martedì,Maggio 21 2024

25 aprile a Reggio, Raniero La Valle: «L’antifascismo non finisce. Vive nella Repubblica» – VIDEO

Questa mattina la celebrazione presso la stele del Partigiano nella villa comunale Umberto I della città dello Stretto

25 aprile a Reggio, Raniero La Valle: «L’antifascismo non finisce. Vive nella Repubblica» – VIDEO

«L’antifascismo non finisce. Non è un evento o una data ma una categoria interpretativa della storia, come il Rinascimento e il Rinascimento. Ecco perché il 25 aprile è sempre attuale ed esso, con l’antifascismo, sarà con coi fino a quando ci saranno la Repubblica e la Costituzione. Questi sono, infatti, due doni che i martiri combattenti, i partigiani della Resistenza ci hanno lasciato. Senza memoria della Resistenza non è possibile vivere a fondo la fedeltà alla nostra Repubblica e alla nostra Costituzione».

Non ha dubbi Raniero La Valle, già senatore con Sinistra indipendente, giornalista che stamane è intervenuto alla villa comunale Umberto I di Reggio Calabria, in occasione delle celebrazioni del 25 aprile, anniversario di Liberazione.

L’omaggio alla stele del Partigiano

La deposizione alla stele del Partigiano delle corone di alloro da parte di Città Metropolitana e Comune di Reggio Calabria e di fiori da parte di associazioni e cittadini, ha preceduto gli interventi delle autorità.

«Questa giornata richiama anche l’unione di questo Paese. In tanti hanno sacrificato anche la vita per la nostra libertà, ribellandosi alla dittatura. Indiscutibile la centralità di questa data nella nostra Storia». Lo ha dichiarato il sindaco ff del comune di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, richiamando anche Italo Falcomatà e la sua decisione di riprendere le celebrazioni del 25 aprile qui alla stele del Partigiano.

«Sono le azioni quotidiane a saldare nella nostra vita questa storia e i valori che questa giornata richiama. Ancora qualcuno pensa di potere il nostro paese ma invece, come la Costituzione prevede, l’Italia è una e indivisibile», ha sottolineato il sindaco metropolitano ff Carmelo Versace.

«Conferire una connotazione politica di una parte o di un’altra a questa giornata sarebbe un errore. Il 25 aprile è patrimonio innegabile e incontestabile del nostro Paese». Lo ha evidenziato il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani.

Repubblica e Costituzione

L’ex senatore Raniero La Valle ha poi posto l’accento sul legame inestricabile esistente tra Repubblica e Costituzione.

«L’una è nata con l’altra e non si può avere cura di una senza rispettare anche l’altra. Ecco perché non attuare i principi contenuti nella nostra Costituzione equivale ad andare contro la nostra Repubblica. Chi la viola, chi la elude, la tradisce, chi la diffama e la offende agisce contro la Repubblica e la Democrazia per conquistare le quali tanti hanno combattuto e sacrificato anche la loro vita. La Resistenza ha aperto le porte alla nostra Libertà, alla democrazia e al cammino di affermazione dei diritti delle donne. Dunque è un patrimonio prezioso che tuttavia va salvaguardato ogni giorno. L’antifascismo non finisce. Ma la Repubblica e la Costituzione vanno difese e attuate», ha sottolineato ancora Raniero La Valle.

Il desiderio di pace e libertà della comunità ucraina

Con i sindacati, anche associazioni di partigiani e antifascisti Anpi (che ha premiato l’opera “Non sei davvero tu” della 3C del Liceo Artistico Preti-Frangipane di Reggio Calabria) e Ampa, una rappresentanza del partito Democratico, con il senatore Nicola Irto, del partito dei Comunisti Italiani e del partito comunista dei Lavoratori, e la tradizionale staffetta della Corrireggio. Quest’anno presente anche la comunità ucraina di Reggio Calabria. Con i nostri Tricolori anche la bandiera gialla e azzurra sventolava, a corredo di uno striscione che invocava Pace.

«Siamo un popolo aggredito dal nemico e che deve difendersi per sopravvivere. È stato naturale venire qui a condividere con i reggini questa occasione in cui si parla libertà e pace. Sogniamo tutte le notti che il nostro paese torni libero felice e in crescita come era prima dell’arrivo dei carri armati russi.

È anche il nostro modo di ringraziare il popolo italiano per l’aiuto e il sostegno. Abbiamo voluto essere qui oggi a festeggiare quella liberazione che ancora per noi non è realtà. Voi avete avuto questo dono a noi adesso negato. Ma resistiamo anche noi e non smettiamo di credere nella libertà e nella possibilità di pace», ha spiegato Gaia Sava della comunità Ucraina di Reggio Calabria.

Il ripudio della guerra

A proposito di attuazione della Costituzione. «La Costituzione usa un termine molto forte che è ripudiare la guerra. Molto più che rinunciare a essa. La guerra – ha spiegato Raniero La Valle – ha sempre accompagnato la storia in modo indissolubile ma adesso questo legame è stato spezzato, interrotto proprio dalla Costituzione. Dunque non sarebbe consente l’invio di armi che in altri territori portino morti e distruzione. Se non accettiamo che la guerra d’Ucraina non sarà l’ultima e che quindi altre devono essere le misure da mettere in campo per negoziare e ricomporre le ragioni delle parti, non ci sarà futuro.

Scegliere la pace equivale a scegliere e la vita e fare continuare la storia. Quella in Ucraina era una guerra evitabile, riconoscendo i diritti delle popolazioni del Donbass. Oggi, tuttavia, più che pensare al perché sia iniziata è necessario porvi fine con un negoziato che preservi l’integrità dell’Ucraina e la sicurezza della Russia», ha spiegato ancora Raniero La Valle che ha poi sottolineato anche il contributo dei partigiani del Sud alla Resistenza.

«Moltissimi partigiani dal Sud sono venuti a combattere al nord. Quella per la Liberazione fu una lotta di tutto popolo unitosi nella resistenza antifascista», ha concluso Raniero Della Valle.

Franco Sergio, nome di battaglia Alioscia

Intervenuto, in rappresentanza dei familiari di Franco Sergio, partigiano Alioscia, Pino Polisena, marito della nipote Antonietta.

«Originario di Cinquefrondi e cresciuto a Maropati, mio zio Franco Sergio si arruolò all’età di vent’anni come volontario nell’esercito italiano. La sua destinazione fu Casale Monferrato in Piemonte. Inviato in Libia a combattere. Qui salvò un commilitone da un incendio nel campo, e riportando ustioni gravi, venne ricoverato all’Ospedale militare di Bengasi, poi in quello di Napoli e infine a Messina. Nominato Sergente, rientrò a Casale Monferrato nel giugno del 1942. Nel 1943, dopo l’Armistizio, rifiutandosi si aderire alla Repubblica di Salò, scelse la militanza nelle formazioni Partigiane che combattevano i tedeschi nelle Langhe del Cuneese. Aderì alla VI brigata Garibaldi con il nome di battaglia di Alioscia, come il noto personaggio letterario, protagonista dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij. Catturato il 13 febbraio del 1945 e portato al Municipio di Serravalle Langhe, fu torturato dai tedeschi intenti ad estorcere i nomi e i luoghi dei partigiani. Franco Sergio non cedette. Il 14 febbraio 1945, davanti al cimitero di Serravalle Langhe, fu fucilato.

Dal 1981, le sue spoglie riposano nel cimitero di Maropati accanto a quelle degli scrittori Fortunato Seminara e Antonio Piromalli», conclude il nipote Aldo Polisena.

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