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Reggio, l’allarme del procuratore dei minori: «Il disagio sociale favorisce la devianza dei giovani»

Di Palma traccia il bilancio del 2022 e avverte: «La repressione non basta, serve, con la messa alla prova creiamo una prospettiva per i ragazzi»

Reggio, l’allarme del procuratore dei minori: «Il disagio sociale favorisce la devianza dei giovani»

Uno sguardo attento alle esigenze della parte più fragile e vulnerabile della città. Un focus che ha consegnato un bilancio con numeri che fanno riflettere. È questo il cuore della conferenza stampa voluta dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria Roberto Di Palma. Un’attività che ha consentito di dare una seconda possibilità a tanti giovani che avevano, per diverse ragioni, intrapreso percorsi di devianza.

L’attività di recupero

«Ci siamo mossi da tanti punti di vista – ha dichiarato il procuratore – prima di tutto ci muoviamo sempre sotto il faro che il processo penale, nell’attività giudiziaria in ambito minorile, è sempre finalizzato al recupero dei ragazzi. Non è un aspetto punitivo sia dal punto di vista penale sia dal punto di vista civile.  

Quindi, anche con le nostre attività connesse, con i protocolli che abbiamo fatto, ci muoviamo in tal senso. Per esempio, con la Reggina 1914, affinché i ragazzi possano essere avviati a vivere anche delle esperienze che li possono attrarre, divertire. La messa alla prova così piuttosto che esperienze di carattere civile non vengono vissute come una pena ma qualcosa di simpatico, anche di bello da fare.

Anche con l’università Dante Alighieri di Reggio Calabria con la quale abbiamo stipulato un protocollo per formare il personale futuro come assistenti sociali e mediatori culturali. Un’attività a 360° che vuole che questo ufficio diventi veramente vivo per il territorio. Un ufficio che sia al servizio da tutti punti di vista del territorio».

Reati in aumento

Esistono fenomeni in aumento che preoccupano perché rappresentano una piaga difficile da individuare tra i giovani: «Più o meno abbiamo il trend dell’anno scorso. Reati dal punto vista penale e reati contro il patrimonio. Quindi parliamo di furti soprattutto, ricettazioni, reati in ambito sessuale, soprattutto per quanto riguarda la vedo pornografia per i quali per le quali ragazzi non hanno neanche la cognizione perché non hanno veramente contezza di cosa significhi il rispetto del proprio corpo, come vivere la sessualità.

Esiste uno smercio di fotografie pedopornografiche prodotte, peraltro, dalle stesse ragazzine che ci impiegano veramente pochissimo nel fotografarsi e mandare in giro fotografie. Purtroppo è un fenomeno molto frequente e poi c’è un po’ la piaga delle di reati contro la persona di natura violenta soprattutto con le risse le lesioni personali e le percosse. Parliamo delle risse di cui abbiamo spesso parlato in questo ultimo anno che sono quasi sempre innescate da banali motivi».

Devianza minorile

E alle nostre latitudini, accade spesso che dietro ogni reato spesso si cela la storia travagliata di bambini e adolescenti che vivono in contesti fortemente disagiati e sono costretti ad adeguarsi a una realtà deviata. «Qui più che mai ci si rende conto che proprio perché il minore per legge è dichiarato incapace si trova costretto a scegliere una strada sbagliata e, ancor più spesso, che sia frutto di situazioni di disagio sociale, situazioni familiari economiche e logistiche abitative che sono di grande disagio e non ci vuole niente che questo disagio diventi poi devianza e quindi poi sfoci magari in atteggiamenti e comportamenti che sono penalmente rilevanti.

Per questo ancor di più il nostro compito, insieme a tutto il terzo settore, è di creare prima di tutto una forma di prevenzione e successivamente eventualmente di recupero, non certo quella della repressione fine a sé stessa. Immettere un minore nella società dei maggiorenni con la targa di pregiudicato sociale equivale in qualche modo a segnare il suo futuro. Non è sicuramente quello che lo Stato vuole, che il processo penale minorile vuole. Sarebbe un fallimento».

Giovani e ‘ndrangheta

Ed è li dove cresce disagio e solitudine che la ‘ndrangheta trova terreno fertile. Ed è qui che lo Stato vuole intervenire per dare opportunità e creare alternative che siano altrettanto attrattive per i giovani. «La Ndrangheta riesce a dare facili attrazioni ai ragazzi. La messa alla prova è uno degli strumenti che noi utilizziamo di più per dare una prospettiva ai ragazzi facendogli fare qualcosa che gli piace. Questa è la chiave per salvarli, incentivandoli a seguire un percorso che richiede impegno. E in tal senso i numeri sono in aumento perché siamo passati da 53 a 88 Map. Noi non intendiamo resettare la testa a nessuno. Vogliamo offrire un’opportunità. Il messaggio deve essere che lo Stato è presente non condannandoti ma offrendoti una possibilità.

Carenza strutturale

Ma la questione sanitaria non è da sottovalutare e per il procuratore l’assenza di strutture dedicate ai minori non è più accettabile: «Il vulnus è che in Calabria non esistono strutture socio sanitarie. In Calabria i ragazzi che sono un pericolo per sé stessi e per gli altri non hanno strutture. Noi viviamo alla giornata cercando di inserirli in delle strutture ma che non sono adeguate e quindi spesso scappano».

E la situazione logistica precaria degli uffici del tribunale permane: «Noi andiamo avanti con grandi sforzi ma la situazione è da migliorare perché questa struttura non è adeguata, servono spazi».

Ma tanti sono stati gli argomenti toccati dal procuratore Di Palma: dal protocollo liberi di scegliere che «viene applicato quando la Dda ci segnala casi particolari in cui il minore viene direttamente coinvolto» alla dispersione scolastica per la quale è in atto il «Protocollo con tre scuole primarie che ha dato risultati interessanti ma vorremmo estenderlo ad altre scuole».

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