Brancaleone, il sindaco Garoffolo su palazzo che ospitò Pavese: «Valutiamo bandi ma serve sciogliere il nodo acquisizione» – VIDEO

«Stiamo studiando dei bandi e altri dovranno essere pubblicati, per individuare possibili finanziamenti per l’acquisizione al patrimonio comunale e per la valorizzazione di questo palazzo dal grande valore storico e culturale. Ci attiveremo per interloquire anche con la Regione. Stiamo lavorando per questo». Così il sindaco di Brancaleone, Silvestro Garoffolo.

Si apre, così, uno spiraglio per un possibile intervento pubblico nella trattativa avente ad oggetto il palazzo ormai fatiscente che a Brancaleone, nel reggino, ospitava la locanda Da Cesira dove alloggiò lo scrittore Cesare Pavese appena giunto nella città ionica nell’agosto del 1935, dopo la condanna al confino del regime fascista.

Nuova fase di dialogo

Il palazzo, uno dei luoghi pavesiani inseriti nel percorso promosso e animato dalla Pro Loco di Brancaleone, è da mesi in vendita. La memoria che custodisce sarebbe certamente preservata se nella trattativa entrassero gli enti pubblici. Nel 2016 si tentò questa strada, con la massima collaborazione della famiglia, ma infruttuosamente.

Ma forse non tutto è perduto. Nei giorni scorsi un incontro tra l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Silvestro Garoffolo, dal vicesindaco e assessore alla Cultura e ai Lavori Pubblici, Giovanni Alessi e dalla consigliera comunale Melissa Vitale, e la famiglia Autolitano Bertullo, rappresenta da Laura Bertullo, ha avviato una nuova fase di dialogo. C’è però un nodo da sciogliere.

Il nodo acquisizione

«Spesso i bandi pubblici prevedono dei finanziamenti per la riqualificazione di beni già di proprietà comunale. In questo caso – spiega il vicesindaco e assessore alla Cultura e ai Lavori Pubblici, Giovanni Alessi – noi dovremmo anche acquisirlo al nostro patrimonio. Dobbiamo dunque appurare se vi siano bandi che ce lo consentano.

Un passo da compiere è certamente quello di incontrare la Regione Calabria che potrebbe sostenerci in questa operazione. Supportati nell’acquisto, poi sarebbe nostra cura redigere progetti e reperire finanziamenti per valorizzare questo immobile di grande valore. Intanto ringraziamo la famiglia per questa disponibilità al dialogo.

La figura di Cesare Pavese resta centrale nella storia di Brancaleone e al centro della nostra mission culturale. Mission che concretizziamo attraverso il Pavese Festival e importanti sinergie. Tra esse quella con la Fondazione Cesare Pavese con sede a Santo Stefano Belbo, comune natio in provincia di Cuneo dello scrittore», ha evidenziato ancora il vicesindaco Giovanni Alessi.

Salvare la memoria e la storia

«Per il vivo interesse mostrato da parte delle istituzioni comunali di Brancaleone verso la nostra antica dimora non possiamo che nutrire sentimenti di autentica contentezza». Così Laura Bertullo, in rappresentanza della famiglia Bertullo-Autolitano, proprietaria dell’immobile.

«È stato portato finalmente alla luce tutto l’impegno che i miei cari hanno investito negli anni affinché la casa entrasse negli interessi di acquisizione delle istituzioni calabresi. Lo scopo è sempre stato quello di non annientare nell’oblio un luogo dell’irripetibile memoria legata all’eccelso scrittore Cesare Pavese e al suo arrivo a Brancaleone, durante il forzato confino.

Nel claustrale silenzio di queste ottocentesche mura noi proprietari quella memoria abbiamo provato a custodirla, da sempre.

La mia famiglia si è sempre prodigata per manutenere l’immobile con interventi conservativi e di sicurezza. Tra questi il tempestivo rifacimento del tetto dell’intero stabile dopo i cedimenti causati da una forte alluvione. Per quanto possiamo impegnarci tuttavia le nostre sole forze non sono più sufficienti per preservare il palazzo dalle aggressioni del tempo.

Con rammarico abbiamo scelto di mettere in vendita la dimora ma mai abbiamo abbandonato l’appassionante visione che potesse acquisirla il Comune mettendola al centro di progetti di salvezza culturale e, mi sia permesso, di romantiche destinazioni nel nome di Pavese.

La casa ha un grande chiostro al suo interno, a cielo aperto, la sua struttura estesa in profondità ed altezza, si presterebbe per ogni tipo di valorizzazione. Interventi di rifacimento sarebbero utili a tenere in piedi la robustezza di queste belle mura, per fare salvo il valore storico culturale dell’edificio». Così conclude in rappresentanza della famiglia Bertullo-Autolitano, Laura Bertullo.

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