mercoledì,Maggio 1 2024

‘Ndrangheta a Scilla, la “nuova linea” e l’appoggio all’ex vicesindaco Paladino

Dalle carte dell’inchiesta emerge il sostegno del clan al consigliere comunale. La cui mancata nomina ad assessore ha scatenato l’ira del boss Fulco. Che avrebbe minacciato il sindaco e suo figlio

‘Ndrangheta a Scilla, la “nuova linea” e l’appoggio all’ex vicesindaco Paladino

Nell’indagine “Nuova linea”, che messo sotto lente d’ingrandimento i rapporti tra la ‘ndrangheta e la politica di Scilla, è emerso, tra gli altri, il ruolo centrale del consigliere comunale, e in passato vicesindaco, di Girolamo Paladino, imprenditore ritenuto dagli inquirenti politico di riferimento della locale di ‘ndrangheta e oggi finito agli arresti domiciliari.

«Nel corso dell’indagine – si legge nelle carte – viene ricostruito come il locale di ‘ndrangheta di Scilla, all’epoca delle ultime elezioni amministrative era in fermento tra l’anima che faceva capo a “Quelli della piazza” e quindi Francesco Nasone da un lato e Giuseppe Fulco ed Antonino Nasone dall’altra. La ‘ndrangheta scillese ha comunque appoggiato elettoralmente due distinti candidati di riferimento, entrambi eletti a sostegno di Pasqualino Ciccone sindaco. Si registra che infatti è stato motivo di acceso ed animato dibattito in seno al locale di Scilla il fatto che “quelli della Piazza” abbiano appoggiato il candidato Giuseppe Vita mentre Fulco e Nasone hanno appoggiato Girolamo “Gigi” Paladino».

E sono diversi i momenti in cui la figura di Paladino diventa oggetto di scontro e rottura proprio tra il sindaco Ciccone e il presunto boss Fulco. Ma il prorompente ritorno di Fulco a Scilla dopo 20 anni di carcere non sembra essere stato digerito subito, infatti, Nasone afferma che «coloro che si sono disallineati, quando torneranno indietro dovranno essere allontanati, coloro che appoggiano la ”linea” a loro contraria anche se poi prosegue che anche i soggetti meno influenti criminalmente fanno comunque qualcosa se si mettono insieme. È chiaro che i due parlano di ricondurre al rispetto della “regola di ndrangheta” una serie di affiliati al gruppo scillese che non riconoscono l’autorità di Fulco».

E dalla ricostruzione degli inquirenti emerge come «i due pianificano di affiancare uno dei sodali con loro in attrito. Nasone chiede a Fulco di spiegare il pericolo che corre l’appartenente alla ‘ndrangheta che non segue la “linea” criminale dettata dal vertice, violazioni che come è ampiamente noto nella “onorata società” si pagano anche con la vita».

IL NUOVO ASSETTO

Ed è proprio nel mettere in chiaro i nuovi assetti di vertice che Fulco si reca da Gianfranco Vita presso il negozio di frutta e verdura “Oasi della Frutta di Vita Gianfranco” e gli dice di «avere appreso verosimilmente di un incontro organizzato dal gruppo degli “abusivi” anche se, talmente grave sarebbe la violazione alla “regola” che quasi non ci vuole credere. Dalla risposta di Vita si comprende che egli non ha aderito alla convocazione e Fulco ne approfitta per rimarcare che sia il suo interlocutore che i suoi familiari sono perfettamente a conoscenza della precisa indicazione sulla “linea” di ‘ndrangheta da seguire dettata da “munti” ovvero Sinopoli».
E che la linea di ‘ndrangheta venisse dettata dagli Alvaro di Sinopoli è lo stesso Fulco a spiegarlo, infatti «egli è certo che un esponente degli “abusivi” si sia recato a “munti” proprio da un esponente degli Alvaro che gli ha riferito dell’esistenza di una ”linea” definita, “un discorso di ‘ndrangheta” autorizzato e che fa riferimento proprio a Fulco».

RAPPORTI INCRINATI

Ma tornando alla politica, vero nodo di quest’operazione che ha riportato il Comune di Scilla sotto commissione antimafia, è una conversazione intercorsa tra Fulco, Nasone e Giuseppe Cotroneo che chiarisce ulteriormente come e perché i rapporti tra il presunto boss e il sindaco Ciccone si siano incrinati dopo l’elezione e ad entrare in gioco è il maresciallo Marino. Cotroneo «fa riferimento all’avvocato Gaetano Ciccone e parlano al plurale affermando che i fratelli Ciccone non sono leali nel comunicare, Antonino Nasone afferma che ormai danno la colpa al maresciallo capo Andrea Marino comandante della Stazione carabinieri di Scilla il quale, a dire degli appartenenti alla ‘ndrangheta di Scilla, ha molta influenza sulle scelte politiche di Pasqualino Ciccone».

