carcere minorile di Nisida. Una sfida che lei ha abbracciato convintamene al punto da restare l’anno dopo e gli anni dopo ancora.

«Cercavo un lavoro che avesse una forte connotazione sociale. A Nisida l’ho trovato. Qui attraverso la difficoltà di crescere dei ragazzi e delle ragazze provenienti dai contesti più diversi ho scoperto la sofferenza di una intera società. Nonostante la sua evoluzione, la nostra società non riesce a prevenire il crimine minorile e, dopo il percorso di reinserimento, non è in grado di dare loro le risposte di cui hanno bisogno. Ci sono esperienze positive come quella della diocesi di Napoli guidata dal calabrese, monsignore Domenico Battaglia. Essa offre a questi ragazzi spazio, tempo, lavoro. Occorre fare molto di più se consideriamo che il carcere minorile nasce come realtà residuale perché il crimine giovanile dovrebbe essere arginato con la prevenzione.

Altro capitolo, in Italia drammatico, è quello del mondo carcerario adulto dove il sovraffollamento e la carenza di personale non lo rendono effettivo luogo di rieducazione», sottolinea ancora Maria, giornalista pubblicista che poi ha scelto l’insegnamento in carcere minorile come professione principale. Maria Franco è stata tra i cinque vincitori dell’Italian Teacher Prize 2017 (l’unico finora bandito) e, nel 2011, è stata nominata Cavaliere al merito della Repubblica dal presidente Giorgio Napolitano.

Le possibilità della scrittura

«All’inizio, quando Nisida era tra i pochi istituti con una sezione femminile, arrivavano giovani donne da tutto il meridione. Così ho incontrato migliaia di ragazzi e di ragazze durante la mia attività in carcere. Mi hanno dato tantissimo e dentro mi porto una moltitudine di storie, tutte importanti e tutte preziose. Ho conosciuto giovani che avevano commesso reati anche molto gravi e anno dopo anno mi rendevo conto che non esistevano approcci universali per il lavoro di educazione dentro il carcere.
Io ho sempre creduto, però, nello strumento della scrittura. Così nel corso dei 37 anni sono state tante le pubblicazioni alle quali gli stessi ragazzi hanno contribuito. Per giovani cresciuti costruendo la propria identità su azioni negative che la legge persegue, creare la possibilità di soffermarsi sul pensiero, di specchiarsi in esso e lì di iniziare la costruzione di possibilità diverse costituisce a mio avviso una delle strade da proporre alle ragazze e ai ragazzi e da percorrere con loro, al loro fianco. L’atto di scrivere agisce sul pensiero ed è in quel momento che può iniziare a innescarsi un percorso interiore diverso dai precedenti.

Ne discende bellezza, come quando creano un oggetto in ceramica o in legno, quando salgono su un palcoscenico teatrale o quando giocano a basket. Si scoprono capaci di bellezza. Convinti di voler proporre questo percorso siamo partiti e non ci siamo più fermati. Abbiamo scritto giornali, raccolte di poesie e elaborati vari, abbiamo sperimentato anche l’immersione dentro gli scritti di altri e la metascrittura. E abbiamo continuato fino alla pandemia, quando ormai in pensione e da volontaria, ho condotto gli ultimi laboratori a distanza», racconta ancora Maria Franco.

L’importanza delle parole

«I ragazzi che arrivano a Nisida, di parole, ne hanno sempre troppo poche. Non possono rischiare di perderle, anzi devono acquistarne. Perché meno parole vuol dire meno pensiero, meno autonomia, meno libertà: più dipendenza da chi vuole usarti, più invisibilità sociale, più rabbia che si accumula e può esplodere male. In sintesi: meno vita. Il Laboratorio di Scrittura 2021 è stato un piccolo spazio-tempo in cui i ragazzi hanno cercato le parole per ripensare lo spaesamento di un tempo doppiamente sospeso (per la detenzione e per la pandemia). In maniera da restituire a sé stessi quello stesso tempo non come un limbo che annulla il passato e blocca ogni ipotesi di futuro, ma come un allenamento fiducioso al tempo nuovo che verrà, con i contorni che ciascuno sarà stato in grado di immaginare e costruire già nel presente. Affrontare sé stessi come sfida che spinge oltre». Così scrive Maria Franco nella prefazione del volume Liberare il futuro. Leggere e scrivere a Nisida al tempo della pandemia (2021).

