sabato,Aprile 27 2024

Pasqua, i riti della Settimana Santa nel Reggino tra suggestione e commozione

Ecco i principali rituali che tra fede e folklore rappresentano l’essenza del mistero sacro e dell’identità culturale delle varie comunità

Pasqua, i riti della Settimana Santa nel Reggino tra suggestione e commozione

La Pasqua è forse la più importante delle feste cristiane ed è preceduta dalla Settimana Santa, quel periodo di sette giorni che va dalla Domenica delle Palme, giorno in cui si celebra l’arrivo di Gesù a Gerusalemme, al Sabato Santo e alla Domenica di Pasqua, quando si festeggia la resurrezione di Gesù Cristo. Giorni molto importanti per i cristiani, dal momento che la morte e la resurrezione di Gesù sono l’apice dell’anno liturgico, il momento più forte e significativo dal punto di vista spirituale. In occasione della Settimana Santa, anche nel Reggino, si celebrano rituali millenari, che mettono in luce i dettagli di una cultura antica e preziosa, che si esprime soprattutto attraverso azioni simboliche che si ripetono ogni anno. Tra fede e folklore, questi rappresentano l’essenza del mistero sacro e dell’identità culturale delle diverse comunità che li celebrano.

Le Persephoni di Bova

Sospeso tra sacro e profano è il rito delle Persephoni o Pupazze di Bova. Nel borgo grecanico, dove ancora riecheggia il suono dell’antico greco di Calabria, va in scena la Processione delle Persephoni, che ogni anno, durante la Domenica delle Palme, porta in chiesa un antichissimo rito legato alla rinascita dei campi in primavera. Mito e magia sono presi in prestito dalla figura leggendaria di Persefone (Kora), la bella fanciulla discesa agli inferi come sposa di Ade che con la sua assenza condannò la terra a sei mesi di gelo, salvo poi farla rifiorire nei sei mesi successivi, quando vi tornava per fare visita alla madre, Demetra.

Tra i vicoli di Bova (chòra tu Vùa) il mito della rinascita si sovrappone al rito cristiano portando in processione le Pupazze, figure arboree dalle sembianze femminili, composte da foglie d’ulivo intrecciate attorno a una canna di bambù. Demetra e Persefone, agghindate con frutta fresca e fiori di campo, hanno libero accesso alla Chiesa di San Leo: qualche goccia d’acqua santa, una scia d’incenso e il parroco trasforma le Pupazze in creature cristiane.

Il Caracolo di Caulonia

La processione del Caracolo a Caulonia rappresenta il momento più importante della Settimana Santa. Otto le statue portate in processione per le vie del paese, raffiguranti i momenti più significativi della Passione di Cristo. Il rito ha inizio quando le due arciconfraternite cittadine (del Rosario e dell’Immacolata), con i propri confratelli vestiti di saio bianco e incappucciati con una corona di spine sul capo, si incontrano nel punto centrale del paese. Dopo aver girato per i vicoli e le stradine, il corteo giunge in piazza Mese. L’attraversamento della piazza richiede circa un’ora e dà luogo a lungo movimento a chiocciola, scandito dal suono delle raganelle, al quale prendono parte, preceduti dalla banda, statue, fedeli, confratelli, aste, stendardi, croci e pennoni.  

Dopo l’ingresso nella chiesa Matrice, il corteo si ricompone nella piazza, riattraversa una parte del paese e, arrivato in via Vincenzo Niutta, si divide riformando i due gruppi che all’inizio l’avevano composto, ognuno dei quali fa ritorno alla rispettiva confraternita. Secondo alcuni storici, furono alcune famiglie spagnole, trapiantate a Caulonia (all’epoca Castelvetere) provenienti principalmente dalla Regione della Murcia e dall’area di Cartaghena a promuovere, alla fine del ‘600, questo rito tipico della penisola iberica, nel centro della Locride. 

La Via Crucis nella Piana di Gioia Tauro e nella Locride

Il Venerdì Santo, in quasi tutti i centri della Piana di Gioia Tauro e della Locride, spicca la Via Crucis. A Stilo si snoda tra le vie del borgo con liturgie intense e a Mammola si spinge fino al monte Calvario. I sepolcri sono meta per i fedeli in moltissime chiese del territorio metropolitano, da Cittanova a Cinquefrondi, da Laureana di Borrello a Rosarno, da Oppido Mamertina a Melicucco, da Polistena a Palmi, da Seminara a Gioia Tauro, da Molochio a Taurianova.

