Il pentito Emanuele Mancuso rivela proprio tutto ciò che sa sul rapimento, l’uccisione e la distruzione del cadavere di Maria Chindamo, l’imprenditrice di Laureana di Borrello scomparsa il 6 maggio del 2016 da Limbadi. È il 16 luglio del 2021 e lui si trova negli uffici del Ros Centrale. Davanti a lui il pm Annamaria Frustaci, il capitano Alessandro Bui e ol suo legale di fiducia, l’avvocato Antonia Nicolini.
Notizie in parte inedite, che collimano con alcune emergenze investigative e collidono con altre. Resta, però, che almeno fino a questo momento il racconto di Emanuele Mancuso, dall’autorità giudiziaria, è stato sempre ritenuto non solo genuino, ma anche affidabile, credibile e, sovente, riscontrato.
Visto che la sua collaborazione con la giustizia risale al 2018, il pm Frustaci e il capitano Bui vogliono capire perché Mancuso racconta tutto questo solo ora? La sua fonte, dice, è Rocco Ascone, figlio di Salvatore, a cui Emanuele regalò «una moto cross 250, nonostante la madre non fosse d’accordo, provento di un credito di droga, ma non ricordo da chi mi venne consegnata».
E ancora: «Rocco Ascone, ricevendo in regalo da me una motocross, e considerando che il padre sfrutta lui ed il fratello senza dargli nulla, si legò ancora di più a me ed io mi guadagnai la sua fiducia. Era come se fossi un idolo per questi due ragazzini. Quindi Rocco mi disse che in venti minuti i maiali si erano mangiati il corpo della donna e che avevano triturato i resti delle ossa con una fresa o con un trattore».
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