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Reggio sotto i bombardamenti del 21 e del 24 maggio 1943: morirono anche 33 bambini

Sul finire della seconda guerra mondiale, la città dello Stretto fu duramente colpita dalle forze Alleate impegnate a combattere contro il Nazifascismo. Raso al suolo pure il brefotrofio

Reggio sotto i bombardamenti del 21 e del 24 maggio 1943: morirono anche 33 bambini


«Considerato che nel bombardamento nemico del 24 maggio 1943 è stato colpito il Brefotrofio di Reggio Calabria causando la morte bambini, balie a anche di una Suora in servizio nell’Istituto.

Considerando che per i funerali della suora, disposti da questa Presidenza, si spesero 3.560,00 lire, giusta la nota presentata dall’impresa Gaetano Perna delle quali furono pagate dalla comunità 1.705,00 lire e che pertanto occorre pagare all’Impresa la differenza 1.775,00 lire, quale doveroso contributo della Provincia».

L’ingegnere Santo Pirrello, in qualità di Preside e all’epoca principale organo della provincia di Reggio Calabria, con questa premessa, l’8 novembre 1943 disponeva il pagamento di quanto ancora dovuto all’impresa che aveva provveduto al funerale della suora deceduta durante i bombardamenti.

L’estratto di questo atto amministrativo, custodito presso l’Archivio di Stato di Reggio Calabria, fu esposto nel 2020 nella mostra temporanea “Trentatré stelline”.

Allestita a palazzo della cultura Pasquino Crupi, la mostra rievocò il rovinoso e tragico bombardamento americano (classificato nel novembre 1943 come bombardamento nemico anche dopo la caduta del Regime fascista del luglio 1943) sul finire della Seconda guerra mondiale. In quell’occasione fu infatti colpito il brefotrofio che sorgeva proprio dove ora si erge il palazzo della Cultura Crupi. Con suor Fortunatina Becatiello da Caserta, in servizio al brefotrofio durante in bombardamento, nel rifugio antiaereo morirono anche trentatré bambini e 14 nutrici.

Reggio la città più bombardata

Secondo la maggior parte delle fonti tale bombardamento avvenne il 21 maggio 1943, non il 24 maggio come riportato nell’atto. Il 24 maggio ve ne fu un altro sulla città di Reggio. Nel cuore della notte oltre duecento quadrimotori iniziarono a devastare Reggio e Messina.

Incursioni che durarono per circa quarantotto ore, colpendo duramente nel capoluogo reggino Prefettura, Distretto Militare, piazza sant’Agostino, il Duomo, il seminario arcivescovile, il porto e la zona di Montevergine, a nord di Santa Caterina. Questo quartiere era stato già duramente colpito solo qualche settimana prima, nel durissimo bombardamento del 6 maggio 1943. Recentemente è stato eretto un monumento per ricordare quella dolorosa pagina storica.

L’infanzia spezzata

Un‘infanzia spezzata da quelle bombe che, anche se volte a liberare, non uccisero di meno. Tra le stelline solo Francesca Napolini, Angelo Caravello, Francesco Germani, Francesco Capillo, Cecilia Sartorio un anno e Santa Isorrento di 4, avevano raggiunto il primo anno di vita. La maggior parte avevano solo pochi mesi di vita. Francesco Barone aveva solo 11 giorni e Elisa Coletta 15 giorni.

Antonio Tarigni un mese, Francesco Ligato, Angelo Sentini, Carmelo Sanni, Albina Ripetta a Pino Belfiore 2 mesi, Maria Ganetto, Salvatore Balsamo e Francesco Polini 3 mesi, Elvira Brandini, Vittoria Saccarini, Ettore Arvelli, Iole Morellini, Elisa Forlini, Maria Iannì, Italia Bianchini e Aldo Cassalia 4 mesi,  Carpini Gaetano 5 mesi, Giuseppina Suraci, Maria Carletti 6 Mesi, Francesco Armorio e Elisabetta Varini 7 mesi, Gilda Ferroso e Maria Bettini e Elsa Gatti 8 mesi. Ecco le “stelline”.

Il brefotrofio di Reggio Calabria

Il brefotrofio provinciale di Reggio di Calabria, chiamato allora “Baliatico”, era stato fondato nel 1869. Fino al 1895 aveva funzionato con il sistema della ruota: era un piccolo locale in via Cappucinelli, capace di ospitare dodici lattanti e sei nutrici. A causa del terremoto del 1908, la sua sede era stata temporaneamente trasferita in via Possidonea, accanto al civico Ospedale. Poi il trasferimento presso il palazzo di via Cuzzocrea, realizzato su progetto degli ingegneri Rocco Leale e Luigi Calogero. Dal marzo del 1935, sotto la direzione di Giuseppe Castorina, era divenuto una delle strutture per la cura degli infanti più avanzate di tutta la regione, capace di ospitare fino a sessanta bambini.

«La struttura era dotata di lactarium, laboratori di batteriologia e sierologia, un reparto immaturi dotato di due termoculle e un reparto divezzi. La gestione era affidata alle suore, alle quali era demandato il compito di vegliare sugli infanti e accertare il lavoro delle balie.