L’Affruntata di Rizziconi

Da oltre due secoli a Rizziconi, si svolge l’Affruntata, ossia della statua del Cristo con quella di Maria, dopo i viaggi dell’apostolo Giovanni all’affannosa ricerca del “Risorto”. Si comincia nella mattinata del Giovedì Santo, quando le statue del Cristo Risorto, della Madonna e di San Giovanni vengono tolte dalle nicchie, dove sono custodite all’interno della chiesa del SS. Rosario, per essere preparate all’Incontro. La giornata del Venerdì Santo, invece, è dedicata all’abbellimento della statua di Maria, che viene preparata e agghindata secondo un rigoroso rituale al quale possono partecipare solo donne.

Il Sabato Santo si approntano le statue di San Giovanni e del Cristo Risorto. La mattina di Pasqua, dopo la messa, da via San Nicola, inizia la fase di avvicinamento della statua di Maria con quella del Cristo Risorto, da piazza Roma. Il priore del SS. Rosario impartisce ordini di avvicinamento e dopo una corsa i santi s’incontrano: la Madonna viene quindi svestita dal manto nero del lutto e appare nello splendore di una veste turchese punteggiata di stelle. In quel momento, per tre volte le statue s’inchinano, indietreggiando e venendo vicine quasi a toccarsi.

La Svelata

La Svelata della Madonna è caratteristica in molti comuni del versante ionico, come Mammola, Gioiosa, Siderno e Caulonia. La statua della Madonna con un velo scuro e quella di Gesù Cristo vengono velocemente portate l’una di fronte all’altra e nel momento dell’incontro, così come accade nell’Affruntata di Rizziconi, la caduta del velo scioglie il lutto di Maria. 

A Polistena “All’ombra della tua Croce”

Il Sabato Santo, oltre ai riti religiosi, alle 17, si svolge a Polistena anche la rappresentazione sacra “All’ombra della tua Croce”, giunta alla sua 29esima edizione. La storia della Passione e Morte di Gesù Cristo viene rappresentata nell’ex stazione delle ferrovie Calabro-Lucane, nella bellissima cornice dell’Isola di don Peppino, intitolata alla memoria del sacerdote don Giuseppe (Peppino) Falleti, sacerdote per oltre 42 anni della parrocchia polistenese Maria SS. Immacolata e deceduto nel 2010. Organizzata dall’associazione oratoriana Gami, con il patrocinio del Comune di Polistena, porta ogni anno alla luce gli splendidi testi originali scritti dal prelato e conservati gelosamente dal presidente dell’associazione Patrizia Napoli, che ne cura l’adattamento e la regia.

Un nutrito numero di volontari lavora intensamente per portare in scena i tratti salienti degli ultimi giorni di vita di Gesù Cristo, offrendo agli spettatori un momento molto sentito di unione sociale e fede cristiana, grazie alla doviziosa cura dei dettagli e dei dialoghi, fedeli ai Vangeli. Imponente anche la collocazione scenografica che vede l’Isola di don Peppino riempirsi delle strutture scenografiche costruite e posate da Angelo Mammola, Michele Baglio e Vincenzo Lamanna, il tutto valorizzato  dai costumi sapientemente creati dal gruppo sartoria guidato da Catena Albanese, da una corposa colonna sonora opera delle ricerche di Michele Napoli e arricchita da brani cantati dal vivo, dalla performance del gruppo di ballerine del Centro danza “Il discobolo”, con le coreografie di Rossella D’Agostino.

I testi raccontano la sofferenza di Gesù di Nazareth, dagli antefatti dell’ultima cena, all’orto degli ulivi, dal tradimento di Giuda alle accuse dei sommi sacerdoti, dalle tentazioni di satana alla flagellazione, fino ad arrivare al culmine della tragedia con la Crocifissione e la Deposizione. La rappresentazione si conclude con la risurrezione e l’ascensione al Cielo di Gesù. La rappresentazione, che originariamente si svolgeva all’interno della Chiesa della SS. Immacolata, è diventata, nel tempo, uno dei momenti più importanti della Settimana Santa di Polistena.

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