La colpa del maresciallo capo Andrea Marino «sarebbe stata quella di aver segnalato a Ciccone che Paladino è uomo contiguo alla ‘ndrangheta scillese e quindi hanno votato il candidato Vita anche lui inserito nella lista “Scilla Riparte”». Ma per Fulco gli accordi erano diversi e afferma che «inizialmente erano stati promesso a Paladino ottanta voti che poi di fatto non gli sono stati espressi, pare che ci sia stata una defezione anche da parte di personaggi all’interno della ‘ndrangheta scillese. Tali voti che sommati ad altre cinquanta preferenze non riconosciute valide in fase di scrutinio, gli avrebbero permesso di risultare fra i più votati della lista n. 1 nella quale Paladino ha riportato un totale complessivo di 360 preferenze a fronte delle quasi cinquecento che secondo Fulco avrebbe dovuto conseguire sulla base delle premesse intese elettorali».

IMPEGNI PRECISI

Ma è Antonino Nasone ad aprire uno scenario che spiegherebbe i passi indietro compiuti dal sindaco. Nasone, infatti, «è convinto che il sindaco sarà arrestato per gli accordi stipulati con loro e Fulco aggiunge che quando non si vogliono mantenere gli impegni basta non assumerli. Rendendo palese la circostanza che Pasqualino Ciccone in cambio del loro appoggio elettorale ha preso degli impegni precisi che ha poi disatteso per timore di essere coinvolto in vicende giudiziarie a proprio carico».

E i tre si fanno molto espliciti raccontando un episodio in particolare relativo ai festeggiamenti post elettorali, confermando che «il neoeletto sindaco ha festeggiato presso il ristorante “Il Ponte” e Fulco spiega che Paladino non è stato nominato assessore e quindi non è entrato in giunta comunale proprio per l’ingerenza del maresciallo capo Andrea Marino che ha consigliato a Ciccone di tenerlo più lontano possibile seppur consigliere di maggioranza. Fulco alla mancata nomina del suo politico locale di riferimento ha reagito molto male e si è recato dal figlio di Pasqualino Ciccone minacciando di sparare a lui ed al padre. “Fulco: ho incontrato a suo figlio (.. .) gli ho detto io, siccome a tuo padre non l’ho visto pum pum….”.

Dalla ricostruzione dei giudici appare evidente che «nel periodo elettorale la ‘ndrangheta di Scilla stava attraversando un delicato momento di transizione verso la reggenza di Fulco che come si è già rappresentato è stata legittimata dalla ‘ndrangheta di Sinopoli che lo ha posto alla reggenza del ”locale” di Scilla. La frustrazione di Giuseppe Fulco per il mancato rispetto degli accordi preelettorali stipulati con il sindaco Pasqualino Ciccone lo portano ad esternare minacce nei confronti del figlio che afferma di voler aggredire fisicamente alla prima occasione favorevole. A riprova del fatto che la ‘ndrangheta influenza in maniera diretta le scelte amministrative dell’ente individuandone in una prima persona i rappresentanti politici, si segna il passaggio iniziale della conversazione in cui Fulco esclama di essere già alla ricerca di un nuovo soggetto politico di riferimento sul quale canalizzare le proprie risorse elettorali per eleggere il prossimo sindaco di Scilla».

«PALADINO SE LO SONO GIOCATO»

Ma il maresciallo Marino è presto diventato oggetto delle ire di Fulco: «Quando c’è stato il fatto delle elezioni… (…) c’è stato l’imbroglio con Gigi Paladino! … quello non ha mantenuti i patti, no!( .. .) Lui ‘Tre Culi”! (.. .) Se lo è giocato a Gigi». Questa la parabola del politico e imprenditore scillese Paladino che dal 2006 al 2011 è stato assessore, di nuovo consigliere dal 2011 al 2014, per poi arrivare all’apice della sua carriera politica in occasione delle consultazioni elettorali svoltesi il 31 maggio 2015, all’esito delle quali è stato nominato Ciccone. In quella tornata elettorale Paladino è stato eletto in consiglio comunale andando a ricoprire fa carica di vice sindaco con delega allo sport ed ambiente, nomina mantenuta sino allo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Comune avvenuto nel 2018.
Nel provvedimento con il quale è stato disposto lo scioglimento dell’amministrazione comunale di Scilla ci si sofferma in particolare sulla figura del sindaco e del vice sindaco Paladino.

«Di entrambi sono evidenziate le frequentazioni con gli ambiti malavitosi e per quanto attiene Ciccone, vengono citate fonti tecniche di prova richiamate in un’ordinanza di custodia cautelare del 2011 dalle quali si rileva che lo stesso ha elargito denaro in favore di un soggetto detenuto».
Dalle carte, in più circostanze, Paladino si «rendeva disponibile a fungere da trait d’union tra il capo dell’associazione mafiosa ed i vertici dell’amministrazione comunale».

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