martedì,Aprile 30 2024

Brogli elettorali, parla Rosanna Scopelliti: «Condanna assoluta, ma lasciate in pace mio padre»

L'assessore comunale alla Legalità risponde a chi la chiama in causa: «Si confondono i piani, avviato percorso per la trasparenza amministrativa»

Brogli elettorali, parla Rosanna Scopelliti: «Condanna assoluta, ma lasciate in pace mio padre»

Di Rosanna Scopelliti* – Chi vuole usare l’inchiesta sui brogli elettorali a Reggio Calabria per fare polemica, periodicamente mi tira in ballo come assessore alla legalità.

Fino ad oggi ho taciuto perché è noto a chiunque operi con onestà intellettuale che l’assessore alla legalità di un comune non ha alcun potere inquirente, né giudicante. Ora non posso più tacere perché si chiama in causa mio padre. Lo so che dovrei evitare visto che chi lo fa si squalifica da solo, ma ho giurato a me stessa che mai avrei permesso che la mia scelta di impegnarmi per la comunità reggina avrebbe ostacolato la quotidiana opera che noi familiari e la Fondazione a lui intitolata facciamo per tramandarne i valori e la memoria e per ottenere finalmente giustizia in un Tribunale. L’ho già scritto e lo ripeterò ogni volta che sarà necessario: lasciate in pace mio padre!

E allora scrivo per ribadire l’ovvio visto che la confusione continua farla da padrona, ben alimentata da chi non esita a strumentalizzare fatti già di per sé molto gravi. E parto proprio dalla gravità dei fatti. Il mio giudizio su di essi non è consentito metterlo in dubbio: siamo di fronte ad uno dei reati più squallidi perché colpisce la credibilità delle istituzioni e quindi della democrazia, il bene più prezioso. La mia condanna per chiunque si renda colpevole di turbare il momento più alto di partecipazione popolare è sempre stata, è oggi e sempre sarà totale, assoluta, senza appello. Su questo non accetto lezioni da nessuno. La magistratura prima inquirente e poi giudicante avrà il compito di ipotizzare responsabilità, provarle e valutarle alla prova del contraddittorio, attribuendo quindi a ciascuno le proprie responsabilità, che sono esclusivamente individuali.

Scrisse mio padre pochi anni prima di essere ucciso: «La norma che si dà il legislatore è un vestito confezionato. Deve essere il giudice, man mano che si interessa dei vari casi, a trasformarlo in un vestito su misura, che è il giudizio di valore sul comportamento del singolo imputato». Questo è il processo, a questo serve il processo. Non è quindi solo per il rispetto sacrale dei principi costituzionali o per garantismo di maniera (se non peloso) che si deve attendere la sentenza.

Qui tra l’altro mi si chiama in causa come assessore. Confondendo i cittadini su quali siano i compiti e le funzioni di un assessore. Esse attengono all’indirizzo politico nelle attività da mettere in campo. Quindi, nel caso specifico, ciò che posso fare e sto già facendo è, tra le altre cose, promuovere un regolamento per la trasparenza amministrativa, tirare fuori dai cassetti il comitato per le politiche antimafia, coinvolgere tutto il consiglio, trasversalmente, per promuovere e realizzare un regolamento atto a velocizzare le procedure a volte barocche, dietro le quali si incunea il malaffare o comportamenti al limite della legalità.

Il processo elettorale che precede il momento del voto, per stare al tema ma il problema è generale, va semplificato e reso più trasparente per quanto consentito dalla legislazione nazionale. Per quel che riguarda le competenze comunali è mio preciso dovere di assessore lavorare perché si rimuovano le cause che hanno permesso il verificarsi di alcuni comportamenti, anche al di là del loro configurasi o meno come reato. E questo obiettivo lo raggiungi lavorando, agendo, intervenendo in modo puntuale, no di certo con i proclami.

Su un punto chi mi critica ha ragione: fino ad oggi non ho raccontato nulla di tutto ciò che stiamo facendo con i nostri uffici. Purtroppo sono fatta così: mi piace raccontare le cose al loro compimento e non annunciarle sulla stampa in anticipo, come viene fatto da chi pensa che la politica sia solo visibilità, proclami e annunci.

Si evoca il mio roboante silenzio: meglio un roboante silenzio che un rumoroso schiamazzo che non produce alcuna utilità per i cittadini. Non sono mai stata quel genere di politico, non lo sono tanto meno adesso che ho l’onere e l’onore di amministrare la mia città.

Ho accettato il mio incarico per dovere verso la città che tanto mi ha dato grazie a chi lotta ogni giorno per il suo riscatto e tanto mi ha tolto per colpa della criminalità che la strangola. Ho accettato con mille sacrifici anche personali: l’ho fatto perché ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, anche se questo comporta sacrifici. Ma nel farlo deve sapere quali sono queste responsabilità. Un assessore non può convocare il comitato per l’ordine e la sicurezza, non dovrebbe mai sollecitare azioni siano esse della prefettura o della procura, né tanto meno pretendere le dimissioni di chicchessia, come l’ultimo arrivato nella schiera di chi mi chiama in causa a sproposito, mi invita a fare. La vicenda dei brogli racconta una storia che non appartiene alla nostra etica, alla nostra identità, alla nostra città.

Per queste ragioni a quanti oggi dicono che sono silente consiglierei io il silenzio. La città non ha bisogno di polemiche sterili, ma di persone che si mettano al servizio della comunità con onestà intellettuale, passione e impegno. Una opposizione capace di far questo è utile perché sfida anche a chi è provvisoriamente al governo della città a fare sempre meglio. L’ho detto il giorno del mio insediamento: cittadini, aiutateci a far meglio, preparatevi a prendere il nostro posto. Senza ritorni mediatici o personali, ma con la voglia di contribuire a costruire una storia diversa per questa città. Una storia all’altezza delle sacrosante aspettative di tutti i reggini. Questo è il tempo della ricostruzione. Non è difficile capirlo se si ama Reggio. Difficile è farlo: ed è su questo che vorrei essere giudicata. È su questo che sarò giudicata.

*Assessore comunale alla Legalità a Reggio Calabria

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