sabato,Aprile 27 2024

Peste suina, l’associazione “Pro cinghiale Calabria”: «Far partire gli interventi di depopolamento»

Il presidente Rocco Esposito: «Dall'inizio dell'emergenza non è stato fatto nulla»

Peste suina, l’associazione “Pro cinghiale Calabria”: «Far partire gli interventi di depopolamento»

L’associazione Pro cinghiale Calabria, lo scorso 12 marzo, ha partecipato all’incontro tra il dirigente del settore Sanità veterinaria della Regione, Giorgio Piraino, e i sindaci dei comuni inseriti nella Zona di restrizione 2 per la peste suina africana, tenutosi nell’aula consiliare del comune di Sinopoli. Presenti all’incontro anche le forze dell’ordine, il commissario all’Atc Rc1 Massimo Canale, Luca Pelle in rappresentanza del Parco nazionale dell’Aspromonte e i rappresentanti delle varie associazioni venatorie. «In questo incontro – ha raccontato il presidente Rocco Esposito – con rammarico e delusione abbiamo constatato come il dott. Piraino avesse solo come obiettivo quello di trovare, nei comuni interessati, delle aree dove poter interrare le carcasse dei cinghiali abbattuti con i vari metodi previsti dall’ordinanza numero 5, del commissario nazionale alla Psa, Vincenzo Caputo.

Ma è doveroso fare un passo indietro per spiegare che la procedura nelle aree di restrizione non è quella che Piraino vuole attuare, infatti, nell’ordinanza è prevista la creazione dei centri di raccolta, ovvero locali adibiti e attrezzati così come previsto dalla legge, dove i cinghiali abbattuti dovrebbero essere portati per le operazioni di scuoio, analisi, ecc. Detto ciò, emerge come in questi 11 mesi, ovvero dall’inizio dell’emergenza Psa, nulla di tutto ciò è stato fatto e oggi, nonostante nelle zone di restrizione 2 si potrebbe intervenire per fare abbattimenti, tutto è fermo, mentre i cinghiali continuano a proliferare e fare danni. Dispiace inoltre, che Piraino come rappresentante della Regione Calabria non abbia voluto ascoltare eventuali proposte o soluzioni che venivano fatte, visto comunque che interrare dei cinghiali non è semplice o corretto da fare».

Il commissario all’Atc Rc 1, Canale, ha evidenziato la necessità di realizzare dei centri di raccolta a Sinopoli, trovando d’accordo l’associazione Pro cinghiale che, il 15 marzo lo ha incontrato a Sant’Eufemia d’Aspromonte.  L’incontro, svoltosi in piena sinergia, ha avuto come punto centrale la realizzazione dei primi centri di raccolta, per dar modo ai bioregolatori di iniziare gli interventi di depopolamento. «Il nostro comune impegno sul territorio reggino – ha spiegato Esposito – sta portando a individuare i primi locali adatti a tale scopo. È giusto sottolineare come questi passaggi dovevano essere già stati fatti, in modo che oggi già fosse in campo quell’azione di depopolamento, soprattutto nelle zone dove da gennaio 2023 è chiusa ogni attività venatoria e di prelievo sui cinghiali.

Sperando che si inizi presto e che si arrivi ad avere quanto prima una riduzione delle zone rosse, invitiamo chi di competenza ad attivarsi per sbloccare al più presto una situazione grave, pericolosa e che senza interventi è destinata ad aumentare nei numeri e nei danni. Ribadiamo come dai risultati della sorveglianza passiva, fatta in estate dopo autorizzazione e richiesta da parte della Regione, che non ha prodotto ritrovamenti di carcasse, si poteva intervenire e ridurre la zona rossa. Non solo non è stata fatta, ma cosa gravissima, noi cacciatori siamo stati accusati di nascondere le carcasse, dimenticando che i ritrovamenti fatti sono stati tutti segnalati dai noi cacciatori stessi, visto che gli unici a fare la propria parte fino a oggi, siamo stati solo noi. L’esercito, così come i cani molecolari, annunciati in pompa magna, perchè ancora non sono arrivati? Come associazione chiediamo soprattutto l’impiego dei cani molecolari in modo che venga confermato quanto già fatto da noi, ovvero che carcasse non se ne trovano, non perchè vengono nascoste.

Sull’esercito crediamo sia più una trovata pubblicitaria che altro, visto che migliaia di cacciatori, nonostante siano obbligati a seguire corsi di formazione di ogni tipo, ancora non siano stati autorizzati a intervenire. Quindi ci viene da pensare che il problema non è la Psa e soprattutto lo spropositato numero di cinghiali, ma sembra che il problema siamo noi cacciatori! Detto questo i cittadini oggi sanno come stanno le cose, sanno che sono passati mesi e mesi senza che chi di competenza si sia adoperato per intervenire velocemente e il tutto mentre subiamo ogni giorno danni da cinghiale sui nostri i terreni, sulle nostre colture con piante di ulivo tranciate dai morsi dei cinghiali, strade distrutte ma soprattutto incidenti stradali sempre più frequenti. Il commissario straordinario alla Psa Caputo e la Regione, diano risposte concrete al problema e predispongano le strutture necessarie per far partire gli interventi di depopolamento che ormai non viene più chiesto dai cittadini ma viene supplicato».

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