martedì,Maggio 21 2024

Anniversario della morte del piccolo Gianluca, ucciso per errore nel 1985. Il papà: «Dolore senza fine»

Era il 3 luglio di 37 anni fa, quando sul pianerottolo vicino a casa, nel rione Pescatori, zona Sud della Città dello Stretto, durante uno scontro tra gruppi in cui furono esplosi dei colpi di pistola, un proiettile raggiunse il piccolo alla testa

Anniversario della morte del piccolo Gianluca, ucciso per errore nel 1985. Il papà: «Dolore senza fine»

«Fiori bianchi per mio figlio Gianluca, anche quest’anno. Gigli bianchi, coltivati nel mio giardino. Lo immagino ormai come un uomo dopo averlo perduto quando era solo un bambino, ma in questi giorni l’adulto scompare per lasciare spazio solo al bambino gioioso e solare che ogni anno non vedeva l’ora di scendere a Reggio Calabria per le vacanze. L’ho voluto seppellire, accanto a mio padre Felice che avevo perduto poco prima di lui, qui a Spadafora, in provincia di Messina, dove sono nato e cresciuto e dove sono tornato a vivere, dopo anni di servizio nella squadra mobile della questura di Reggio Calabria. Volevo che fosse vicino a me anche in quello che di materiale di lui restava».

Queste solo le parole di Pietro Canonico, un padre che, non solo in questi giorni, rivive quanto avvenuto ormai 37 anni fa, sul pianerottolo della sua casa a Reggio Calabria, dove per lavoro ha vissuto a lungo e dove ogni tanto ancora fa ancora ritorno. Un padre che non può e non vuole dimenticare.

Su quel pianerottolo vicino a casa, nel rione Pescatori, zona Sud della Città dello Stretto, durante uno scontro tra gruppi in cui furono esplosi dei colpi di pistola, un proiettile raggiunse suo figlio alla testa, mentre giocava.
Quel colpo alla testa fu fatale, inducendo uno stato di coma irreversibile dal quale il piccolo non si svegliò più. Gianluca morì dopo cinque giorni. Aveva soltanto dieci anni.

«Dolori come quello che da 37 anni attraverso io, non si placano mai completamente. Non arriva mai un superamento totale e definitivo. Anche quel dolore è parte della breve vita di mio figlio Gianluca, per questa ragione non posso e non voglio dimenticare, nonostante pare che tutti lo abbiano fatto. Ormai sembra che la sua storia sia tornata ad essere solo mia, solo nostra, mia e della famiglia che Gianluca aveva e della sorella Emanuela che non lo ha mai conosciuto. Questa è una solitudine, se possibile, ancora più dolorosa», racconta papà Pietro.

«Spesso immagino come sarebbe stata la mia vita se non avessi perso mio figlio Gianluca, se non fossi stato costretto a sopravvivergli, se lui avesse potuto crescere e vivere. Certamente ci sarebbero state gioia, pienezza e felicità, senza questo vuoto che anno dopo anno cresce e mai si riempie. Nella sua vita negata, anche la mia vita è stata spezzata. Sento ancora quello strappo lancinante, ma sento anche che la sua per me non sarà mai un’assenza. Mio figlio è e sarà sempre con me», conclude Pietro Canonico, papà di Gianluca.

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