Nella primavera ed estate del 1943 migliaia di manifestini lanciati dagli aerei alleati invitavano le popolazioni delle città calabre e sicule che si affacciavano sullo Stretto a rifugiarsi nelle campagne. Venivano così preannunciate così le massicce azioni di bombardamento – preparatorie per l’imminente sbarco in Sicilia – che da lì a poco sarebbero state compiute dalle forze aeree alleate contro le infrastrutture portuali e ferroviarie di Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Messina. Per tutto il mese di maggio echeggiarono gli allarmi delle sirene e i rombi degli aeromotori. La frequenza delle incursioni aeree testimonia che la provincia più colpita della Calabria fu proprio quella di Reggio».

Brefotrofio colpito per errore

«Il 21 maggio la città venne investita da due violenti bombardamenti da parte degli americani. Ebbero inizio alle ore 11:20 e si prolungarono per due ore causando la distruzione di ventidue edifici civili e danni ingenti ad ulteriori sessantasette strutture. Novanta vittime e un centinaio di feriti.
Una bomba dirompente di 500 kg centrò il cortile del brefotrofio, provocando il cedimento di uno del muri perimetrali. Il crollo di questo, imprigionò all’interno delle cantine, impiegate come rifugio antiaereo, una parte dei piccoli ospiti e del personale in servizio presso l’Istituto. Bersaglio della bomba era un’antenna per le comunicazioni telefoniche con l’aeroporto posta nell’area adiacente al brefotrofio.

Nonostante l’edificio presentasse evidenti segni protettivi della Convenzione Internazionale (ovvero le croci rosse dipinte sul tetto) e l’applicazione della teoria del bombardamento di precisione, che avrebbe dovuto evitare gli obiettivi civili, il brefotrofio andò incontro alla sua triste e inaspettata sorte, cedendo in parte sotto l’urto dell’ordigno che spezzò la vita di trentatré lattanti, quattordici nutrici e una suora. Secondo le testimonianze i piccoli cadaveri vennero estratti dallé macerie, adagiati su carretti e trasportati al cimitero di Condera e qui seppelliti. La notizia ebbe risonanza sulla stampa nazionale, che titolò le prime pagine con il resoconto della strage».

Trentatré stelline

Questa la ricostruzione presentata al pubblico in occasione della mostra intitolata proprio “Trentatré stelline”. Allestita a palazzo della Cultura Pasquino Crupi, tra il gennaio e il febbraio 2020, da Mandra Stella Cerrone, Elisabetta Di Sopra, Giulio Manglaviti, Mustafa Sabbagh e Alberto Timossi. Fu la prima mostra della neonata sezione PiCo, piano contemporaneo del Palazzo della Cultura di Reggio Calabria, progetto di Angela Pellicanò, Paola Miriam Russo, Valentina Tebala.

Unitamente all’estratto per le spese del funerale di suor Fortunatina Becatiello da Caserta, esposto in occasione anche l’elenco delle spese per la ricostruzione di culle, letti e lettini distrutti a causa del bombardamento. Nella sezione documentale della mostra anche la nota firmata da Castorina che richiedeva l’urgente riparazione degli ambienti danneggiati. Era necessario che la sede temporanea di Montebello Ionico, dove era stato momentaneamente spostato, potesse fare effettivo rientro in città: «Il lavoro delle nutrici e delle balie doveva riprendere con urgenza il suo corso».

Maggio 1943 e le bombe sullo Stretto

Era il 6 maggio 1943, quando due formazioni di Liberators, provenienti dalla base dell’US Air Force di Bengasi, attraversarono i cieli dello Stretto. Sganciarono tonnellate di bombe su centro storico, Duomo, piazza Carmine, Stazione Centrale, Distretto Militare, nella zona di Santa Caterina, Tremulini, il Porto, Sbarre Centrali. Oltre duecento furono le vittime in quella giornata e migliaia in quei lunghi mesi di raid sere, dal gennaio fino all’agosto del 1943.

La città di Reggio fu tragicamente colpita anche il 21 maggio, con due pesanti incursioni che non risparmiarono il brefotrofio, e il 24 maggio successivi. Quaranta quadrimotori statunitensi avevano bombardato Messina e Reggio anche il 9 maggio e il 13 maggio.

Dal 5 al 10 giugno altri e numerosi quadrimotori americani continuarono a bombardare le città dello Stretto causando morti e feriti. Altri raid aerei si verificarono dal 19 al 22 giugno.

I bombardamenti dell’11 luglio 1943 distrussero completamente l’aeroporto di Reggio. Altri raid seguirono il 15 luglio. La guerra mondiale stava per finire. Gli sbarchi anche via terra erano ormai imminenti. Fu una fine che costò un prezzo di vite umane altissimo e solo preludio di una nuova guerra in Italia.

L’armistizio e la Resistenza

Il 10 luglio 1943, mezzo milione di soldati delle forze Alleate, scortati da cannoni navali e una flotta aerea, era già sbarcava in Europa raggiungendo la Sicilia (operazione Husky). Dopo due mesi di pianificazione, il 3 settembre 1943 lo sbarco in Calabria (operazione BayTown) a Reggio per risalire la Penisola. Il generale Bernard Law Montgomery guidava in quel frangente il XIII Corpo d’armata britannica. Con essa sbarcò anche la I^ divisione canadese. Una guerra stava finendo. Un’altra, quella per la liberazione dell’Italia, era già iniziata.

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