venerdì,Aprile 26 2024

Dubai, è morto l’ex parlamentare reggino Amedeo Matacena

L'ex armatore ed ex deputato, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, era latitante negli Emirati Arabi

Dubai, è morto l’ex parlamentare reggino Amedeo Matacena

Amedeo Matacena, l’ex armatore ed ex deputato forzista, figlio del pioniere del traghettamento nello stretto di Messina con la compagnia Caronte, è deceduto a Dubai, negli Emirati Arabi, dove era latitante, all’età di 59 anni appena compiuti. Nell’ambito dell’inchiesta Breakfast, condotta dalla Dda di Reggio Calabria, era stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d’Assise d’Appello della Città dello Stretto nel 2012, con sentenza poi confermata dalla Corte di Cassazione nel 2013. La notizia della morte è confermata al reggino da fonti vicine alla famiglia. Matacena è deceduto, secondo quanto si é appreso, a causa di un infarto, poco dopo essere stato portato in ospedale. Aveva vissuto a lungo a Reggio Calabria prima di trasferirsi a Dubai.

Quella di Amedeo Matancena Jr è una storia destinata a diventare un film. Una di quelle pellicole fitte di oscurità e mistero, intrisa di particolari, soprattutto giudiziari, che raccontano di un uomo che non pagherà mai il suo conto con la giustizia. È morto prima, a soli 59 anni per un infarto, in quella terra dorata negli Emirati Arabi che lo ha visto latitante per molti anni. Sarebbe ritornato libero a giugno del 2023, ma al traguardo della libertà, seppur legata all’estinzione della pena, e pur non aver trascorso nemmeno un giorno in carcere, Amedeo Matacena non è riuscito ad arrivarci. Proprio ieri l’ex deputato di Forza Italia aveva compiuto 59 anni e proprio recentemente si è saputo della nuova moglie Maria Pia Tropepi in attesa di due gemelli.

Amedeo Matacena viveva a Dubai ormai da diversi anni dopo la separazione dall’ex moglie Chiara Rizzo, che si è vista restituire proprio agli inizi di agosto il proprio patrimonio dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. Il provvedimento, ha revocato il sequestro preventivo e la confisca di tutti i beni, disposto nel 2017 nei confronti dell’ex parlamentare di Forza Italia e della sua ex moglie – nell’ambito dell’inchiesta “Breakfast” che provocò uno scossone nella politica italiana anche per l’arresto dell’ex ministro dell’Interno Claudio Scaiola.

Chi era Matacena

Amedeo Matacena era nato a Catania nel 1963. Figlio dell’armatore Matacena che inaugurò il traghettamento dello stretto di Messina, è stato per qualche tempo un esponente politico, presentandosi come candidato di Forza Italia nel 1994 e nel 2001. Dopo una lunga serie di traversie giudiziarie, che hanno visto diversi pronunciamenti dei giudici, sino all’ultimo grado di giudizio, era stato riconosciuto colpevole per concorso esterno in associazione mafiosa con interdizione perpetua dai pubblici uffici e condannato in via definitiva nel 2012. Colpevole per lo stato italiano era latitante fin dal momento del riconoscimento della sua colpevolezza da parte della Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, sentenza confermata dalla Corte di Cassazione il 6 giugno 2013.

La vicenda giudiziaria

L’inchiesta “Breakfast” aveva portato alla luce una superassociazione con all’interno un ruolo fondamentale della ‘ndrangheta che, però, ne rappresentava solo una componente. Un sistema economico-finanziario-criminale di livello internazionale che vedeva pezzi di imprenditoria di prim’ordine, uomini politici, esponenti dei servizi deviati e massoni inglobati in un unico grumo di potere in grado di mettere su quello che gli investigatori avevano denominato “Lo Stato parallelo”. Il procedimento vedeva sul banco degli imputati, oltre a Matacena, anche l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola e la moglie dello stesso Matacena, Chiara Rizzo, con l’accusa di aver agevolato la latitanza del marito.

Questa “superassociazione”, scrivevano gli investigatori, era un «sistema associativo che ha indubbi caratteri di originalità, idonei a differenziarlo significativamente dalle cosiddette “organizzazioni criminali tradizionali”, trattandosi di una struttura sostanzialmente occulta e correlata da un rapporto di corrispondenza biunivoca sotteso ad estendere le potenzialità del sodalizio di tipo mafioso in campo interno e internazionale».

Perno del sistema relazionale era Vincenzo Speziali, imprenditore che patteggiò la condanna, per il reato di procurata inosservanza di pena. Emissario libanese che, nei progetti di Scajola, avrebbe dovuto provvedere al trasferimento di Matacena da Dubai verso il Libano, stante il suo rapporto di parentela con Amin Gemayel, l’ex presidente libanese, zio dell’imprenditore. Sono diversi i pentiti che hanno messo nei guai Matacena rivelando particolari sui rapporti mantenuti con appartenenti alla criminalità organizzata.

Amedeo Matacena era stato eletto in Parlamento nel 1994 con Forza Italia e confermato nella carica nel 1996, ma poco tempo dopo era incappato nelle maglie della giustizia con il coinvolgimento in un troncone della maxi inchiesta “Olimpia” nell’ambito della quale gli era stata inflitta la condanna definitiva a cinque anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Pena successivamente ridotta dalla stessa Suprema corte a tre anni. Nel 2004 Matacena era stato coinvolto anche in un’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro in cui figuravano come parte lesa alcuni magistrati di Reggio Calabria, ma nel processo che ne era scaturito era stato assolto. Un’altra inchiesta in cui era stato indagato Matacena, condotta dall’attuale Procuratore della Repubblica aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, era stata quella denominata “Breakfast”.

Nella stessa indagine furono coinvolti l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola e l’ex moglie di Matacena, Chiara Rizzo, condannati in primo grado, rispettivamente, a due anni e ad un anno di reclusione per procurata inosservanza della pena in quanto avrebbero favorito la latitanza dell’ex parlamentare. A Dubai, tra l’altro, Matacena, che in passato, prima di sposare Chiara Rizzo, era stato anche legato sentimentalmente all’annunciatrice televisiva Alessandra Canale, si era unito in matrimonio di recente con Maria Pia Tropepi, ex modella e medico, che adesso é in attesa di due gemelli. Negli ultimi tempi, tra l’altro, Matacena aveva incassato alcuni risultati favorevoli sul piano giudiziario. Nei confronti dell’ex parlamentare, tra l’altro, erano stati revocati sia l’ordinanza di custodia cautelare che il sequestro dei beni. Proprio sulla base di questi sviluppi positivi della sua vicenda giudiziaria Matacena meditava il grande rientro a Reggio Calabria e l’avvio di una nuova vita. Proposito che adesso é stato stroncato dal suo improvviso decesso.

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