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Madalina Pavlov, la madre: «La verità è nascosta in quel palazzo»

La donna è convinta che a Reggio qualcuno sa cosa sia accaduto la sera del 21 settembre 2012

Madalina Pavlov, la madre: «La verità è nascosta in quel palazzo»

Sul giallo di Madalina Pavlov, la madre: «La verità è nascosta in quel palazzo». Sette lunghi anni sono passati senza rivedere il sorriso gioioso di sua figlia, Madalina Pavlov. Agafia Cutulencu per tutti a Reggio è Gabriella, una donna straziata nel corpo e nell’anima. È tornata in Romania da qualche mese, facendo l’iter al contrario: era partita quando Madalina era ancora bambina per venire a trovare fortuna in Italia, adesso è tornata nel suo paese d’origine per cercare di continuare a vivere. Sì perché la pace, quella, non la troverà fino a quando non si saprà cosa è accaduto il 21 settembre del 2012, la sera in cui Madalina fu trovata morta ai piedi di un palazzo in via Buozzi. Gabriella la disgrazia della mancanza improvvisa di un bambino la conosceva già. Aveva perso un figlio di nove anni ammalato, qualche anno prima, ma non sapeva quante maschere di dolore può indossare il viso di una mamma. Nonostante sia lontana chilometri l’eco delle sue parole, il grido straziante arriva fino a noi. Un dolore che attraversa volti e finti sorrisi, inutile e vuota compassione. Perché a Reggio c’è qualcuno che sa ma non parla.

Qual è l’ultimo ricordo che ha di sua figlia?

«Proprio quel primo settembre, ci siamo incontrati a piazza Garibaldi alle 8.30 di mattina. Ero in macchina con mio figlio Gigi e sua moglie Viorica. Abbiamo visto davanti a noi l’auto di mia figlia Elena e Madalina, così ho detto a Gigi di suonare per fermarci a salutarle e così è stato. Siamo scesi della macchina ci siamo abbracciati, baciati. Io non vedevo Madalina da qualche giorno (la ragazza era andata a vivere con la sorella Elena, nds) e così le ho chiesto come stava e come andava il lavoro. Dopo esserci salutati, mentre tornavo all’auto di mio figlio sento Madalina gridare: “mamma, mamma” e lei che veniva verso di me sorridendo e mostrandomi una sorpresa: aveva aperto il portafogli e mi stava mostrando la sua nuovissima patente di guida! Mi sono messa a piangere per l’emozione, ci siamo abbracciate di nuovo, erano lacrime di gioia… e lei mi disse: “Tra pochi giorni è il tuo compleanno e io volevo farti questa sorpresa, non piange mamma dai, sei contenta?”. Furono le sue ultime parole che ricordo».

Che idea si è fatta dopo tutti questi anni, cosa pensa sia successo?

«Voglio che sia fatta giustizia e si dica la verità. Voglio sapere quello che è accaduto a mia figlia Madalina, una figlia tranquilla, sorridente, impegnata in tante attività anche nel sociale, con tanti progetti per il suo futuro. Madalina studiava, non andava in discoteca, a me parlava solo delle sue amiche e poco di ragazzi. Dopo la sua morte i miei figli Elena, Ionel, Gigi mi hanno detto di lasciare perdere perché secondo loro la verità non verrà mai scoperta, così come l’assassino di Madalina. Ma io lotterò perché al suo suicidio non crederò mai!».

C’è qualcuno che sa come sono andate le cose quella sera del 21 settembre 2012?

«Madalina è stata assassinata con crudeltà da una persona o più di quel palazzo. Non ho mai abbandonato questa versione. Madalina è stata massacrata e dopo, invece di chiamare l’ambulanza, l’hanno gettata dal balcone quando era in agonia. I responsabili ci sono, certo che ci sono e non vogliono parlare».

C’è una pista che gli inquirenti avrebbero potuto seguire e che è stata sottovalutata?

«Gli inquirenti avrebbero dovuto seguire la pista dell’omicidio da subito. Avrebbero dovuto mettere sotto sopra il palazzo, durante l’esame autoptico procedere col tampone vaginale, e le tracce di dna sui suoi vestiti? C’era il dna di una persona, perché non è stata mai indagata? Ma soprattutto chi ha detto che Madalina si è suicidata? Qualcuno l’ha vista buttarsi? Perché i carabinieri non mi hanno avvertito subìto della sua morte? Madalina aveva documenti con sé ed era nel mio stato di famiglia, perché hanno omesso di darmi la notizia? Hanno chiamato mia figlia Elena e io l’ho saputo da lei. Perché Federico Cafiero De Rao mi ha detto che si è trattato di omicidio e finora nessuno ha più indagato su questa pista?».

Cosa si aspetta dopo tutto questo tempo?

«Sono passati setti anni di attesa con la speranza che la verità, prima o poi, possa venire a galla. Una cosa è certa: io non mollo. In questi sette anni ho cambiato tre avvocati, adesso sono con il quarto avvocato Andrea Casto. Possibile che tutti mi dicono che mia figlia è stata uccisa. L’ipotesi del suicidio è inammissibile. Quel giorno di settembre, l’ultimo in cui ci siamo viste, quello della sua morte, Madalina era tranquilla non aveva nessun motivo per suicidarsi. E poi dove? In quel palazzo di via Bruno Buozzi. Ma scherziamo? In quel palazzo c’è qualcuno che conosce la verità e la deve dire. In quel palazzo abitano persone importanti, hanno fatto in modo che sembrasse un suicidio. Io ora mi aspetto la verità!».

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