La scrittura collettiva

«Nel corso dei 37 anni abbiamo dato alla luce tante pubblicazioni, lavorando nei nostri laboratori svolti sempre con ragazze e ragazzi insieme. Occasioni che, come le altre comuni, sono state occasioni per stringere amicizie e scoprire sentimenti profondi. Le nostre attività laboratoriali sulla scrittura dal 2009 si è articolata in modo diverso, coinvolgendo scrittori e scrittrici napoletani come Maurizio De Giovanni, Angelo Petrella, uno degli sceneggiatori di Mare fuori, Viola Ardone, Valeria Parrella, Patrizia Rinaldi. Loro ponevano un tema che le ragazze e i ragazzi sviluppavano. Poi i loro scritti venivano rielaborati in un’opera unitaria e collettiva dagli scrittori e dalle scrittrici realizzando così una scrittura inclusiva in cui si faceva quasi a gara a ricercare e a riconoscere il proprio contributo. Un’esperienza per valorizzare ogni apporto; dal giusto nome del protagonista fino all’aggettivo appropriato a quella descrizione.

Quell’opera comune fungeva da specchio più ampio e più vasto di sé stessi, attraverso il quale andare oltre ciò che di sè si era sempre visto e conosciuto per riappropriarsi di qualcosa nuovo, forse prima disperso, oscurato o forse mai visto prima. Ecco che la scrittura diventava nuova possibilità, costruzione di sè, desiderio di andare a leggere anche altro, magari anche i romanzi degli stessi scrittori, curatori dell’opera unitaria», racconta ancora Maria Franco che ricorda come siano state tante le pubblicazioni realizzate a Nisida.

Le parole su Nisida

Nisida è una piccola isola appartenente all’arcipelago delle isole Flegree, posta all’estrema propaggine della collina di Posillipo, in località Coroglio. Dal punto di vista amministrativo fa parte di Bagnoli, un quartiere del comune di Napoli. Di questa isola hanno scritto Cicerone anche Dumas e Cervantes. Lo stesso carcere minorile ha una storia antica. È stato luogo di detenzione di ex funzionari borbonici e anche carcere politico, prima di diventare uno degli Ipm, istituti penali minorili, del Paese.

Le parole di Nisida

Dai Racconti per Nisida agli Esercizi di stile per un congedo (2019). Poi ancora L’ultima prova (il romanzo di Nisida) nel 2018, Dietro l’angolo c’è ancora strada. Per un lessico nisidiano (2020), Conchiglie. Tra la Calabria e Nisida: memorie di una ragazza anni Cinquanta (2021), Rammendi di vite qualsiasi (2022), La Carta e la vita. Le ragazze e i ragazzi di Nisida raccontano la Costituzione (2021), Liberare il futuro. Leggere e scrivere a Nisida al tempo della pandemia (2021). In quest’ultimo vi è anche il contributo dello scrittore reggino Gioacchino Criaco.

Mare fuori

Il carcere di Nisida è quello al quale si ispira la celebre serie tv di successo Mare Fuori, giunta alla quarta stagione e alla quale è stato anche ispirato un musical in teatro.
La narrazione è incentrata su giovani detenuti che hanno la possibilità di cercare e trovare dentro il carcere un altro cammino e di cambiare il loro destino. Scelte spesso radicali, che comportano il rischio loro stessa vita e la sfida, in molti casi, della camorra. Un viaggio dietro le sbarre ma con il Mare fuori. Storie di giovani provenienti da contesti familiari e sociali mafiosi o disagiati che, messi alla prova dalla detenzione, scoprono l’amicizia, l’amore e la libertà.

«Non esprimo alcun parere perchè che non ho visto la serie né intendo vederla, perlomeno al momento. Se avessi dovuto trovare un’accoppiata con mare riferita ai ragazzi di Nisida avrei detto: dentro, Mare dentro. Nella piccola isola, il mare circonda come una carezza a due mani, separa e avvicina alla città e, soprattutto, è bellezza che entra nell’anima e dà un ritmo amico ad un nuovo cammino interiore», così ha scritto Maria Franco sul suo blog Conchiglie, lo scorso anno.

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